JANE EYRE - Charlotte Bronte
- 28 marzo 2020 Cultura
La letteratura universale a cura di Antonella Di Vincenzo
INCIPIT
In quel giorno era impossibile passeggiare. La matti-na avevamo errato per un'ora nel boschetto spogliato difoglie, ma dopo pranzo (quando non vi erano invitati, lasignora Reed desinava presto), il vento gelato d'invernoaveva portato seco nubi così scure e una pioggia cosìpenetrante, che non si poteva pensare a nessuna escur-sione.Ne ero contenta. Non mi sono mai piaciute le lunghepasseggiate, sopra tutto col freddo, ed era cosa penosaper me di tornar di notte con le mani e i piedi gelati, colcuore amareggiato dalle sgridate di Bessie, la bambina-ia, e con lo spirito abbattuto dalla coscienza della miainferiorità fisica di fronte a Eliza, a John e a Georgiana Reed.
FINIS
E perché piangerei? L'ultima ora di Saint-John nonsarà turbata dal timore della morte; nessuna nube offu-scherà il suo spirito, il suo cuore sarà intrepido, la suasperanza sicura, la sua fede salda.Le sue profezie lo attestano: egli mi scrive: "Il mioMaestro mi ha avvertito; ogni giorno mi annunzia piùchiaramente la mia liberazione. Avanzo rapidamente, eogni ora che scorre rispondo con maggior ardore: —Amen, venite, Signore Gesù!