L'ultimo cliente - 8

Era, quella, una delle zone più “in” di Milano, abbellita da alberi sempre verdi, da un orizzonte non ristretto, e non lontana dalla bella piazza Piemonte con i suoi edifici a esedra nonché dal grande teatro Nazionale specializzato nella rappresentazione di musical. Quando giunse in via Buonarroti, erano quasi le cinque di sera. All’orizzonte, una lunga striscia arancione che sembrava la fresca cicatrice di una ferita non ancora rimarginata, quasi la diretta conseguenza di una frustata inferta da un angelo vendicatore, illuminava della sua luce sanguigna il cielo ancora azzurro di tarda primavera. Il poliziotto varcò la soglia del palazzo di lusso che ospitava per un intero piano: il quarto, la Casa Editrice di albi a fumetti, salì con l’ascensore metallico fino al piano predetto e si ritrovò quindi in un corridoio con varie porte rivestite di legno scuro. Su quella a lui di fronte un disegno raffigurante Tex realizzato dal grande Galep forse negli anni ’70 occupava la parte superiore della porta. Era un bel disegno fatto a carboncino rappresentante il volto intenso del celebre ranger. Scalise ripensò a tutte le storie da lui lette nella sua infanzia e adolescenza che riguardavano il pistolero del Texas creato da Bonelli e Galleppini. Ne aveva amato in primis il disegno, per lo meno quando era realizzato da Galep, che già nel nome evocava il West e il galoppo dei suoi cavalli nelle immense praterie, o la città di Gallup nel New Mexico; quindi il testo – ironico e spassoso – e le storie: avvincenti, e vincenti da parte del bene incarnato da Tex Willer e dai suoi pards. Ed ora era là, nella fucina di idee che oltre all’eroe per antonomasia lavorava anche alle storie di altri personaggi dell'Ovest e non solo.

Suonò il campanello, raffigurante la testa di un bisonte in miniatura. Di lì a poco venne ad aprire un giovane sulla trentina, che forse perché giovane aveva il compito di aprire la porta quando la necessità lo richiedeva. Sorrise all’uomo maturo che si trovò di fronte, in attesa di conoscere il motivo della sua visita.

- Sono un commissario di polizia – lo informò Scalise mostrando il documento che lo attestava.

- Mi trovo qui per un’indagine relativa a un omicidio.

Il giovane non parve granché impressionato, forse perché con tutti i delitti presenti nelle storie lì prodotte era come se fosse ormai anestetizzato. Ma quelli erano delitti di carta, appunto; questo era invece un delitto di carne che la carne aveva straziato e deturpato e reso in fin di vita per poi decretarne la fine, della vita.

- Be’, si accomodi – invitò il ragazzo.


Antonio Mecca


L'INGLESE CANTANDO

Milano in Giallo

di Albertina Fancetti, Franco Mercoli, Alighiero Nonnis, Mario Pace
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Com'è bella Milano

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L'Osteria degli Orchi

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