Istruzione & Formazione

Plusdotazione e talento: anche in Italia ce n’è bisogno

Dal 5 al 7 marzo si è tenuta ad Haifa (Israele) la Terza Conferenza Tematica on line della European Council of High Ability su Teaching High Ability Students, ovvero sugli studenti “Gifted”, particolarmente dotati, termine  che in Italia viene tradotto spesso con “plusdotazione”.

Perchè questo tema dovrebbe interessare ad  un paese come l’Italia, al di là delle sue aule scolastiche e della  tendenza oggi dilagante a proclamare la teoria della “eccellenza italiana” a prescindere?.

Il tema della plusdotazione intellettiva è stato varato all’inizio del secolo scorso nel Nord Europa, anche e non solo nell’area anglosassone e si è sviluppato nei decenni successivi nella stessa area, raggiungendo Australia e Nuova Zelanda. Con maggiore virulenza si è acclimatato nell’East Asia, mentre in Europa vivacchia a fatica. Qui infatti,e tanto più nel nostro paese che tendenzialmente lo rimuove, entra in conflitto con il moloch della inclusione. Ed infatti, per rientrare in qualche modo nelle politiche europee sulla educazione, ha dovuto essere piazzato fra gli Special Needs (Bisogni Speciali) ovvero i nostri BES (Bisogni Educativi Speciali) che si occupano della- se è concesso esprimersi in questi termini –“sub dotazione”. L’escamotage è stato che cosi come tutti, anche i meno per varie ragioni dotati, necessitano di cure speciali:  cosi è giusto, in nome dei diritti all’inclusione, che anche i Gifted o  Talented  o Plusdotati o, come li si voglia chiamare, godano di cure particolari da parte del mondo della istruzione. Naturalmente si pensa che loro e le loro famiglie sappiano provvedere a se stessi (ed anche troppo da qualche parte si tende a pensare).Perciò è opinione diffusa fra gli insegnanti non solo italiani -che sono poi quelli che contano sul campo- è che non abbiano particolarmente bisogno di Special Needs.

Non la pensano così i paesi che non appartengono all’Occidente opulento. Ad Haifa non sono mancati paesi che uno non si aspetterebbe: molta Turchia, Indonesiani e perfino il Kazakistan che han sfoderato politiche istituzionali agguerrite in proposito. In Kazakistan ad esempio è stato varato un progetto (Qualibet) per ragazzi di 5-6 anni e di 7-17 anni che prevede la creazione di un sistema nazionale di diagnosi della plusdotazione e di sviluppo conseguente in particolare puntando sulla preparazione degli insegnanti e sulla career guidance (orientamento); molto sottolineato il coinvolgimento degli orfanotrofi, a quanto pare   tutt’altro che marginali nel sistema educativo. In Turchia e stato creato un Direttorato Generale per l’Educazione Speciale che gestisce fra l’altro due scuole residenziali ed è in via di sviluppo uno screening nel periodo fra la seconda e la quarta elementare in cui il ruolo di prima scelta per le analisi successive nell’area Generale, Artistica e Musicale viene svolto dagli insegnanti. Paesi alla ricerca dello sviluppo, dotati di materie prime e desiderosi di impegnarne le entrate non solo nell’arricchimento di oligarchi, ma anche nel miglioramento della istruzione e perciò in sviluppo: il Kazakistan non è il solo.

Per il resto grande maggioranza di statunitensi/canadesi e israeliani, scarsa presenza europea con l’eccezione di Islanda, Svezia, Ungheria che peraltro è da sempre uno dei centri più vivaci di attività in proposito. Il mondo accademico anglosassone forse è ancora sotto l’effetto filoarabo ed antisemita del periodo Korbyn e forse molti altri gli van dietro. Pochi anche gli interventi italiani e per questo tanto più meritevoli.      

I non pedagogisti cosa potrebbero trarre da un tale appuntamento?

Il tema della plusdotazione nasce – si è detto-all’inizio del 900 dal seno della élite intellettuale europea con le sue ricerche sul genio e sull’intelligenza ed approda negli anni ‘20 ad una definizione molto logico-cognitiva che trova la sua espressione nelle prove di Quoziente Intellettivo, tuttora parte importante delle modalità di individuazione dei Gifted. Dal punto di vista dei framework teorici si amplia successivamente  a prendere in considerazione forme di intelligenza creativa, artistica,relazionale (le 7-8-9 intelligenze di Gardner) con grande attenzione alle modalità ed ai contesti di sviluppo del talento originario (da Gift-dono a Talento). Nella seconda metà del secolo si radica in parte nelle scuole USA, australiane,ma soprattutto nell’East Asia dove viene utilizzato con grande libertà. Mentre infatti in Occidente il tema viene visto essenzialmente come diritto individuale(dei livelli bassi ma anche alti) allo sviluppo di tutte le proprie potenzialità, in Sud Corea, Singapore, Cina etc lo si vede come una grande risorsa per lo sviluppo della società.Per cui in questi ultimi paesi si usa senza remore l’Accelerazione (salto delle classi) ed  il Raggruppamento in classi o scuole particolarmente dedicate. Al contrario nei paesi occidentali, ed in particolare in Europa, con molta fatica si fa avanti l’idea che questi ragazzi non debbano arrangiarsi per conto loro, ma che magari si possano loro offrire attività fuori della scuola o pomeridiane o estive o, al massimo, forme di raggruppamento limitate temporalmente o in classe o fuori della classe ove approfondire o ampliare le materie di studio .Nel Convegno sono stati intervistati 5 ragazzi/e  i cui occhi sprizzavano intelligenza che hanno manifestato il loro entusiasmo di trovarsi infine fra simili. Non poche/i infatti soffrono fortemente di problemi di disadattamento e sono vittime di bullismo. Ma questo è un altro discorso…

In Italia sono fiorite  nel frattempo una decina di realtà che partendo generalmente da cattedre universitarie, elaborano pubblicazioni, creano Agenzie al servizio prima di tutto alle famiglie ed in via secondaria di scuole sensibili che individuano il problema ma   (?) non hanno gli strumenti per prendersene carico. Come altri Ministeri europei, quello italiano, tutto preso dalla inclusione in basso, ha infine espresso un sia pur debole interesse in proposito a partire  dal 2010, interesse che il Covid ha soffocato e che si spera possa oggi riprendere.Una buona ragione da cui spesso si parte è anche la pressione delle famiglie perché questo tipo di ragazzi soprattutto alle elementari può manifestare un forte disagio nelle relazioni scolastiche che rischia o riesce a renderli dei drop out. Ed in quanto tale a generare interesse. Un esempio interessante del potere, in questo caso nefasto, delle ideologie.

 L’Europa avrebbe bisogno fra le altre cose di un colpo di reni per sopravvivere come potenza da rispettarsi nell’agone internazionale felicemente (si può dire?) apertosi, ma si adagia sulla ricchezza accumulata nei 3-4 secoli precedenti e di conseguenza si pone in via quasi esclusiva in termini di istruzione il tema della ridistribuzione. Donde l’attenzione al basso ed il disinteresse verso l’alto, che nel frattempo accuratamente Corea ed altri coltivano. Non è un caso che i paesi dell’Europa Centrale sono i più impegnati sul tema dei Gifted: Polonia, Austria, Ungheria ed anche, con tutti i loro limiti di mezzi, Slovenia, Croazia, Romania. Al di là della evidente bisogno di sviluppo, vi sono in questo anche tracce dell’impero austroungarico o dell’interesse che i regimi comunisti hanno dimostrato verso la formazione politecnica del popolo?                                                                                                                                                                                        A cura di Tiziana Pedrizzi

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