OCCORRONO PIU' INVESTIMENTI PUBBLICI
- 14 gennaio 2018 Cultura
Negli
ultimi mesi del 2017 l’industria italiana ha effettuato più investimenti di
Germania e Francia. Nel Nord e nel Centro del Paese si contano 300.000 occupati
in più dell’anno d’oro 2008 e talvolta le imprese non riescono a trovare
personale. L’Italia, con la Germania, è l’unico grande Paese al mondo che paga
cash gli interessi sul suo pur enorme debito pubblico (la Francia, ad esempio,
li aggiunge al suo debito). I tanto criticati 80 euro hanno avviato la ripresa
dei consumi. L’Italia risulta prima, seconda o terza al mondo, secondo i
diversi comparti commerciali, per surplus con l’estero in ben 844 prodotti -
dalla rubinetteria agli elicotteri, alle macchine utensili, moda, navi da
crociera, farmaceutica, agroalimentare, turismo e tanto altro - per un valore
complessivo di 161 miliardi di dollari. E inoltre, quanti sanno che l’Italia è
il secondo Paese manufatturiero d’Europa? Che il nostro surplus commerciale con
l’estero è stato lo scorso anno di 52 miliardi (ai tempi “d’oro” della lira e
delle svalutazioni competitive il record era stato equivalente a 32 miliardi di
euro)?
Questi dati, assieme a molti altri, sono stati presentati dal prof. Marco
Fortis nell’incontro “Economia italiana. Scenario nazionale ed europeo”
organizzato a Milano da Kairos nella propria sede.
Un
tuffo nell’ ottimismo? No, nella realtà, - ha affermato Fortis. E allora perché
la vulgata sostiene, - anch’essa ricca di dati - che l’Italia viaggia a una
velocità inferiore a quelli dei Paesi competitors?
Perché in Italia non c’è soltanto il gap tra Nord e Sud, ma anche tra imprese:
a un 55% di esse che hanno superato la terribile crisi si contrappone un 45% di
imprese che arrancano. E soprattutto sono venuti a mancare gli investimenti
pubblici: in un paese come il nostro, nel quale l'economia pubblica va oltre il
50% del totale. Citando ancora la Germania, Fortis dice che quasi la metà
dell'incremento del suo Pil 2016 - pari all' 1,9% - è dovuto a interventi dello
Stato nella misura dello 0,9%, in particolare per gestire l’afflusso di un
milione di immigrati nell’anno precedente, e calcolando anche l’incremento
edilizio da esso causato. Pure il suo gigantesco surplus commerciale è in buona
parte dovuto alla spesa pubblica. Se ciò fosse avvenuto anche in Italia,
saremmo quasi alla pari.
Achille Colombo Clerici