L'ESPANSIONE MONDIALE DEL METODO MONTESSORI
- 14 aprile 2019 Cultura
In edicola la nuova serie Grandi Donne
La Casa Editrice RBA sta mandando in edicola a cadenza settimanale la serie Grandi Donne, biografie di donne che non hanno scadenza perché ognuna ha saputo prevalere nel proprio campo. La serie è stata inaugurata da Maria Montessori, forse l'italiana più conosciuta nel mondo, ideatrice di un metodo personale nell'educazione dei bambini. Maria nacque a Chiaravalle, provincia di Ancona, il 31 agosto 1870, tre settimane prima dell'ingresso delle truppe piemontesi in Roma attraverso la breccia di Porta Pia. Se i bersaglieri avanzavano con passo di gazzella, la Società civile avanzava con passo di tartaruga, lento perché coperta dal peso di un guscio che le impediva di vedere ciò che aveva attorno. La Montessori fu una donna di grande intelligenza e sensibilità, che dopo la laurea in medicina si specializzò in psichiatria infantile. Si ispirò come persona a quella dello zio materno Antonio Stoppani, singolare figura di abate e di scienziato che univa all'amore per la religione quello per la scienza, riuscendo a farle convivere entrambe senza problemi di rigetto. La famiglia di Maria si trasferì dapprima a Firenze, e poi a Roma. La Montessori - che il padre avrebbe visto volentieri intraprendere la professione di insegnante - si iscrisse invece alla Regia Scuola Tecnica Michelangelo Buonarroti di Roma, distinguendosi fra le prime dieci allieve. Insomma: se Michelangelo si distinse nelle opere de La Pietà e de Il giudizio universale eseguite la prima col marmo e la seconda con la pittura, Maria si distinse invece per la marmorea volontà di ottenere ciò che si prefiggeva a dispetto del giudizio: o meglio, del pregiudizio universale che la Società italiana e no n solo italiana deteneva, mantenendo al rango di detenute pressoché tutte le donne. Finì così per aderire all'emancipazione del proprio sesso, partecipando spesso a congressi a favore delle donne, come quello di Berlino del 1896 e quello di Londra del 1899, pur non disdegnando affatto la presenza maschile. Ebbe anche un figlio, Mario, avuto nel 1898 dall'unione con il collega Giuseppe Montesano, conosciuto l'anno prima alla Clinica Psichiatrica dell'Università di Roma. Purtroppo la madre fu costretta, dopo avere partorito in gran segreto, ad affidare il figlio in adozione presso una famiglia del Lazio, provvedendo comunque al suo mantenimento. Quando lo andrà a trovare si farà passare per una sua zia, e questo perché il marito oramai diventato ex marito non voleva più stare con una donna così indipendente quali la sua intelligenza e il suo ardore intellettuale la contraddistinguevano. Nel 1907 Maria Montessori aveva aperto nel quartiere romano di San Lorenzo la sua prima Casa dei Bambini. Nel 1909 scrive "Il metodo della pedagogia scientifica", primo di una serie più che nutrita di libri dapprima riguardanti alcune malattie del corpo umano e poi l'educazione dei bambini e dei genitori riguardo la crescita dei loro figli. Allo scoppio della prima guerra mondiale Maria riprende i rapporti con il figlio, che diverrà suo braccio destro e con lui si recherà negli Stati Uniti per promuovere la pedagogia Montessoriana tenendo una conferenza alla Carnegie Hall di New York. Nel 1926 organizzerà il primo corso di formazione nazionale che prepara gli insegnanti a utilizzare il suo metodo. Nel 1934 si vedrà però costretta ad abbandonare l'Italia per le sue idee giudicate troppo rivoluzionarie. Di conseguenza sia in Italia sia in Germania verranno chiuse tutte le scuole improntate al suo metodo. Al momento dello scoppio della guerra, trovandosi con il figlio in India, verrà con lui internata per sei anni perché appartenenti a un Paese nemico. Tornerà in Italia nel 1946, per poi trasferirsi in Olanda e qui morire: il 6 maggio 1952. Per Maria Montessori il "bambino è un essere completo, capace di sviluppare energia creativa e possessore di disposizioni morali". Asseriva anche: "Questo è il nostro dovere nei confronti del bambino: gettare un raggio di luce e proseguire il nostro cammino".
Antonio Mecca