Il nuovo libro di Alberto Pellegatta nella rinnovata collana de «Lo Specchio» Mondadori
- 07 ottobre 2017 Cultura
Con gli ultimi titoli del 2017 si è esaurita la coda della precedente gestione editoriale e la più importante collana di poesia italiana, «Lo Specchio» Mondadori, si rinnova graficamente.
Sotto la direzione di Maurizio Cucchi, pubblica il poeta milanese under 40 Alberto Pellegatta - un autore eclettico, conoscitore dell’arte, laureato in Filosofia con Carlo Sini, che per la nostra casa editrice dirige la collana «Poesia di ricerca».
Ipotesi di felicità è un libro dantesco, un viaggio che va dalla veglia al sonno, dalla realtà complessa, così come la cogliamo con i nostri mezzi intellettuali, alla capacità di sognare, che contraddistingue la specie. Anche l’esperienza del dolore e della morte è affrontata senza cedimenti retorici e con humour, mentre l’imparzialità del dettato rende palpabili anche i simboli. Il libro si fa prosa senza esserlo e resta lirico anche nelle volute più narrative. Accelerato e onirico, ma anche tormentato e solenne, Alberto Pellegatta lascia affiorare i dislivelli dell’esistenza, recuperando un senso di comunità letteraria e rimontando con gratitudine al Dugento, a Petrarca, ai rigori allucinati di Tasso, a Montale, Ungaretti, Penna, Caproni, Erba, o ai maestri più recenti, come Maurizio Cucchi, Antonio Porta, Dario Bellezza e Milo De Angelis, passando per giganti come Baudelaire, Rimbaud, Eliot, Rilke, O’Hara, Ashbery e Gamoneda - presto edito per i nostri tipi proprio nella traduzione di Alberto Pellegatta.
Scrive Maurizio Cucchi nella quarta di copertina: «La concretezza di una visione disincantata viene espressa nell’eleganza raffinata di una scrittura insieme sciolta, comunicativa, vivace e capace di passare dal verso alla materica densità di brevi componimenti in prosa. Notevole è poi il senso esplicito per l’insieme architettonico del libro, concepito come vero e proprio organismo, in linea con i maggiori esiti della poesia contemporanea. Nel fitto gioco di rimandi interni che questa Ipotesi di felicità offre nella sua tessitura, sono sicuramente importanti i passaggi in prosa, come nell’esemplare capitolo del suo bestiario, in una sottilmente ironica capacità che esibisce: quella di assimilare la natura di queste figurine animali a quella degli umani nei loro toni e comportamenti. Possiamo ben dire che la poesia di Alberto Pellegatta, nel suo elevato livello intellettuale e di scrittura, non è già più quella di una promessa, ma una piena, felice acquisizione nel panorama letterario del nostro tempo».
edb