Ritorno a Lourdes

Il mio viaggio a Lourdes avviene dopo alcuni anni dalla mia precedente visita. Le persone lì convenute sono sempre tante. La città, molto graziosa, è dominata dalle voci italiane, tanto che non mi sembra quasi di avere lasciato l'Italia ma di essere ancora nel mio grande, meraviglioso Paese, la cui bellezza è anch'essa, come le apparizioni mariane, sovrumana. Ho visto, a differenza delle due volte precedenti molti infermi sì ma non in quantità sovrumana come in precedenza. D'altronde siamo in febbraio, e il gelo domina ancora sovrano. Un freddo passabile, dove sole e pioggia si alternano costantemente. La spianata che porta al santuario e il santuario che porta al Cielo stanno lì da decenni, frequentati da una moltitudine di gente i cui accenti variano da quelli del Sud a quelli del Nord Italia. Non appena ci si allontana però, sembra di ripiombare nel passato di questa terra dominata dalle acque del fiume Gave e dalla verdeggiante vegetazione che la sovrasta e la contorna. E chi lo sa che il verde non esista anche nei Cieli, così come credevano gli Indiani d'America, i quali pensavano di poter galoppare una volta morti nei verdi pascoli del Cielo, pascoli che i seguaci di Colombo avevano loro strappato. C'è quasi da chiedersi perché gli zoccoli dei cavalli non estirpino zolle di terra che poi ci pioveranno addosso, facendoci in parte ritornare al primigenio stato di uomini e donne plasmati col fango (e questo starebbe a significare molte cose!). La Santa di questi luoghi era una giovanissima ragazza di piccola statura: un metro e quaranta appena, poco istruita, quasi per nulla secondo alcuni intelligente. Eppure fu scelta dalla Madonna perché recasse il suo messaggio di pace nel mondo. Che Bernadette: così si chiamava la giovane veggente, fosse sinceramente convinta di ciò che andava raccontando potrebbe stare a confermarlo il fatto che quando lo scultore incaricato di realizzare la statua della Madonna le chiese la conformazione del volto della Signora, Bernadette non fu soddisfatta di nessuna delle rappresentazioni proposte dall'Artista, dovendo poi finire per assoggettarsi a quello che lo scultore proponeva. Perché umanizzare lo Spirito è cosa pressoché impossibile. Crescendo - sebbene non in statura - Bernadette si trasformò in una bella ragazza, il cui viso era dominato dai suoi bellissimi e intensi occhi scuri. Non avrebbe voluto entrare in convento, la giovane ragazza avrebbe, al contrario, voluto sposarsi e avere figli e vivere una vita semplice, quella che molte ragazze prima e donne poi avevano vissuto. Ma non era destino che ciò accadesse, e la ragazza Bernadette (morirà a soli 35 anni, nel 1879) visse e morì nel convento delle suore di Nevers, dove il suo corpo sopravvive ancora oggi posto in una teca di cristallo, con il bellissimo volto che sembra raccolto nel sonno. Il sonno della ragione per noi umani inspiegabile.

Antonio Mecca    

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