IL FUOCO - Gabriele D'Annunzio
- 08 marzo 2020 Cultura
Ogni mattina alle ore 08:00 proponiamo ai nostri lettori la parte iniziale e finale di un capolavoro della letteratura universale. A cura di Antonella Di Vincenzo
INCIPIT
— Stelio, non vi trema il cuore, per la prima volta?
— chiese la Foscarina con un sorriso tenue, toccando la
mano dell'amico taciturno che le sedeva al fianco. — Vi
veggo un poco pallido e pensieroso. Ecco una bella sera
di trionfo per un grande poeta!
Uno sguardo le adunò negli occhi esperti tutta la
bellezza diffusa per l'ultimo crepuscolo di settembre
divinamente, così che in quell'animato cielo bruno le
ghirlande di luce che creava il remo nell'acqua da presso
cinsero gli angeli ardui che splendevano da lungi su i
campanili di San Marco e di San Giorgio Maggiore.
— Come sempre — ella soggiunse con la sua voce
più dolce — come sempre ogni cosa è favorevole a voi.
In una sera come questa, quale anima potrebbe restar
chiusa ai sogni che vi piacerà di suscitare con le parole?
Non sentite già che la folla è disposta a ricevere la
vostra rivelazione?
Ella così blandiva l'amico delicatamente, lo
avvolgeva in una continua lusinga, lo esaltava in una
continua lode.
FINIS
Nobilissimi erano quei lauri latini, recisi nella selva
del colle dove in tempi remoti scendevano le aquile a
portare i presagi, dove in tempi recenti e pur favolosi
tanto fiume di sangue versarono per la bellezza d'Italia i
legionarii del Liberatore. Avevano i rami diritti robusti
bruni, le foglie dure, fortemente innervate, con i margini
aspri, verdi come il bronzo delle fontane, ricche d'un aroma trionfale.
E viaggiarono verso la collina bàvara ancóra sopita
nel gelo; mentre i tronchi insigni mettevano già i nuovi
germogli nella luce di Roma, al romorìo delle sorgenti
nascoste.