LOCKDOWN ALL'ITALIANA
- 26 ottobre 2020 Cultura
Ritorno in una sala cinematografica dopo mesi di lockdown per assistere alla proiezione proprio di "Lockdown all'italiana", il film che segna l'esordio alla regia di Enrico Vanzina, il quale con il fratello Carlo ha firmato un sodalizio a partire dal lontano 1976 con il film "Luna di miele in tre", sua prima sceneggiatura. Enrico è nato a Roma il 26 marzo 1949, stesso giorno e mese nel quale moriva il grande scrittore Raymond Chandler. Per quarant'anni il duo ha realizzato decine di film, molti dei quali di successo come il celebre "Sapore di mare". A Enrico la regia non interessava, perché già pago della sua professione di sceneggiatore, giornalista - dapprima sul Corriere della Sera e poi su Il Messaggero - e di autore di libri, in prevalenza romanzi. Ma Carlo Vanzina è venuto a mancare nel 2018, ed Enrico ha giocoforza imboccato anche lui la carriera di regista perché una certa esperienza l'aveva acquisita dapprima sui set dei film diretti dal padre: il celebre regista Steno, e poi dal fratello. Questo film rappresenta il primo lavoro cinematografico realizzato dopo la prima frase - purtroppo temporanea - della spaventosa epidemia che ha colpito tutto il mondo, una tragedia della quale non si intravede ancora la fine e che se un fine ha è quello di cercare di farci capire che il pianeta è ormai saturo per via di tutte le porcherie che da decenni gli stiamo rifilando. Il film: che si avvale del soggetto di Vanzina e della sceneggiatura sua e di Paola Minaccioni, ottima attrice presente nel cast, narra della convivenza forzata che travolge e stravolge due coppie nel periodo relativo all'isolamento forzato in casa. Quella del settentrionale Ezio Greggio e della romana Paola Minaccioni, del romano Ricky Memphis e della toscana Martina Stella. Quest'ultima è l'amante di Greggio, che di professione fa l'avvocato mentre il marito fa il tassinaro a Roma, città nella quale si svolge la storia. Il duplice tradimento viene scoperto dai rispettivi coniugi e così la situazione degenera fino a far salire a galla vecchi rancori mai sopiti. Il quartetto di attori recita come meglio può la parte assegnatagli, ma forse il copione manca di qualche gag in più che puntelli il film rendendolo agile e scattante. Inoltre nella ripresa delle scene si nota a volte un'espressione sul viso degli attori che diverge da quella mostrata di lì a poco nella scena precedente. Qualcuno potrebbe malignamente affermare che le scene più belle sono quelle esterne dovute a un probabile drone che sorvola la Città Eterna mettendone in mostra i suoi gioielli: piazze, vie, monumenti, che permettono di farci prendere respiro tra un interno e l'altro. Ci sono anche partecipazioni via computer di altri attori, fra i quali quelle di Maurizio Mattioli e Fabrizio Bracconeri, nonché virtuali quali quelle di Alberto Sordi e Vittorio Gassman in spezzoni di due loro film. Inoltre, la partecipazione di Romina Pierdomenico, giovane fiamma attuale del navigato Ezio Greggio nel piccolo ruolo di una nuova vicina di casa, sola come la precedente ragazza che aveva occupato quell'appartamento e che aveva flirtato con Greggio e: soprattutto, del bravo Riccardo Rossi nel ruolo di un omosessuale vicino di casa di Memphis.
Non un grande film, insomma, sebbene non si può non tenere conto che la commedia è cambiata perché la gente è cambiata, così come la società in cui viviamo e la natura che sembra essersi ribellata alla dittatura stabilita dalla convivenza forzata.
C'è anche un po' di amarezza e di tristezza che filtra attraverso il probabile filtro posto sull'obiettivo della macchina da presa per allisciare i lineamenti dei volti dei protagonisti, sebbene l'ancora giovane Martina Stella con i suoi 35 anni non ne abbia di certo bisogno. Il 71 enne Enrico Vanzina ha sempre dato la sensazione di essere un "malincomico", come venivano soprannominati gli allora giovani comici degli anni '80: Verdone, Troisi, Nuti. Come se l'essere nati pochi anni dopo la fine della guerra e aver vissuto l'infanzia negli anni del boom e la giovinezza nei non meno esaltanti anni '60-'70 così ricchi di vitalità (ma anche di incivile guerra civile) abbia per forza di cose segnato la sua esistenza. Ricordo quando sia lui sia il fratello parteciparono a una puntata pomeridiana del programma televisivo di Barbara D'urso alcuni anni fa. Mi colpì soprattutto l'espressione del volto di Carlo, che appariva mesta e come intimidita. Carlo Vanzina, morto non più giovane ma non ancora vecchio all'età di 67 anni, ponendo così fine al sodalizio con il fratello. Il rimpianto per il tempo che fu ma che ora non c'è più è una caratteristica dell'essere umano, ma non bisogna dimenticare che la commedia all'italiana si è sempre ispirata alla realtà, all'attualità che la caratterizza. E che registi, attori e sceneggiatori devono per forza di cose costituire il ricambio necessario per potere andare avanti.
Antonio Mecca