Occhi lucidi danno la notizia

Risulta difficile celare le proprie emozioni di fronte ad essi

Gli storici negozianti del Monforte e della Vecchia Porta Tosa sono in ginocchio: che siano qui da ben più di un secolo o da cinquant’anni, stanno cadendo uno dopo l’altro. Proprio non riescono più a proseguire. Le motivazioni sono sempre quelle note: costo della vita esagerato, affitti da scomunica e, nota dolente per tutti noi, la nuova maleducazione meneghina. Dammi e fammi, come se si fosse tornati ai tempi di plebe e aristocrazia. Su questo punto, che molto ha contribuito dal farli desistere, tutti concordano. C’è da interrogarsi. L’Amazon generation (lo penso e lo pretendo immediatamente) ha smantellato del tutto i rapporti umani e la comprensione verso le problematiche del lavoro e delle vite altrui. D’altro canto, ormai, non ci interroghiamo più su nulla e se non otteniamo immediatamente ciò che desideriamo, apriti cielo. Io lo voglio subito e tu mi devi dare; Io ti pago e tu devi stare zitto; Io ho fretta e non posso perdere tempo! Io, io, io il concetto su cui stanno collassando migliaia di anni di storia meneghina, inseriti in un contesto occidentale al capolinea.
Siamo passati dal tutti sono importanti ma nessuno è indispensabile al io sono fondamentale e degli altri non me ne frega niente. Un’ involuzione sociale di cui pagheremo sulla lunga distanza le conseguenze. E le pagheremo care.
Milano, nel frattempo, è partecipe entusiasta di questo futuro a strada senza uscita; non protegge, non avvalora e non patrocina nulla che possa darle un tornaconto immediato. I piccoli negozi vengono meno e con essi muoiono i secolari quartieri. Perché è inutile girarci intorno; sono sempre state le botteghe a fornire un’anima e un'identità ai rioni di Milano, condividendo con i cittadini la complicità di un vivere comune che ha da sempre reso questa città unica al mondo. 

Una città ormai fatta di spietata finanza, di puzzolenti e monotone catene commerciali e mediocri, quando non infimi, luoghi di ristorazione che ci propinano una ridicola immagine a discapito di un eccellente prodotto. Una volta si scambiavano due chiacchiere con il vicinato presso una cartoleria, un’edicola, un ferramenta. Ora stiamo in fila con sconosciuti, a capo chino nel solitario silenzio dei nostri cellulari, davanti a posti che non si capisce cosa vendano.
Queste inerti parola nulla possono per andare in soccorso di 2647 anni di storia, fatti di infinite vite dedicate al lavoro. Solo tentare di rammentarne il passaggio in quest’epoca indifferente.
Ma una cosa possiamo affermare senza timore alcuno di illudervi. La vostra eredità non andrà perduta. Quando questo assurdo presente avrà bruciato tutto, anima, passione, concretezza e coscienza in nome di un bugiardo benessere che non è mai esistito, Milano ripartirà da voi; dai piccoli negozi e dagli artigiani che per generazioni l’hanno alimentata, cuore pulsante dell’autenticità meneghina. Sarete ancora qui e, anche senza ricordarvi consapevolmente, i nuovi milanesi sapranno cosa fare perché voi glielo avete indicato.

Dalla redazione di Vivere Milano  Il nostro più sentito augurio di Buon Natale a tutti voi che avete finora resistito. La commossa dignità del vostro sguardo rappresenta un eterno lascito e il regalo più sincero di queste feste: la speranza per il domani. Un giorno non lontano ricostruiremo e ci ritroveremo nella Nostra Milano. Da queste parti ci troviamo pur sempre a Porta Vittoria e la resa non è mai stata contemplata. Grazie.
Riccardo Rossetti

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