Se l’Unione Europea, a più di 27 anni dal 7 febbraio
1992, data della firma del Trattato di Maastricht, ha garantito
pace, benessere, welfare, diritti, perché oggi, alla vigilia
delle elezioni dell’Europarlamento, vede una parte
consistente del mezzo miliardo di cittadini amministrati
denunciare un profondo malessere del quale le più evidenti
espressioni sono Brexit e l’affermazione di “populismi” e
“sovranismi”?
Solo per colpa di una cattiva
informazione?
La domanda ha condizionato il dibattito
“Quale Europa? Quali Trattati? Verso le elezioni
europee” organizzato da Milano Vapore e Mi’Impegno-Insieme
responsabili. Se è vero, come convenuto da tutti i relatori,
che l’Unione Europea è come una cattedrale incompiuta cui
manca il tetto, è altrettanto vero che non è chiaro chi e
come lo deve costruire: la Commissione? Il Consiglio? Il
Parlamento?
Dopo l’introduzione di Giampaolo Giorgio
Berni Ferretti, presidente di Milano Vapore e del moderatore
Carmelo Ferraro, portavoce del Comitato Mi’Impegno e
presidente del Comitato scientifico di Milano Vapore, gli
interventi: Antonio Padoa Schioppa, professore emerito di
Storia del diritto italiano ed esperto degli aspetti
costituzionali dell’Unione Europea nonché autore del libro
“Perché l’Europa. Dialogo con un giovane elettore”;
Bruno Nascimbene, professore ordinario di diritto
dell’Unione Europea; Achille Colombo Clerici, presidente di
Assoedilizia e dell’Istituto Europa Asia.
Ed è proprio
tra Padoa Schioppa e Colombo Clerici che si è registrato un
vivace dibattito. Il primo, sottolineando i benefici apportati
all’Italia dall’Unione della quale peraltro è stata membro
fondatore, ha ricordato come le prossime elezioni per
l’Europarlamento saranno decisive per il futuro del
Continente. Le elezioni precedenti infatti sono servite
soprattutto a “testare” la forza dei partiti dei singoli
Paesi; spiegando come molte critiche all’Europa siano frutto
di informazioni sbagliate, ad esempio sull’entità del suo
apparato burocratico. Per quanto riguarda l’inadeguata
reazione alla recessione importata dagli Usa (dalla quale, per
inciso, l’Italia è l’unico Paese a non esserne ancora
uscito), è stata dovuta all’assenza di strumenti adatti ad
affrontarla. In sintesi, non c’erano soldi e ha dovuto
provvedere, sia pure in ritardo, la Bce di Draghi.
Ed
è traendo spunto da questa “insipienza”, ma non solo, che
Colombo Clerici, abbinando l' approfondimento giuridico al
ruolo di rappresentanza sociale, ha smorzato certi entusiasmi
europeistici senza se e senza ma, rassegnando una serie di casi
in cui il sistema-Europa non funziona: casi peraltro sui quali
consentivano anche i correlatori. "L'Europa non e' un
insieme di regole, ma un insieme di popoli - ha esordito - e
il non essere euroscettici, cioè prevenuti aprioristicamente
nel confronti dell'Istituzione Europea, non significa non poter
essere eurocritici: portatori di critiche costruttive -
ha detto. - Siamo tutti convinti dell'utilità di rimanere in
UE, ma, al tempo stesso, consapevoli del fatto che occorra un
Governo forte dell'Unione in grado di attuare "politiche"
di interesse dell'Unione tutta per evitare che queste politiche
restino affidate a meccanismi di consenso dei vari Stati,
portatori di interessi particolari.
Il
processo di perfezionamento della struttura Europea non
può esser lasciato alla deriva di un automatismo
normativo che ha dato segni di non rispondere alle
esigenze di una equilibrata partecipazione alla
Istituzione - e nel contempo assunzione di responsabilità
- dei singoli stati membri.
Occorre, peraltro che il
nostro Paese, attraverso la voce dei propri politici, dia
all'Europa un preciso segnale di richiesta di cambiamento
in tal senso”.
Nascimbene ha spiegato come i
Trattati che governano l’Unione siano difficilmente
modificabili - occorre l’unanimità di tutti i Paesi
membri - e che non si può parlare di uscire dall’euro e
al contempo restare nell’Unione. E anche il caso Brexit,
pur non aderendo la Gran Bretagna all’euro, rivela come
sia complicato tornare indietro dopo che è stata fatta
una certa scelta. L’Europa va cambiata dall’interno. E
le prossime elezioni possono costituire la chiave del
cambiamento.
Samuele Gugliada
Nella foto: Da destra Giampaolo Berni
Ferretti, Antonio Padoa Schioppa, Carmelo Ferraro, Bruno
Nascimbene, Achille Colombo Clerici