PROVERBI MILANESI
- 12 gennaio 2024 Cultura
Un volume che sta bene in ogni casa della nostra città
Un interessante libro pubblicato dalla EDB Edizioni è "Proverbi milanesi in ordine alfabetico", a cura di Enzo De Bernardis che ne firma anche la presentazione cedendo per cavalleria la precedenza a Pia Esposito. I proverbi accolti nelle 107 pagine dell'agile volumetto sono quanto di più interessante il popolo milanese ha saputo produrre, e nel leggerli non si può non rimanere colpiti dal buon senso dimostrato dai suoi ideatori. È chiaro che non tutti questi detti sono propriamente giusti, ma tutti sono sicuramente divertenti così come divertiti appaiono i lettori che li leggono, apprendendo una saggezza popolare spesso di derivazione contadina. Milano non è solo "Un Gran Milan", ma è anche una città che seppur trasformatasi in metropoli e talvolta, purtroppo, sformandosi anche, ha saputo mantenere pressoché inalterato il suo buonsenso che al contrario non poche città italiane invece hanno perso. E questo nonostante o forse anche grazie all'assorbimento di etnie provenienti da varie regioni d'Italia, che si sono amalgamate fra loro per poi tutte quante venire attirate dalla grande e grandiosa città del Nord, offrendo lavoro e accoglienza. Molti emigranti hanno finito per diventare più milanesi dei milanesi doc, come Giorgio Gaber, Adriano Celentano, Enzo Jannacci, Teo Teocoli, Diego Abatantuono, Giorgio Scerbanenco (ucraino di nascita, romano d'adozione e poi milanese dopo essere approdato nella città lombarda). Milano, che inizialmente sembra voler respingere chi vi si stabilisce, ma che in seguito lo assorbe in modo tale da risultare pressoché impossibile staccarsi da lei. Lo stesso Giuseppe Marotta, napoletano che più non si poteva, e il suo giovane seguace Vittorio Paliotti vennero accolti dalla città meneghina e fu tramite lei che ottennero il successo che si meritavano per poi - anni dopo - fare ritorno nella capitale del Sud ma sempre con una sorta di cordone ombelicale collegato alla grande madre lombarda che continuava a nutrirli anche da lontano. Tanto da far scrivere a Marotta - che a Milano aveva dedicato il suo splendido libro "A Milano non fa freddo", nonché "Le milanesi" e "Mal di galleria" - che era stato forse troppo intempestivo nel voler fare ritorno a Napoli nei primissimi anni Cinquanta. Milano, che sa compensare il freddo del suo clima con il calore della sua gente, un calore non eccessivo come quello di certe regioni del Centro Sud ma più duraturo e meno invasivo. Milano, che ha saputo far nascere e allevare talenti genuini e geniali quali Giovanni D'Anzi e Mogol. Per cui questo delizioso libretto è di certo utile nel far apprendere i pensieri e la saggezza popolare milanese, che pur senza far rimpiangere quel lontano passato che li ha prodotti fa sì che vi sia un continuum tra l'ieri e l'oggi nonché il domani. Perché "Domani è un altro giorno", come esclamava la splendida Vivien Leigh nei panni ottocenteschi di Rossella O'Hara in "Via col vento", un grande film ricavato dal grande capolavoro della grande Margaret Mitchell.
Antonio Mecca