LA MAGRA VITTORIA DEL CENTRO SINISTRA A MILANO
- 27 settembre 2022 Cultura
Due possono essere le considerazioni su questo risultato: o Milano è rimasta l'unica roccaforte di un pensiero social democratico in agonia nel resto del paese, ultimo faro (ma lumino sarebbe più opportuno) dei diritti civili, oppure è ormai così lontana dal contemporaneo contesto storico (e dalla gente) che non piace a nessuno.
A Milano l'elettorato di sinistra non annovera più né la classe operaia, né il ceto medio, entrambi estinti da tempo: il voto di Sesto San Giovanni, l'ex Stalingrado, d'Italia parla chiaro. D'altronde qui da noi non si produce più niente e quei pochi che ancora lo fanno, tribolano come non mai per sbarcare il lunario. Milano è divenuta una città di servizi, consulenze, comunicazione e finanza, il tutto condito da inglesismi come smart, brand, design, fas
Il nuovo elettorato della sinistra meneghina, che lavora in larga parte nei settori sopracitati, ha apprezzato e risposto in massa. Quest'ultimo vive in una bolla isolata dal resto d'Italia e prospera in una rarefatta atmosfera fatta di smart working ai tavolini di eleganti caffè, fine settimana fuori porta che cominciano il giovedì e collaboratori domestici che gli portano i pargoli a scuola e i cani a fare i bisogni (a Milano ci sono anche gli asili per i cani quindi c'è da augurarsi che non si confondano). Un elettorato certamente sensibile ai problemi legati all'ambiente e ai diritti civili ma che nulla ha a che spartire con la sinistra storica perché non ne ricorda i valori come casa, lavoro, sanità e istruzione. Per un esame diagnostico tramite servizio sanitario nazionale a Milano si può attendere anche un anno; nei licei pubblici oltre a mancare i docenti, non si trovano carta igienica e sapone nei bagni; in zona Porta Venezia 20 MQ sfiorano i 300.000 euro e un caffè in piedi può arrivare a 1,70. Ma se posso permettermi di mandare mio figlio in scuole private, privatamente pagare per aver subito la visita che mi occorre e acquistare 100 metri quadri ovunque io desideri, le mie uniche priorità di sinistra saranno rivolte a un mondo equo e sostenibile… Nel frattempo continua la fuga di molti giovani, e non solo, da Milano perché qui ormai è tutto troppo caro.
Dopo tanti lustri Milano, per la prima volta, non è più specchio del paese. E non lo è neanche la sua sinistra intenta a disegnare unicorni mentre fuori, e dentro, sta andando tutto in malora.
Di questi tempi è meglio essere chiari perché il qualunquismo social e la morte del senso critico hanno messo a dura prova gli intenti e il significato delle parole. I diritti civili (per chiunque), la libertà di espressione e un nuovo approccio ecologista sono vitali e necessari se desideriamo garantirci un futuro. Eppure la destra ha vinto senza praticamente mai citare uno di questi argomenti, eccetto Giorgia Meloni (moderata in Italia e senza freni all'estero) che con il suo infervorato intervento andaluso su famiglia naturale e aborto, non avrebbe potuto essere più esplicita. La gente ha paura; paura di perdere il lavoro, di non riuscire ad arrivare a fine mese, di non poter garantire un avvenire ai propri figli. E la paura rende gretti ed egoisti. Non si poteva sperare di vincere delle elezioni senza tentare di domarla o arginarla. Se la destra ha sparso la benzina del catastrofismo per alimentare il fuoco dell’insicurezza in modo da ottenere consensi, la sinistra non ha adoperato l'acqua della concretezza e del buon senso per spegnerla e riportarci alla ragione. Ha continuato imperterrita a parlare del nulla e di temi, certamente attuali e salienti ma che, paragonati alla soffocante incertezza del domani, valgono poco o niente.
La sinistra a Milano per il momento regge ma viene da domandarsi per quanto ancora. Dovrà tornare per le strade e comprendere i problemi concreti e reali dei propri cittadini se davvero desidera essere nuovamente esempio e riferimento per il resto del paese. La parità di diritti e la sostenibilità non sono in discussione. Ma non dovrebbero esserlo nemmeno gli antichi e trascurati pilastri portanti della nostra democrazia.
Riccardo Rossetti