RILEGGENDO: SI STA FACENDO NOTTE

Interessante e divertente, commuove e appassiona

Emilia Zazza da alcuni anni collabora alla trasmissione di Rai Tre "Quante storie", condotta prima da Corrado Augias e attualmente da Giorgio Zanchini. Emilia, nata a Roma, dove vive e lavora, ha scritto diversi racconti e un solo romanzo: "Si sta facendo notte", pubblicato nel 2011, dall'editore Italic di Ancona. La trama vede entrare in campo un gruppo di giovanissimi compagni e amici: Moretto, Mustafà, Pino, Marcolino. C'è poi Mara, unica femmina del gruppo, che attira gli sguardi e i fulmini d'amore del Moretto, il quale lavora come meccanico in un'officina di proprietà del Sor Gino, e vi lavora bene, con bravura e competenza. 
Questi giovani sono quasi tutti innamorati del loro quartiere, che cercano di difendere dalle cosiddette invasioni straniere di etnie che per loro rappresentano generalmente elementi estranei alla propria cultura,  elementi che con la loro concorrenza sleale rischiano di far perdere il lavoro precario a chi già per il momento ce l'ha e fatica a tenerselo. 
Il quartiere descritto dalla giovane scrittrice è quello del Pigneto, quartiere storico della nuova ma non nuovissima capitale, famoso perché nel 1945 vi si girò "Roma città aperta", di Rossellini e per la presenza di un bar: il Necci, frequentato da Pasolini. E lo stile adottato o figliato dall'autrice è proprio quello che Pasolini utilizzò: lui romano d'adozione, nei suoi due romanzi degli anni Cinquanta: "Ragazzi di vita", e "Una vita violenta". Uno stile volutamente volgare, quasi che l'avvicinarsi al parlato dei suoi giovani personaggi rappresentasse anche l'avvicinarsi a una semplicità primordiale, da mondo primigenio, e che quel modo di vivere caratteristico delle borgate romane fosse, nella sua semplicità, un modello da prendere ad esempio.
Ma la realtà è quasi sempre diversa, più sporca rispetto al parto della mente, e diversi sono i suoi protagonisti, i quali vivono o meglio sopravvivono in appartamenti fatiscenti e in mestieri spesso degradanti, trovando sfogo la domenica allo stadio o la sera in un qualsiasi bar frequentato insieme al gruppo o in una violenza contro l'altro: il diverso, che è anche l'occasione per sentirsi forti e migliori. 
Emilia scrive in uno stile volutamente crudo, sgradevole talvolta, che finisce però per attecchire alla perfezione sui suoi imperfetti personaggi, che poi la vita ci penserà lei a rendere e ad arrendere ai necessari compromessi stabiliti dall'esistenza. L'ombra di Pasolini aleggia su tutto il romanzo della sua giovane epigona, così come l'ombra della morte aleggiava su quella dello scrittore bolognese fino al tragico epilogo del novembre 1975. Non vi è dubbio che questo artista poliedrico in quanto scrittore, poeta, sceneggiatore, regista sia stato un grande esponente del mondo artistico italiano, ma vi è invece qualche dubbio su non poco di quanto Pasolini disse per iscritto o a voce, la quale voce non fu soltanto quella della verità, una verità parziale, ma anche quella sua personale di una esistenza infelice, e questo perché la sua fame malata di sesso torbido lo portava spesso a contatto con una umanità altrettanto torbida che cerca e si cerca in luoghi sudici. Inoltre il disgusto, l'orrore quasi che P.P.P. provava verso il ventre femminile, gli aveva precluso la lettura per intero del libro della sua amica Oriana Fallaci "Lettera a un bambino mai nato", pubblicato nel 1975 ma già in nuce dal 1967, in seguito a un aborto spontaneo di Oriana, perché: come aveva detto alla sua amica "Non voglio sapere cosa vi è dentro la pancia di una donna", visto che lui disgustava la maternità. E Oriana Fallaci narra anche che quando l'amico si era recato a New York a renderle visita, spesso la notte usciva per frequentare i bassifondi, tanto da angosciarla ogni volta. Ebbene, bisognerebbe poter separare i fatti dalle intenzioni, e se è vero che il prete durante la transustanziazione può tramutare il pane e il vino in carne e sangue di Cristo anche se come uomo è un peccatore, è pur sempre vero che determinati comportamenti inficiano il lavoro di un artista, facendolo cadere nel fango che sarà pure quello primordiale, ma pur sempre fango è. 
Il romanzo di Emilia Zazza è comunque una storia interessante, scritta e descritta con grande bravura e sensibilità, ed è un peccato che l'autrice non abbia dato successivamente alle stampe altri romanzi. Perché Roma è un grande calderone dove poter attingere di continuo, e mediante la bravura di artisti collaudati riuscire a descrivere una realtà in divenire che pur ancorata a un passato lontano e talvolta glorioso, riesce quasi sempre a interessare divertendo, commuovendo e appassionando.
Antonio Mecca

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