LA COMPAGNIA DELLA TEPPA - IL RATTO DEI NANI
- 02 luglio 2019 Cultura
Storia e vicende che portarono lo scompiglio nella Milano dell’Ottocento
Tra
le orge e i baccanali che si tenevano di continuo a Villa Simonetta,
per la compagnia
della teppa,
ormai più vicina ad Arancia
Meccanica che
ad Amici
Miei,
giunse la fatidica primavera del 1821.
A Milano, in quel periodo,
si aggiravano molte persone affette da nanismo o deformi, (per
approfondire, sempre su questo profilo: Un
paradosso milanese: tanta acqua ma niente acquedotti sin quasi alle
soglie del
‘900).
Tra questi ve n’era uno di nome Nicola Gaiotti, soprannominato El
Gasgiott (piccolo di merlo o gazza.
In senso figurato, babbeo),
un uomo rissoso, lussurioso, con un’andatura barcollante che
ricordava appunto un pulcino, e sempre pronto a tirar fuori il
coltello. Per alcuni cronisti dell’epoca, possedeva un chiosco di
fioraio e una bottega dove costruiva fiori artificiali, per altri,
faceva il guardaportone di una nobile dimora: un'orripilante
consuetudine del patriziato d’allora che esibiva di fronte alle
proprie abitazioni poveretti affetti da deformità.
Pare, ma la
prudenza è d’obbligo, che Gasgiott,
padre di quattro figli e maritato con Maddalena Terzoli, avesse
rivolto avances un po’ spinte a una domestica che soleva
intrattenersi con un facchino civico; sfortunatamente costui era Il
Milesi, uno dei membri più temuti della compagnia della teppa ma,
temuto o meno, quest’ultimo le prese di santa ragione quando si
scontrò con il Gaiotti.
La vendetta giunse inesorabile.
Per
ordine del Baron Bontempo una spedizione punitiva rintracciò El
Gasgiott,
che venne randellato, legato, rapito e gettato nelle cantine di Villa
Simonetta.
Ma il peggio doveva ancora arrivare.
Come accennato
nella prima parte, se in principio i membri della compagnia della
teppa erano accomunati dall'odio verso gli austriaci, ora invece
erano accecati da una sorta di delirio di onnipotenza e guidati da un
distorto senso di giustizia e di rivalsa. Per spegnere i licenziosi
desideri (da che pulpito!) di tutti i poveri diavoli come El Gasgiott
che se ne andavano in giro per la città, il Baron Bontempo fece
pestare e rapire altri dodici uomini affetti da nanismo.
Questo
episodio passò alla storia come il
ratto dei besios,
l’avventura dei nani.
Con le cantine della villa piene di nani,
uno penserebbe che il culmine fosse ormai stato raggiunto. E invece
no, perché anche altri, o meglio, altre meritavano una punizione: le
snob e aristocratiche donzelle meneghine che se la intendevano con
gli austriaci più abbienti e altolocati.
Il Baron Bontempo aveva
già pianificato tutto e sapeva dove trovare le ragazze; naturalmente
tredici.
La compagnia si recò al monte Tabor situato accanto
all’arco di Porta Romana. Questo “Monte”, altro non era che una
collinetta costruita con mattoni e ciottoli provenienti dalle vecchie
Mura Spagnole e allestita con uno scivolo in legno dal quale si
scendeva con uno slittino alla russa (l’ubicazione esatta è quella
delle odierne TermeMilano).
Qui le discrepanze storiche sono
evidenti. Secondo il Rovani le ragazze non furono invitate ma
addirittura rapite. Tuttavia riuscire a sequestrare tredici ragazze
di buona famiglia in poche ore senza destare allarmi risulta alquanto
inverosimile. Più probabile che le fanciulle siano state convinte
con l’inganno e allettate dall'idea che quella sera a Villa
Simonetta si sarebbe tenuta una festa memorabile alla presenza di
nobiluomini e dignitari.
Riccardo Rossetti