TRA I COLORI E GLI ODORI DEL SUD
- 10 settembre 2021 Cultura
Il primo impatto era stato quello della luce, talmente intensa da abbagliare quasi. Poi quello degli odori, intensi anch'essi e suscettibili di fascinazione anche se non tutti della medesima gradevolezza. Molti di questi odori non propriamente afrodisiaci provenivano dal gran numero delle bestie presenti a quel tempo nel paese: cavalli, asini, maiali, pollame. La Basilicata degli anni Sessanta, della quale Rionero e Atella erano i paesi che lui aveva imparato a conoscere meglio poiché del primo era originaria la madre e del secondo il padre, gli offrivano una visione del Sud che per molti anni avrebbe rappresentato la sola visione del meridione di Italia da lui conosciuta. I profumi della campagna non trovavano barriere che impedissero loro di invadere i paesi, e quella mescolanza di odori di piante, di terra e di vento che arrivava da lontano recando con sé odori remoti, sembrava i primi tempi stordirlo. Nel paese - Atella o Rionero che fosse - prevalevano altri odori: quello dei pomodori in primis, selezionati per preparare la salsa da consumare in autunno e d'inverno, o dei peperoni fatti bollire nell'aceto per poi essere conservati a loro volta nei vasi di vetro. Le case erano a quei tempi tutte molto antiche, case dalle mura spesse, a due piani, di pietra grezza sulla quale si sarebbero potuti strofinare ed accendere tronchi d'albero. L'ingresso di queste case era velato da tendine di perline di metallo che scendevano per tutta la lunghezza della porta, e che servivano per sbarrare l'ingresso alle mosche e alle zanzare. Ma non agli odori del cibo, i quali fuoriuscivano dalle cucine unendosi a quelli delle altre case. Quella mescolanza di profumi di ragù - preludio a un lauto pranzo - e di carni arrosto, o di patate e di verdure: peperoni in primis, stimolavano non solo l'appetito ma anche la fantasia, inducendo la mente ad andare indietro nel tempo, nello scandaglio di una memoria ancora di troppo recente formazione per potere essere in grado di ricordare avvenimenti lontani. E qui gli veniva in aiuto la fantasia, costruendo con l'immaginazione squarci di esistenze mai conosciute. Dopo il primo piatto quasi sempre a base di pastasciutta, arrivava l'ora del riposo chiamata controra, al quale lui raramente si univa. Preferiva leggere, fumetti nei primi tempi, libri polizieschi poi, che sapevano garantirgli l'emozione dell'avventura. Poi si riceveva la visita di qualche parente, o erano loro a ricevere la nostra. Nel silenzio del primo pomeriggio, qualche voce isolata fuoriusciva dalle case, spesso accompagnata dal raglio dell'asino, dal grufolare del maiale o dal chiocciare delle galline.
In quel silenzio inondato dal sole, bianco sudario che avvolgeva case e persone non sempre altrettanto candide, vi era come un distillato di eternità, la consapevolezza quasi di una dimensione che si sarebbe raggiunta a tempo debito. La grande familiarità della gente, che parlava e agitava le braccia e sorrideva quasi con teatralità, era un'altra caratteristica di quella popolazione, civilissima e ospitale. I vecchi, gli uomini soprattutto, spesso camminavano con l'ausilio di un bastone, muovendosi acciaccati per via dell'artrite, procuratasi nel duro lavoro dei campi sotto un sole spietato. E poi c'erano le feste del paese, con le vie sovrastate da archi di luci colorate che quando alla sera venivano accese, donavano gioia con i loro vivaci colori simili a gioielli luminosi. I gioielli a quei tempi se li potevano permettere in pochi, ma quelli composti dalle luci festive erano invece patrimonio di tutti. A queste feste partecipavano spesso cantanti noti in tutta Italia, che seguivano l'orchestrina locale precedendo i fuochi di artificio. Fuochi che riproducevano nel cielo i colori delle luci degli archi. Era come se quegli archi avessero lanciato a mo' di frecce le luci sottostanti, facendole esplodere e fiorire e confluire nella volta celeste. Quei ricordi sarebbero rimasti per sempre nel suo cuore, aiutandolo a battere meglio al pari di sangue fresco che ne facilitasse le funzioni.
Antonio Mecca