Mino Milani un amico scrittore ci ha lasciati

Era capace di narrare per immagini ritraendo velocemente l'azione

Con la recente scomparsa di Mino Milani viene a mancare uno scrittore difficilmente sostituibile nella letteratura per ragazzi. Ebbe successo nella seconda metà del Novecento e molti fra noi lo rimpiangono. Era nato a Pavia il 3 febbraio del 1928, e cominciò a pubblicare le sue storie nel 1953, sul "Corriere dei Piccoli", dove vi collaborerà fino al 1977, fornendo racconti che poi verranno illustrati dai grandi Hugo Pratt, Milo Manara, Mario Uggeri e Grazia Nidasio. Milani frequentò il Liceo Classico Ugo Foscolo, poi la Facoltà di medicina dell'ateneo pavese e quindi la Facoltà di lettere conseguendo la laurea in lettere moderne nel 1950 con una tesi sul brigantaggio in Calabria che più tardi diventerà un libro dal titolo: "Romanzo militare". Verrà quindi assunto nella Biblioteca Civica di Pavia, divenendone in seguito direttore e lavorandoci fino al 1964. Collaborò anche a "La Domenica del Corriere" tenendovi la rubrica "Realtà romanzesca" con il nome di Piero Selva, rubrica che nel 1967 diverrà un libro dallo stesso titolo, uno dei circa 150 pubblicati in vita. L'esordio avvenne nel 1958 con il libro "Il cuore sulla mano". A proposito del suo romanzo "Efrem", un altro grande: Gianni Rodari, anch'egli collaboratore del "Corriere dei Piccoli", scriverà: "Mino Milani non è un romanziere d'una volta, ma uno scrittore d'oggi, contemporaneo del cinematografo e della TV, due invenzioni con le quali ha fatto da un pezzo i suoi conti, traducendo in una tecnica moderna la loro grande lezione: narrare per immagini ritraendo velocemente l'azione". 

Mino Milani fu anche autore per adulti, con il ciclo di romanzi polizieschi incentrati sulla figura del commissario Melchiorre Ferrari protagonista di 17 romanzi dei quali l'ultimo apparso nel 2016 e di "Fantasma d'amore", romanzo dal quale nel 1981 Dino Risi ricaverà un film con protagonista Marcello Mastroianni. Da qualcuno definito il Salgari pavese per la gran quantità di romanzi scritti. 
Mino Milani era scrittore dalla mano leggera e dalla scrittura leggiadra. Sapeva infondere vivo interesse nel lettore soprattutto giovane, forgiandone la coscienza civile come un abile fabbro una pentola o Forgione Francesco - Padre Pio l'anima. E se il primo fabbricava un contenitore atto ad ospitare cibo per il fisico, il secondo invece forgiava un contenitore atto ad ospitare cibo per lo spirito.
Mino sapeva indurre a far sognare senza bisogno di deviare la mente adolescenziale dai binari di una linea retta comprensiva di rettitudine, o provocare incubi che soprattutto nei più giovani sono facili da innescare ma difficili da disinnescare. Il gran pavese, che Mino Milani 
era, rappresentava un tripudio di bandiere sventolate in direzione dei giovani, una sorta di giga coreografica atta a indurre gioia in coloro che la fissavano. Si sente una gran nostalgia per la letteratura di una volta destinata all'infanzia, una nostalgia dovuta a una scrittura rispettosa e pulita che mentre la leggi ripulisce anche l'anima e la mente.

Antonio Mecca

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