IL MILIONE - Marco Polo
- 09 febbraio 2020 Cultura

La letteratura universale,
a cura di Antonella Di Vincenzo
INCIPIT
Signori imperadori, re e duci e tutte altre genti
che volete sapere le diverse generazioni delle genti e le
diversità delle regioni del mondo, leggete questo libro
dove le troverrete tutte le grandissime maraviglie e gran
diversitadi delle genti d'Erminia, di Persia e di Tarteria,
d'India e di molte altre province. E questo vi conterà il
libro ordinatamente siccome messere Marco Polo, savio
e nobile cittadino di Vinegia, le conta in questo libro e
egli medesimo le vide. Ma ancora v'à di quelle cose le
quali elli non vide, ma udille da persone degne di fede, e
però le cose vedute dirà di veduta e l'altre per udita, acciò che 'l nostro libro sia veritieri e sanza niuna menzogna.
FINIS
Della nostra partita, come noi ci partimmo dal
Grande Kane, avete inteso nel cominciamento del libro,
in uno capitolo ove parla della briga e fatica ch'ebbe
messer Matteo e messer Niccolò e messer Marco in domandare commiato dal Gran Kane; e in quello capitolo
conta l'aventura ch'avemmo nella nostra partita. E sappiate, se quella aventura non fosse istata, a gran fatica e
con molta pena saremmo mai partiti, sicché a pena saremmo mai tornati in nostro paese.
Ma credo che fosse piacere di Dio nostra tornata,
acciò che si potessoro sapere le cose che sono per lo
mondo, ché, secondo ch'avemo contato in capo del libro
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amici, però ch'era loro usanza d'ardere i morti. E fatto
ch'ebbono questo, sí si partirono e ritornarono in loro
terre.
Avete inteso tutti i fatti dei Tarteri e dei saracini,
quanto se ne può dire, e di loro costumi, e degli altri
paesi che sono per lo mondo, quanto se ne puote cercare
e sapere, salvo che del Mar Maggiore non vi abiamo
parlato né detto nulla, né delle province che gli sono
d'intorno, avegna che noi il cercamo ben tutto. Perciò il
lascio a dire, ché mi pare che sia fatica a dire quello che
non sia bisogno né utile, né quello ch'altri fa tutto dí,
ché tanti sono coloro che 'l cercano e 'l navicano ogni dí
che bene si sa, siccome sono Viniziani e Genovesi e Pisani e molta altra gente che fanno quel viaggio ispesso,
che catuno sa ciò che v'è; e perciò mi taccio e non ve ne
parlo nulla di ciò.
Della nostra partita, come noi ci partimmo dal
Grande Kane, avete inteso nel cominciamento del libro,
in uno capitolo ove parla della briga e fatica ch'ebbe
messer Matteo e messer Niccolò e messer Marco in domandare commiato dal Gran Kane; e in quello capitolo
conta l'aventura ch'avemmo nella nostra partita. E sappiate, se quella aventura non fosse istata, a gran fatica e
con molta pena saremmo mai partiti, sicché a pena saremmo mai tornati in nostro paese.
Ma credo che fosse piacere di Dio nostra tornata,
acciò che si potessoro sapere le cose che sono per lo
mondo, ché, secondo ch'avemo contato in capo del libro
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nel titolo primaio, e' non fu mai uomo, né cristiano né
saracino né tartero né pagano, che mai cercasse tanto nel
mondo quanto fece messer Marco, figliuolo di messer
Niccolò Polo, nobile e grande cittadino della città di Vinegia.