MILANO CITTA’ D’ACQUA – parte seconda
- 03 maggio 2019 Cultura
Le varie funzioni del Redefossi
Segue da ieri
Nel 1155, con l’estendersi della città, venne scavato un secondo fossato: la nostra famosa Fossa Interna, il cui percorso, nonostante sia ben noto, è sempre bene ricordare: Vie Carducci, De Amicis, Molino delle Armi, Santa Sofia, Francesco Sforza, Visconti di Modrone, San Damiano, Senato, Fatebenefratelli, Pontaccio, Tivoli e Piazza Castello. Per alimentarla venne utilizzato sempre il Seveso mentre il primo fossato, rimasto all'asciutto, ricevette da allora le acque dal torrente Nirone.
Un terzo fossato, il nostro Redefossi, venne costruito nel 1323 da Galeazzo Visconti con lo scopo di difendere i sobborghi tra Porta Nuova e Porta Romana: il suo percorso corrispondeva agli attuali Viali Monte Santo, Vittorio Veneto, Piave, Premuda e Montenero. Per quanto questo vecchio cavo sia passato alla storia perché alimentato dall'assai più nota Martesana, dobbiamo ricordare che quest’ultima all'epoca ancora non esisteva; fu scavata più di un secolo dopo, nel 1457. Ai tempi, il Redefossi riceveva le acque dal Seveso, dal Sevesetto e dalla della roggia Acqualunga che scorreva sotto Corso Buenos Aires. Già nel 1356 il canale fu modificato e rafforzato ma da solo non sarebbe stato comunque in grado di proteggere un città in forte espansione. Infatti, nel 1449 venne eretta una palizzata in legno lungo il suo percorso per tentare di ostacolare l’avanzata delle truppe di Francesco Sforza; uno sforzo inutile dato che quest’ultimo diverrà in seguito Duca di Milano e riorganizzerà la rete dei Navigli.
Riccardo Rossetti
nelle foto: secondo e terzo fossato