TRASFERTA AMERICANA 4

L’agenzia “Buon Viaggio” si trovava a un centinaio di metri dal palazzo comunale, sulla destra, incastrata tra una bottiglieria e un tabaccaio. Bacco, Tabacco e Venere riducono l’uomo in cenere. Qui mancava la Venere, almeno in apparenza, mentre all’interno dell’agenzia erano addirittura in due. All’esterno, sulla vetrina, vi era una serie di cartelli fotografici indicanti mete italiane e straniere con prezzi che variavano dal medio basso al medio alto, inteso quest’ultimo come dito medio sollevato da qualche potenziale cliente per protesta verso i prezzi sbandierati. All’interno della agenzia erano presenti due impiegate di età e bellezza differenti. La prima: quella più vicina all’ingresso, era una bionda palesemente tinta, con occhiali in tinta anch’essi dalla montatura dorata, la quale doveva veleggiare tra i cinquanta e i sessanta, più vicina a quest’ultima età - ultima prima del crollo finale - il cui sguardo leggermente spento e pesantemente truccato stava a dimostrarlo. La seconda, con la scrivania di fronte alla porta di ingresso era invece una mora fra i trenta e i trentacinque, priva di occhiali perché i suoi occhi: neri come i capelli, sembravano vederci benissimo. La sua pelle era di un caldo color tabacco, un tabacco non ancora bruciato che non emanava il puzzo di cenere calda. 

Fu da lei che mi diressi, dato che per prima aveva risposto al mio saluto.

- Vorrei prenotare un volo per Los Angeles in partenza domani da Malpensa.

- Va bene – acconsentì con un fresco sorriso.

- Ho già in mente l’albergo: Hotel Sunshine, in Escamillo Drive.  

Aspettai che desse segno di ricordare. Il che avvenne di lì a poco, quando ebbe modo di consultare il suo computer.

- Abbiamo già mandato lì un nostro precedente cliente - osservò. 

- Che forse si è trovato talmente bene da non volere fare più ritorno.

Pur continuando a fissarmi e a sorridermi, diminuì l’intensità del sorriso aumentando quella del suo sguardo.

- Non capisco.

- Neppure io. Ed è per questo che intendo recarmi sul posto. Per capire.

Le mostrai - affinché capisse meglio - la mia licenza di investigatore privato. Lei ne lesse le generalità.

- Gli è forse successo qualcosa?

- Quasi di sicuro. Fatto sta che è scomparso, senza lasciare tracce.

Per un po’ rimase in silenzio. La sua collega aveva interrotto la battitura del testo che stava redigendo al computer per mettersi in ascolto. L’altra: più giovane, più bella, più simpatica, disse:

- La famiglia si è messa in contatto con le autorità competenti?

- Sì. Ma la loro competenza non è stata sufficiente per capirci qualcosa.

- Mi spiace - commentò lei in tono ben poco dispiaciuto. Se mai seccato, perché temeva che il buon nome dell’agenzia ne potesse risentire.

- È stata lei a indirizzare Santini in quell’hotel? Il Sunshine?

- Sì. Ci aveva chiesto un albergo non molto costoso e non troppo lontano dalla downtown.

- Che sarebbe…?

- Il centro città.

Annuii. Per poi chiedere:

- Nessun altro prima o dopo di lui è approdato, tramite la vostra agenzia, in quell’albergo o in un altro di 

  quella città?

- In quella città, sì. In quell’albergo, no.

- In quale data?

Controllò. Le prenotazioni risalivano tutte a molte settimane prima.

- Va bene. Allora fissatemi per favore un posto in questo hotel e uno sul volo Malpensa - Los Angeles.

- Sì, certo.

Cominciò a consultare il computer, per poi di lì a poco riprendere a parlare mentre la sua collega più stagionata aveva ripreso a ticchettare sulla tastiera.

- Quanti giorni intende restare all’Hotel?
- Sette, come i colli di Roma. Sperando di non rimetterci l’osso del collo. O del colle.

Sorrise. - Mentre la partenza, per quando?

- Direi che già domani, se non troppo sul presto, potrebbe andare bene. Magari nel pomeriggio, così che se

dovessi morire la cosa potrebbe suonare come letteraria perché “Morte nel pomeriggio”.

- Bel libro, quello - commentò. Poi aggiunse: - C’è un volo in partenza da Malpensa domani pomeriggio alle 16,00. Le andrebbe?

- Sì. L’arrivo, invece?

- Quindici ore dopo, alle sette antimeridiane.

- Direi che è cosa fatta.

- Allora - rispose sorridendo, - le prenoto il volo Alitalia di domani pomeriggio giovedì 18

 ottobre in partenza alle ore 16,00. Va bene?

- Va bene. Così come spero vada bene anche all’arrivo, se mai un arrivo ci sarà.

- Sia fiducioso, signor Solmi. Sorrida alla vita.

Sorrisi a lei, invece, che di vita doveva averne ancora molta davanti. E anche addosso, visto il delizioso girovita presente al centro del suo fisico. 

Dopo avere pagato con la carta di credito uscii dall’agenzia per fare ritorno al parcheggio e alla mia auto. Sollevai lo sguardo fino al quarto piano del palazzo dove Marco Santini aveva abitato. I bagliori delle onde lacustri continuavano a riflettersi e a flettersi sulla sommità del balcone, ectoplasmi sempre impegnati nel tentativo di riappropriarsi della loro passata umanità. Io invece ero intenzionato a tentare di ritrovare qualcuno che forse anch’egli si era andato trasformando in fantasma.    


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