TRASFERTA ITALIANA 10
- 13 dicembre 2021 Cultura
- Sì. Adesso te lo mostro.
Si spostò quindi per lasciarci libero il passaggio. L’uomo che
aveva intascato il malloppo mi fissò sconcertato. Si trattava di un individuo
sulla quarantina, di bell'aspetto e ben pettinato, i lineamenti del volto
stravolti per la tensione.
- Cosa sta succedendo? – chiese con voce tremante, voce dal
tipico accento italiano.
- Ora lui ce lo dirà – gli rispose Hans con voce cattiva.
Mi invitò a sedere, o meglio mi costrinse. Mi lasciai cadere su
una poltrona a un lato del divano, sempre tenuto d’occhio dal nero occhio della
pistola.
. Chi sei, amico? Quale professione svolgi?
- Svolgo le pagine finali del libro della tua esistenza –
risposi – Che non sono belle da leggere come quelle iniziali.
Si produsse in un mezzo sorriso; sperai non si fosse riprodotto
anche geneticamente, perché altrimenti la sua progenie non avrebbe certo potuto
partecipare al concorso per Mister o Miss Universo.
Gettami il portafoglio – ordinò con tono di voce cattivo.
Sfilai il portafoglio dalla tasca interna della giacca e glielo
gettai ai piedi come quello che Eddie Mars aveva gettato sul tavolo della
roulette ne “Il grande sonno”. Lui lo raccolse e lo aprì. Trovò quindi il
documento che attestava la mia professione, il mio nome e recapito, la mia
nazionalità.
- È uno sbirro – sintetizzò lui. – Privato ma pur sempre uno
sbirro.
Si rivolse poi nuovamente a me.
- Perché stavi tenendo d’occhio questi due?
Non risposi.
- E allora?
- E allora non ti deve interessare – fu la mia risposta.
Sorrise, acido. – No, eh? Chi stavi seguendo dei due?
Scossi la testa, cocciutamente.
- Non sono tenuto a risponderti.
Lui si avvicinò, e con la canna della pesante pistola mi colpì
sulla guancia destra, perché il colpo: sferratomi a semicerchio da sinistra a
destra, fu violento e doloroso. Poi sentii frugarmi nelle tasche, fino a
trovare e ad estrarre lo smartphone. Quindi, sempre tenendomi d'occhio,
controllò il telefono alla ricerca delle telefonate fatte o ricevute e dei
messaggi ricevuti o fatti.
- Ha telefonato all'incirca due ore fa a un certo Solmi, inviandogli
alcune foto e video della tua camera, Vania. E prima ancora, sempre a questo
Solmi ha telefonato intorno alle nove. Cioè, alla stessa ora in cui il treno
per Rimini era in partenza da Milano. Bene – continuò tornando
a rivolgersi agli altri due. - Siamo stati scoperti. Tutto quello che ci resta
ora da fare è di ritardare la diffusione della scoperta e tagliare la corda.
- E io? – chiese l’uomo che aveva contattato Vania e che avevo
scambiato per un semplice cliente.
- Anche tu sei fregato, amico.
Non appena pronunciata l'ultima parola, un colpo di pistola fece
tremare le pareti della stanza e quella parietale sinistra del suo cranio.
L’uomo crollò a terra, con un buco alla tempia e gli occhi
sbarrati sul nulla. Io cominciai a diventare sempre più presbite, perché non
più in grado di vedere da lontano il mio futuro.
- In quanto a te…- ...la suspense si protrasse per un tempo per
me interminabile. - … conviene per il momento lasciarti in vita. Sei americano,
io sono russo, e non vorrei per questo motivo innescare una nuova guerra
fredda. Cosa ne dici?
- Dico che una guerra fredda in questa stagione calda potrebbe
sostituire egregiamente il condizionatore che qui invece manca.
- Ma se tu verrai freddato, almeno due elementi insieme a
quell’imbecille – indicò il cadavere da lui appena prodotto – ci saranno
eccome.
Non dissi nulla, perché le mie freddure rischiavano di freddare
anche me.
- Voltati- ordinò.
Di lì a poco sembrò che la stanza si voltasse con me. mi
crollasse sulla testa e il buio mi avvolse come un nero sudario, come il foro
risucchiato della canna della pistola che si fosse allargato fino a ingoiarmi e
assorbirmi nel suo fottuto ventre.
Antonio Mecca