Paul Auster ha saputo scavare nella realtà della società americana

Con il suo speciale talento si è aggiudicato il giusto spazio che uno scrittore come lui era ha fatto ben risaltare.

La recente scomparsa dello scrittore americano Paul Auster: 30 aprile 2024 (era nato: a Newark, il 3 febbraio 1947) e la altrettanto recente rilettura del suo primo romanzo "Gioco suicida" del 1978, induce a pensare a quello che Auster avrebbe potuto rappresentare nel vasto campo della letteratura poliziesca, che sebbene già ampiamente dissodato offre pur sempre ai migliori scrittori del genere la possibilità di rifulgere fra le stelle del poliziesco, stelle mai solitarie come quella del Texas perché insignite dell'apporto prezioso di precedenti scrittori che hanno saputo influenzare positivamente i loro futuri colleghi. Auster dopo lunghi anni passati a svolgere i più svariati lavori, dopo avere tradotto molti libri e scritto molte recensioni sui libri di altri, decise di tentare la carta del poliziesco, scrivendo un ottimo romanzo imperniato sul gioco del baseball, e ispirandosi come stile ai grandi autori del passato; Raymond Chandler in testa. E così, nel 1978, alla ancora verde età di 31 anni, verde come le sue tasche ecco scrivere un romanzo che vede fra i suoi personaggi un ex campione di basebal. Questi contatta un investigatore privato il quale narra gli sviluppi dell'indagine in prima persona: Max Klein. Klein ha 33 anni, l'età di Philip Marlowe all'epoca del suo primo romanzo "Il grande sonno", ed è separato dalla moglie così come Lew Archer, detective privato creato da Ross Macdonald nel 1949, quando 33 anni li aveva proprio lui, l'autore californiano. Il romanzo di Auster venne pubblicato quattro anni dopo la sua stesura: nel 1982, vendendo pochissimo e facendo guadagnare al suo autore ancora meno, inducendolo a desistere dall'idea di continuare con quel genere che a lui piaceva. Nel 1978 Ross Macdonald era ancora vivo, ma già afflitto dall'Alzheimer, mentre Chandler era già morto da 19 anni. Sebbene sia un romanzo di imitazione (soprattutto nelle battute e nelle similitudini, che configurano il sarcasmo di Marlowe) la narrazione scorre via liscia e piacevole da mandar giù, e riesce a far digerire anche l'eccesso di ironia tipica di uno scrittore ancora giovane e desideroso di ripercorrere le orme dei maestri del romanzo poliziesco americano. All'epoca: fine anni '70, furoreggiava giustamente Ed McBain, autore dell'87° distretto di polizia, che non amava granché la figura dell'investigatore privato e puntava su quella del poliziotto. L'investigatore privato però, pur essendo poco credibile, resta comunque uno specchio della realtà nella quale si muove, e smuove le emozioni del lettore che con la sua figura solitaria affascina ancora oggi. Paul Auster forse fu baciato dalla sorte per questa sua iniziale sconfitta letteraria, riuscendo a diventare dopo pochi anni: 1987, con la pubblicazione della "Trilogia di New York" e poi con i successivi 17 libri di narrativa nonché con i molti di genere giornalistico, uno scrittore unico nel suo campo i cui personaggi sono ammantati in genere dalla solitudine che era poi una caratteristica di Auster. Il quale avrebbe anche scritto diverse sceneggiature e diretto quattro film. 
Paul Auster ha saputo scavare nella realtà della società americana mediante il suo speciale talento, ricavandosi il giusto spazio che uno scrittore come lui era ha fatto ben risaltare.

Antonio Mecca

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