Si alza il Vento
- 29 giugno 2023 Cultura
Foto di apertura: l'Ingegner Caproni, affianco al protagonista di Si alza il Vento
Con tutte le probabilità queste poche righe cadranno nel vuoto come accaduto alla storie che vado ricordando. I milanesi e i lombardi ormai non ne hanno memoria ma i protagonisti di queste vicende hanno determinato un'epoca e il loro lascito è ancora nei nostri cieli; sono i nostri pionieri del volo. Uomini straordinari e una donna di raro, meraviglioso coraggio, finita ingiustamente nell'oblio.
Padre Francesco Lana de Terzi, bresciano appartenente all'ordine dei Gesuiti, sordomuto e gracile che nel 1670 dettò le basi della scienza aeronautica. Il Conte Paolo Andreani e i Fratelli Gerli che con un pallone aerostatico, nel 1784 si innalzarono ad una quota di 1500 metri su Milano; Cirillo Steffanini, meglio noto come il Capitano Stephenson, l’aeronauta di Porta Romana, romantico sognatore e antesignano del volo mondiale al quale neanche una vietta è stata dedicata. E la sublime ed inarrivabile Rosina Ferrario. Tutti dimenticati e tutti di queste parti.
In questo periodo, prima si è parlato di cambiare intitolazione all'aeroporto di Linate ed ora il Consiglio Regionale ha optato per quello di Malpensa. Su Linate, ovvero sull'aeroporto Enrico Forlanini, viene da tirare un sospiro di sollievo; se un milanese, classe 1848, che con le sue invenzioni finalmente realizzò le aspirazioni Vinciane sul volo umano (intraprese proprio a Milano dal Genio nel 1486 presso la corte di Lodovico il Moro), potesse finire soppiantato, è un'enormità troppo grande anche per la politica. Celebre rimane l'illustrazione della Domenica del Corriere dove il dirigibile Leonardo da Vinci sorvola le guglie del Duomo (22 luglio 1909). Tutta l'area, partendo dall'Idroscalo fino agli ex Stabilimenti Caproni in Via Mecenate, che nelle vicinanze ospitarono il primo aeroporto meneghino (quello di Taliedo), riecheggia unicamente di aviazione.
Ma anche la zona intorno all'antica Cascina Malpensa non è da meno. L'ingegner Giovanni Battista Caproni, trentino di nascita ma lombardo d'adozione (che se proprio la si vuol buttare sul pedigree, Sant'Ambrogio era tedesco), ottenne dalla Divisione Militare di Milano di sperimentare su quella terra brulla i suoi primi velivoli. Una cosa da nulla; praticamente fu il punto di partenza dell'industria aeronautica italiana. Un uomo le cui innovazioni nel campo dell'aviazione hanno fatto il giro del mondo. Un innovatore invidiato da tutti e rimasto nell'immaginario collettivo, da essere celebrato un secolo dopo dal grande maestro dell’animazione nipponica, Hayao Miyazaki, nel suo Si alza il vento.
E, infine, la dolce e integerrima Rosina Ferrario; la prima aviatrice milanese e italiana, la cui famiglia l'avrebbe voluta ammogliata e servizievole come le sue sorelle. Ma Rosina desiderava volare e proprio su quelle prime piste, nel 1912(Scuola di Aviazione di Vizzola Ticino, affianco a Malpensa) al suo primo tentativo si schiantò, rimanendo completamente illesa. Non demorse mai e a soli 24 anni riuscì a conseguire il brevetto di volo. A questo suo successo ribatté Carlo Maria Piazza, altro celebre, ma non certo illuminato, aviatore lombardo con queste parole: “Tutte le mie più vive congratulazioni, Signorina, ma preferirei saperla più mamma che aviatrice”. Rosina non vi diede peso e in seguito si esibì in numerose manifestazioni aeree in Italia e all'estero, suscitando l'ammirazione generale di pubblico e stampa. Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, scrisse a tutti per poter essere d’aiuto; alla Croce Rossa, ai Piloti Volontari e al Ministero della Guerra. Quest'ultimo le rispose: “Non è previsto l’arruolamento di signorine nel Regio Esercito”. Dopo qualche sporadica apparizione ai raduni, Rosina non volò più. Si sposò, ebbe due figli ed insieme al marito gestì il famoso Hotel Italia. Non rinunciò per le regole di una società dettate dagli uomini: smise perché il romanticismo di un'epoca era ormai giunto al termine.
In soldoni, questa sono le vite, i desideri e le speranze delle persone che hanno dato vanto e gloria a Milano e alla Lombardia nel campo dell'aeronautica in tutto il mondo. Di degni e celebri personaggi ai quali dedicare i nostri aeroporti, ne abbiamo a bizzeffe e forse, alla caparbia Rosina, che proprio a Malpensa in tempi socialmente arcaici, dimostrò a tutti di non essere da meno dei maschietti, sarebbe doveroso offrire una tardiva ma indiscussa riconoscenza.
Dai soggetti politici ormai non si richiede più istruzione personale; non si domanda neanche di rinunciare al nostro secolare servilismo. Ma almeno, se ci si erge a baluardo del territorio e ci si proclama strenui difensori delle tradizioni, sarebbe apprezzabile un minimo di consapevolezza dei trascorsi e di pertinenza con i luoghi.
Riccardo Rossetti