IL GIOCOLIERE DELLA LETTERATURA 25

La ragazza parve stupita, e lui accentuò così il proprio sorriso. Forse, chissà: avrebbe potuto combinarci qualcosa, sebbene lei fosse giovane e bella e lui vecchio e brutto, lungo e segaligno, poliziotto fino al midollo. Separato dalla propria moglie ormai da vent’anni, senza figli, senza più genitori, viveva la sua vita di scapolo senza infamia e senza lode. Ogni tanto un’avventura, ogni tanto un piccolo viaggio di pochi giorni di vacanza.

- Cosa è successo, signor commissario? - chiese la donna con voce ed espressione preoccupata. – I fiori che

coltiviamo non sono a norma di legge?

“Sei tu un fiore che mi coltiverei volentieri”, pensò Georgel.

- Alcune sere fa - le spiegò, - un’auto italiana di grossa cilindrata si è fermata qui. Al volante si trovava una

ragazza, al suo fianco un uomo anziano, il proprietario della macchina, una Maserati. Da dietro il capannone

è apparso un giovane armato di pistola, che ha costretto l'uomo a compilare due assegni. Dopodiché Frédéric Darc, perché di lui si tratta, è stato anestetizzato e portato in una casa sconosciuta. Due sere fa, è stato nuovamente cloroformizzato e rinchiuso nella tomba del cimitero di Saint-Chef. Per sua fortuna dopo essersi risvegliato gli è riuscito di uscirne, e raggiungere la piazza del paese, dove è stato colpito da un infarto. Ricoverato all'ospedale di Lione è stato sottoposto a un intervento al cuore, e ora sta meglio.

- Dio mio… - mormorò la ragazza.

Lei ha mai visto i due giovani da me descritti poco fa? – le chiese il poliziotto.

- Francamente non me ne ricordo.

- I nomi sarebbero Joseph e Marie. Se dovesse ricordarsene, mi chiami - e così dicendo le porse un biglietto con il proprio nome e numero di cellulare. - E mi chiami anche se non se ne ricorda – aggiunse con un sorriso.

La ragazza sorrise a sua volta, prese il biglietto e lo lesse. Lui le voltò le spalle e si diresse alla propria auto.     

Georgel giunse alla Casa di riposo di Saint-Chef dieci minuti dopo. La giornata era così bella da invitare a una felicità tout-court, a essere felici senza porsi troppi problemi. Chi lo sa se anche per gli ospiti: alcuni ricoverati per propria volontà, altri forzatamente, l’assioma bel tempo-felicità era ugualmente valido o invalidato dall’età. Il commissario non era poi così lontano dalla loro età, per cui si augurò di finire steso a colpi di arma da fuoco prima di finire disteso in un letto come loro. Desiderare di andar via e non poterlo fare, possedere ancora stimoli sessuali e non poterli soddisfare, avere voglia di starsene per proprio conto ma esserne impossibilitato…

Scese dall'auto e si diresse all’ingresso dell’edificio. Nell'atrio una impiegata di mezza età passava il tempo a sfogliare una rivista di gossip. Quando l'uomo fece il suo ingresso la donna sollevò lo sguardo dalle pagine a colori alla grigia e scialba figura che le si era posata davanti.

- Buongiorno – la salutò l'uomo. – Sono della polizia – e così dicendo le mostrò il documento – Sto indagando su un caso che vedrebbe coinvolta una delle infermiere.

La donna sembrò allungare le orecchie, visibilmente interessata.

- Si tratta di una ragazza – continuò Georgel, - presumibilmente bella, assunta qui due anni fa. – La fissò con attenzione e speranza. – Ha idea di chi sto parlando?

La donna rifletté. Sembrava quasi di avvertire il cigolio delle rotelle del suo pensatoio in piena azione.

- Infermiere giovani, e qualcuna anche carina ce ne sono sette-otto. Ma non mi pare che fra loro ve ne sia

  una assunta da due anni.

- Ieri sera intorno alle sette – riprese il commissario, - qualcuno è uscito perché il suo turno era terminato?

- Sì, certo.

- Dovrebbe allora essere così gentile da farli scendere qui affinché possa parlare loro. Dite che c’è qui la polizia.

La donna prese un registro con sopra riportati nomi e relativi orari di lavoro. Quindi cominciò a telefonare a tutti e sei. Questi scesero di lì a poco dopo. Il commissario Georgel li squadrò con attenzione, concentrandosi ovviamente sulle ragazze. Per lui una ragazzina non doveva superare i venticinque anni, perché dopo quell'età si è donne.

- Buongiorno – li salutò il poliziotto. – Sono della polizia criminale di Lione. Ieri sera siete tutti usciti dal

lavoro alle sette, vero?  

Tutti lo confermarono.

- Qualcuno di voi ha avuto modo di notare, appena fuori da qui, una giovane ragazza in attesa di una Maserati e vi è salita a bordo?

- Sì. Una ragazza bionda, bella, molto giovane.

- Molto giovane quanto?

- Non è che le abbia dato un'occhiata scrutatrice, ma mi è sembrato potesse essere sui vent’anni.

Il poliziotto annuì. – Qualcun altro ha visto… altro?.

Un giovane annuì.

- Sì. Anch'io ho notato quella ragazza. Mentre le passavo accanto le ho anche sorriso e lei ha risposto con un semplice cenno. Poi ho proseguito per tornarmene a casa.

Georgel restò lì a pensare ancora per un po’. Quindi ringraziò tutti e li congedò. Quelli se ne tornarono alle loro mansioni. Lui si rivolse nuovamente alla donna alla reception.

- Grazie per la sua collaborazione, madame.


Antonio Mecca

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