L'OPERA OMNIA DI EMILIO SALGÀRI
- 16 ottobre 2020 Cultura
La casa editrice milanese RBA è in procinto di pubblicare l'intera opera omnia di Emilio Salgàri (e deriva dal veneto salice). E in Veneto Salgari era nato il 21 agosto 1862, crescendo poi in Valpolicella, una delle patrie italiane del buon vino, e fare ritorno a Verona per intraprendere l'attività giornalistica. La sua prima pubblicazione apparve sui giornali con il racconto "I selvaggi della Papuasia", scritto a vent'anni e pubblicato in quattro puntate sul settimanale milanese "La valigia". Valigia che Salgari non fece mai per viaggiare e vedere di persona i luoghi dei quali avrebbe scritto. Nonostante ciò, fu comunque uno scrittore di etichetta. Dal matrimonio con l'attrice Ida Peruzzi nacquero quattro figli: Fatima, Nadir, Romero, Omar. Anche loro provvisti di nomi esotici. Si trasferì poi in Piemonte quando firmerà un contratto con l'editore Speirani. Sempre per motivi contrattuali si sposterà quindi a Genova, città che per il mare che la lambisce era forse più adatta allo spirito di molti dei suoi ottanta romanzi. E sarà qui che scriverà quello che da molti è considerato il suo capolavoro: "Il corsaro nero", pubblicato nel 1898. Infine eccolo fare ritorno a Torino e al suo primo editore. Nel capoluogo piemontese si recherà spesso alla biblioteca civica centrale per consultare mappe e atlanti geografici dai quali ricavare le necessarie informazioni per poter scrivere i suoi romanzi esotici. In sei anni, tra il 1892 e il 1898, pubblicherà una trentina di opere, di cui cinque in tre anni. Nonostante ciò fu permanentemente oberato dai debiti, che come una buona permanente staranno fissati nella sua testa al pari dei capelli curati dal parrucchiere. La moglie comincia a dare segni di squilibrio e finisce internata in manicomio. I vari soldi spesi per curarla uniti allo stress provocato dal suo intenso lavoro che gli faranno fumare ben 100 sigarette al giorno che ricordano i 100 passi che separavano la casa del giornalista Peppino Impastato da quella del boss Tano Badalamenti e che finiranno per portarlo alla morte, più i molti bicchieri di marsala bevuti finiranno per spingerlo al suicidio. Fra le lettere lasciate ce ne sarà una rivolta ai suoi editori nella quale li accuserà di essersi arricchiti sulla sua pelle e chiederà di pensare a pagare perlomeno i suoi funerali. Dopo essere uscito di casa e avere preso il tram che era solito prendere, si recherà in un bosco dove metterà in atto il suo tremendo proposito mediante rasoio, con ferite profonde al ventre e alla gola. morendo il 25 aprile 1911, mese e giorno in cui 34 anni dopo sarebbe morta la dittatura che aveva soffocato l'Italia per 23 anni. Una famiglia disgraziata, la sua, perché oltre alla moglie e a lui anche tre figli su quattro moriranno tragicamente: Romero e Omar per suicidio, Nadir in conseguenza di un incidente in moto. I romanzi scritti sono di valore diseguale fra loro, ma tutti comunque affascinanti da leggere e persino rileggere. Inoltre la loro lettura fa apprendere anche molte notizie collegate alla terra descritta, che arricchisce chi legge. Dei suoi romanzi, 11 appartengono al ciclo dei pirati, 8 a quello dei corsari e sempre 8 a quello del Far West. Molti film vennero tratti dalle sue opere, a partire dal periodo del cinema muto, ma per chi ha oltrepassato la mezza età i più celebri rimangono quelli imperniati su Sandokan, e apparsi in vari episodi nella TV del 1976 e 1977, protagonista l'attore indiano Kabir Bedi, che con la sua aitante prestanza fisica ben si prestava a incarnare quel ruolo. La regia era di Sergio Sollima, già regista di western all'italiana quali "La resa dei conti" e "Da uomo a uomo", mentre l'accattivante colonna sonora fu composta dai fratelli De Angelis. Mentre Francesco Schiavone si autonominò Sandokan perché se questo era la tigre della Malesia quello era la Iena del Male, come si diceva di lui. In un Paese dove gli scrittori spesso scrivono con il contagocce (a parte De Giovanni e pochi altri), un narratore puro in grado non solo di scrivere con prolificità ma anche e soprattutto con intensità merita ampiamente il successo che ha avuto e che continua ad avere, e che ora la casa editrice RBA pubblica con rilegatura di lusso e i disegni originali realizzati dal pittore Giuseppe Gamba, che li ha realizzati con mano felice.
Antonio Mecca