IL GIOCOLIERE DELLA LETTERATURA 24

- Ve la sentite di raccontarci cosa vi è successo? - chiese il commissario Georgel. - Vi hanno trovato sulla

piazza di Saint-Chef, la proprietaria dello spaccio ha telefonato al pronto soccorso e quindi l'ospedale ha

telefonato a noi. Ci è poi stato segnalato che al cimitero una tomba era stata scoperchiata: si tratta della

vostra.

Lui sorrise. - Sono stato io - rivelò.

I due poliziotti, nonostante tutto ciò che avevano visto e sentito durante la loro non breve carriera, non poterono evitare di mostrare una certa sorpresa. Questa poi…

- Adesso vi spiego - disse lo scrittore. E così, poco alla volta, prese a narrare dall’inizio. L'incontro con la giovane ragazza, il suo rivederla il giorno seguente e il condurla, alla sera, a cena in un ristorantino del centro storico di Lione. Quindi, di ritorno a Saint-Chef dove gli aveva raccontato di svolgere il mestiere di infermiera alla Casa di riposo locale, lei che gli chiede di poter guidare la sua auto per pochi chilometri, lui che acconsente ed ecco che - di lì a non molto - la ragazza svolta a sinistra in prossimità di un vivaio di piante, e da dietro un capannone spunta un ragazzo che pistola in mano lo costringe a compilare due assegni intestati a lui e alla ragazza per la somma di cinquantamila franchi ciascuno. Poi, dopo averglieli consegnati, ecco il cloroformio fargli perdere i sensi e: quando li riacquista, scopre di essere prigioniero in una casa. Dopo alcuni giorni, viene nuovamente cloroformizzato e si risveglia quindi nella sua tomba.

L'uomo si soffermò sul come aveva fatto a evadere dalla tomba, e i due poliziotti non poterono mascherare la loro ammirazione.

- Complimenti, Monsieur: siete davvero degno della fama che arride al vostro commissario!

- Concordo pienamente - disse l'ispettore a sua volta. - Monsieur: è troppo se vi chiedo di farmi una

dedica su questo vostro libro?

Frédéric sorrise. - No, certo. - Prese il libro e la penna che il poliziotto gli porgeva. Si trattava della ristampa recente di un suo romanzo risalente agli anni Sessanta.

- Mi chiamo Jean - rivelò Mignon.

Darc prese la penna e cominciò a scrivere.

“A Jean, avec la sympathie …” . Dovette a questo punto interrompersi, affaticato. Tutti apparvero preoccupati, ma lui li tranquillizzò.

- Non è niente - disse. Così dicendo riprese il libro e concluse, firmando seppure con fatica, con il nome del suo personaggio nonché pseudonimo. Quindi restituì libro e penna al poliziotto, che lo ringraziò con calore e dispiacere al tempo stesso.

- Mi dispiace, Monsieur Darc. Non avrei dovuto…

- Perché? Visto che ci tenevate…

Poi i due poliziotti si accomiatarono e lasciarono la stanza.

- Ti sei stancato molto, vero Fred? – gli chiese la moglie.

- Forse. Ma adesso recupererò con un sonnellino.

Detto questo si addormentò.

- Georgel e Mignon si suddivisero i compiti. Il primo si recò a Saint-Chef, alla Casa di riposo fatta restaurare anni prima dallo scrittore. Voleva saperne di più sul conto di Marie. Mignon invece restò a Lyon, perché intendeva appurare quale fine avesse fatta la Maserati dell’autore. Georgel ne aveva letti molti, e alcuni anche riletti. Deplorava soltanto la tendenza che già da molti anni aveva preso lo scrittore di esagerare con le scene di sesso. Meglio sarebbe stato se le avesse descritte come soleva fare anni prima, mantenendosi a un livello tutto sommato pulito e infiorettandole con una girandola di battute divertenti. Ma lui aveva preferito così.

La campagna verdeggiante sul lato sinistro della strada era incantevole da vedere, e i suoi profumi invadevano l'abitacolo piacevolmente. Giunto al vivaio di fiori sterzò sulla sinistra. Guidando un’auto civetta, si sentiva in diritto di civettare con la graziosa ragazza che gli si piazzò praticamente di fronte.

Scese, sorridendole.

- Bonjour, mademoiselle – salutò galante. – Posso parlarvi per qualche minuto? Commissario Georgel,

polizia criminale.

Così dicendo le mostrò il documento di identificazione.


Antonio Mecca


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