LA SCUOLA RIPARTE
- 13 settembre 2020 Cultura
Riaprirà il 14 settembre...
La scuola riparte dopo sei mesi di chiusura. La data fatidica è lunedì 14 settembre. In realtà non apriranno quel giorno tutte le scuole della Repubblica perché sicuramente Abruzzo, Puglia, Calabria, Basilicata, Campania e le isole hanno rimandato di qualche giorno l’inizio dell’anno scolastico, quest’anno molto particolare a causa del persistere del virus. Il governo ha emanato una serie di disposizioni e sta completando alcuni interventi materiali per rendere più tranquillo possibile il riavvio del nuovo anno. In realtà, come l'esperienza insegna, mai la ripartenza delle scuole è avvenuta in perfetta tranquillità, anzi ai problemi cronici si assommano quelli nuovi causati dal Covid.
Manca il personale di ogni tipo, gli insegnanti non sono stati tutti nominati o nominati con punteggio errato da rivedere, non tutti i supplenti potranno iniziare a mettere piede nelle aule prima di lunedì 14, se si considerano le rinunce, i ritardi, i casi particolari. I banchi nuovi difficilmente saranno consegnati entro quella data, come prometteva il commissario Arcuri. Lo scaglionamento degli orari è già difficile predisporlo in tempo e creerà sicuramente problemi di trasporti. Gli spazi per gli alunni sono esigui, per rispettare il distanziamento, e non tutti gli amministratori e i dirigenti scolastici hanno provveduto alle esigenze locali. Le risorse mancano per assicurarsi mascherine, camici e altro materiale di protezione dal virus. Non tutte le normative ministeriali in materia sono chiare o per lo meno suscitano perplessità, se la misurazione delle temperature spetta alle famiglie, come controllare se questa è stata effettuata, anche se per i più piccoli sarà il personale ausiliare a provvedere? Nei casi di contagi, anche di un singolo studente, l'intera classe sarà sottoposta a quarantena, ma non si sa esattamente quanto duri questa quarantena. Data questa situazione generale sulla scuola che riparte anche quest’anno si infittiscono critiche, ribellioni da parte dei presidi, dei sindacati e, non ultimo, degli amministratori pubblici, per non parlare degli oppositori politici, tanto che per alcuni la ripartenza è un azzardo. Perché il governo Conte ha voluto correrlo? Probabilmente perché l’eventualità di un rinvio predispone a un altro spostamento e così via, mentre negli altri Paesi europei gli studenti sono già a scuola.
Si ha ancora il coraggio di sostenere che la scuola è la priorità nazionale, ma intanto a questo settore si destina solo il 3-4% del Pil, quando la media europea è del 4,6%. C'è chi propone un piccolo sforzo in più: data la situazione disastrata della scuola italiana perché non approfittare del ricorso al Recovery Fund per arrivare al 5% del Pil ?
Alla fine di questo stringato elenco delle precarietà della nostra scuola al suo riavvio rimane soltanto la speranza di farcela anche questa volta.
Luciano Marraffa