L'incancellabile ricordo del suo sorriso

Era per tutti semplicemente Raffaella, perché semplice era lei, ragazza romagnola nella cui cittadina di Bellaria aveva trascorso l'infanzia e l'adolescenza insieme alla mamma e alla nonna, abbandonata dal padre quando ancora era piccola. La notizia della sua morte mi ha colto durante il mio ultimo giorno di permanenza a Roma. La città che più amo e la soubrette che più amavo ospite della capitale da decenni, che scompare pressoché all'improvviso perché solo pochi intimi erano a conoscenza della sua malattia. Ripenso allora alla cosa strana che mi è accaduta proprio in quell'ultimo giorno di vacanza romana, quando a distanza di poche ore prima della morte di Raffaella ero entrato in un negozio di dischi sulla via Merulana e avevo chiesto se della Carrà avessero il disco in vinile contenente alcune delle canzoni da lei cantate nel varietà televisivo del 1974 "Milleluci", diretto da Antonello Falqui e da lei condotto insieme a Mina, che anche in queste circostanze non si è certo distinta e non ha acceso neppure una delle mille luci che insieme hanno interpretato, neppure una semplice frase, una parola che ne celebrasse il ricordo. Il disco non lo avevo trovato, mentre di lì a poche ore ecco che al Tg1 viene annunciata la morte della regina del varietà televisivo. Presto si approntano talk show dove vengono intervistate persone dell'ambiente che l'hanno conosciuta, che le hanno lavorato insieme, come il ballerino e coreografo Enzo Paolo Turchi, il cantante e compositore Cristiano Malgioglio, il conduttore Claudio Lippi. Tutti e tre visibilmente commossi perché autenticamente affranti da quella notizia sconvolgente, inaspettata, di quella che era stata la ragazza prima e la signora poi del varietà televisivo, in bianco e nero prima e a colori poi. Raffaella era entrata nel cuore della gente non solo perché eccelleva in tutto: ballo, canto, recitazione, conduzione, ma anche perché era rimasta semplice, rispettosa del suo pubblico, priva com'era di snobismo e di arroganza. E questo la gente lo percepiva, e ne apprezzava il carattere solare, schietto, pieno di buonsenso. Quando affiancò il veterano Corrado nel 1970 alla conduzione di Canzonissima, programma clou del sabato sera, lei splendida ragazza ventisettenne bella e brava nei balletti e nelle canzoni, capitò anche a me come di sicuro a molti altri di innamorarmene e di attendere con trepidazione il sabato per poterla rivedere e ascoltare. E all'ultima puntata ero triste, mi sentivo più solo perché di lì a poco sarei stato privato della sua luminosa presenza. Quando però venni a sapere che la Rai l'avrebbe riconfermata sempre insieme a Corrado per la successiva Canzonissima '71, allora mi rincuorai. 
Ho avuto modo di vederla di persona una sola volta, nell'aprile 1988, quando mi ero recato a Cologno Monzese in occasione di una delle mie rare uscite come cameraman, inerente proprio il suo programma "Raffaella Carrà Show", dove a Rapallo ci sarebbe stato un collegamento tra lei e un altro Corrado: Tedeschi. Raffaella era impegnata ad eseguire una serie di movimenti in solitaria allo scopo di sciogliere i muscoli, se così si può dire di una donna, e ricordo che il pavimento era cosparso di talco al fine di evitare che lei scivolasse. Io la osservavo incantato, incantevole com'era (all'epoca soltanto quarantaquattrenne) nel suo abito rosso, e  alla fine degli esercizi mi passò accanto mi guardò e mi sorrise. Ho sempre considerato quel sorriso ricevuto superiore a una foto scattata insieme a lei su richiesta o anche a un autografo a lei impostole (cosa questa che lei realizzava con una splendida scrittura e con ben chiari nome e cognome, nel pieno rispetto di chi li richiedeva), sorriso che da allora porto nel mio cuore. La forza di Raffaella consisteva nella sua grande bravura, nella convinzione con la quale interpretava le sue canzoni, anche quelle più sciocchine, i suoi balletti, la sua conduzione dei varietà prima e dei talk poi a lei affidati. Dopo un buon esordio di attrice al cinema e poi in teatro, come nello splendido musical "Ciao Rudy", dove al fianco di Marcello Mastroianni cantava la bellissima canzone di Armando Trovajoli "Gente matta", Raffaella era riapprodata in Tv con un nuovo look e con la sua sempre grandissima professionalità, dapprima in "Io, Agata e tu" e poi nella "Canzonissima '70". Dividendosi fra Italia e Spagna e fra Rai e Fininvest e raccogliendo ovazioni da tutti, facendo tournee e reinventandosi negli ultimi anni anche nelle vesti di conduttrice e autrice intelligente e garbata, rispettosa del pubblico perché rispettosa innanzitutto di se stessa. Parlando con chi ha avuto modo di conoscerla ho raccolto da loro solo elogi per la sua bravura di artista nonché di persona. Del resto bastava guardarla negli occhi: così luminosi e puri per convincersene. I funerali svoltisi a Roma con tanta gente che invocavano il suo nome e cantavano le sue canzoni, probabilmente avrebbero commosso anche lei. Grazie, Raffaella. Tu porti con te non solo la tua vita, ma anche quella dei tanti di noi che ti hanno amata e apprezzata per le tue qualità artistiche e umane. Notevoli entrambe.

Antonio Mecca

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