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- 07 febbraio 2021 Cultura
La Cittadella degli Archivi
Forse pochi sanno dell’esistenza di una cosiddetta “Cittadella degli Archivi” che si sta gradualmente estendendo e fra pochi anni diventerà una realtà più visibile in città. È un polo archivistico meccanizzato che ospita documenti del Comune di Milano. Si trova in via Gregorovius 15, zona Niguarda, un complesso rettangolare composto da due edifici principali, una struttura minore e una di tre piani nella quale risiede il deposito. Protetta da una cinta muraria che regola l'accesso, è senza dubbio uno dei più grandi archivi meccanizzati d’Europa. Vi sono conservati ben 100 km lineari di carta prodotti in oltre un secolo dal Comune di Milano, composti da 300 mila faldoni, 2 milioni di pratiche e fascicoli di interesse storico, sociologico, culturale e amministrativo. A dicembre scorso è stato realizzato un allargamento della struttura, che permetterà un aumento del 20 per cento del deposito archiviale fino a 150 chilometri lineari di documenti. Il sogno di un polo unico dell’archiviazione per la città è iniziato nel 2011 prevedendo un cambio d’uso dell’allora deposito civico che custodiva oggetti sequestrati dalle Forze dell’ordine. Fino ad allora i principali archivi comunali erano due: l'Archivio Storico Civico al Castello Sforzesco, tuttora attivo, con 2500 faldoni di materiale prevalentemente ottocentesco fino al 1910. La documentazione successiva al 1910 nell'Archivio Civico di via Deledda 16. Il resto degli archivi comunali era dislocato in uffici e sedi diverse. Il professor Francesco Martelli, sovrintendente della Cittadella, che si sta spendendo molto per ricollocare tutti gli archivi milanesi sparsi in un’unica sede, sostiene: “Il Comune ha 900 sedi di proprietà su Milano, la metà sono chiuse, almeno 150 di quelle aperte hanno archivi correnti, non storici, che ci sono creati per accumulo nel corso degli anni. All’ inizio nessuno di questi uffici voleva cedere il proprio archivio alla Cittadella”, per ragioni di autonomia e di sicurezza". Con le nuove normative antincendio che impongono adeguamenti onerosi degli spazi era una buona occasione per progettare una sede adeguata e l'edificio di via Gregorovius 15 era la destinazione naturale. Il nuovo sistema meccanizzato adottato ha in seguito convinto gli altri archivi sparsi ad affidare il loro materiale a questa Cittadella, così che ci sono 25 mila pezzi in coda in arrivo ancora da sistemare. L’impianto meccanizzato di ricerca e di estrazione dei faldoni è affidato all’archivista meccanico, un robot chiamato “Eustorgio”, che gestisce otto corsie di scaffali. Oggi grazie a lui si fanno 120 estrazioni al giorno, invece che 50-60 a settimana nel vecchio sistema, la meccanizzazione migliora la conservazione dei documenti e fa ridurre lo spazio occupato. Per il momento il 60 % degli archivi del Comune sono conservati nella Cittadella, il resto o è mappato o deve essere organizzato. L’archivio centralizzato è meccanizzato al 70% per il sovrintendente. Per ampliarlo il Comune ha previsto l'utilizzo provvisorio di un capannone dismesso confinante. La digitalizzazione del materiale, invece, essendo un processo lungo e costoso, procede lentamente; tramite l'utilizzo di scanner i documenti si conservano meglio del cartaceo e permette un accesso più diretto alla consultazione. Lo studio dei materiali di rilevanza storica è affidato soprattutto agli studenti dell’Università Statale che, grazie a un accordo voluto da Martelli svolgono qui tirocini retribuiti con la supervisione dei docenti. Con la collaborazione della stessa Università è nata nel 2019 il Master in Digital Humanities che unisce la Cittadella, i dipartimenti di Storia e Informatica della Statale con una ventina di partner privati. Proficua è pure la partnership con il liceo artistico di Brera per l'alternanza scuola-lavoro. Di tanto in tanto si scopre del materiale inedito. Ad esempio, è venuto alla luce che la Pietà Rondanini fu acquistata al 90% dal Comune di Milano, poiché i privati si sfilarono all'ultimo momento. Dal marzo 2015 l'Archivio è aperto al pubblico per la consultazione dei documenti. Dal 2017 è stato inaugurato un ciclo di murales ospitati nel perimetro esterno del polo archivistico realizzati da numerosi artisti, che hanno interpretato la storia di Milano ispirati dalla documentazione dell’Archivio. La Cittadella, volendo essere un luogo vivo, secondo le intenzioni del Sovrintendente Martelli, si propone anche come spazio aperto alla città per cui dal 2019 ha avviato una serie di mostre e opere artistiche utilizzando il patrimonio documentale. L’ultima ancora in svolgimento è la mostra su Philippe Daverio. Estendendosi sempre più il parallelepipedo in cemento armato di via Gregorovius, come si presenta ai visitatori, la Cittadella degli Archivi si chiamerà MI. MA Milan Metropolitan Archive e diventerà un punto di riferimento europeo per l’archiviazione.
Luciano Marraffa