TRASFERTA ITALIANA 6
- 06 dicembre 2021 Cultura
Salito
a bordo della mia auto temporanea pensai se fosse il caso di telefonare a
Solmi. Decisi di no, dato che forse stava ancora dormendo il sonno del giusto.
Trascorse una mezz'ora prima che la coppia apparisse. Nel frattempo avevo
cavato di tasca lo smartphone e quando furono a tiro di obiettivo scattai altre
foto. La ragazza salì a bordo dell'auto, una Peugeot azzurra come il mio
trolley ma che invece di due ruote ne aveva quattro, e molto più grandi,
sufficienti per alimentare il fuoco di un bivacco di prostitute per molte notti
di seguito. Si diresse, con l'uomo al volante, nella prima traversa sulla
destra e raggiunsero i giardini pubblici. Scesero dalla macchina per entrare
nel giardino. Li seguii, seguendoli con discrezione, a distanza di sicurezza e
girando al contempo un filmato. L’uomo a un certo punto passò un braccio:
quello destro, intorno ai fianchi della ragazza; dopodiché si fermò e la baciò
a lungo, con voracità. Io scattai un altro paio di foto. Mi dispiaceva per il
mio cliente, innamorato perso come la sua gioventù; del resto quando ci si
invaghisce di una donna che è ancora una ragazza, e per di più prostituta, ci
si devono aspettare svolte del genere. I due ripresero a camminare,
raggiungendo la parte opposta del giardino e poi uscendo in strada, la quale
strada portava il nome del più famoso scrittore italiano: Manzoni, e conduceva
al più famoso teatro del mondo: La Scala.
Qui giunti fecero il periplo del teatro e imboccarono una viuzza che
sfociava in una via più larga la quale portava al castello cittadino, una
magnifica costruzione torreggiante alla periferia di un grande parco chiamato
Sempione. Ora pensai fosse giunto il momento di telefonare a Solmi, perché
doveva ormai essersi svegliato e perché avevo bisogno della sua collaborazione.
- Sì? – rispose pressoché subito. – Novità, Frank?
- Sì. Direi di sì.
Lo misi al corrente di tutto e di dove mi trovavo. Quindi Solmi disse:
- Va bene. Prendo un taxi e ti raggiungo ipso facto.
- Come…?
- Lascia stare. A fra poco.
Arrivò di lì a venti minuti, quando ancora i due si trovavano seduti
sulla panchina prescelta intenti a parlare e di tanto in tanto a
sbaciucchiarsi.
- Converrebbe che quando e se i due si separeranno, ciascuno di noi
seguirà l'uno e l'altra – disse Solmi.
- Quello che più interessa è l'uomo, perché della donna conosciamo già
l’indirizzo.
- Sì – approvai. – Non ci resta che aspettare.
Non molto, del resto, perché di lì a poco i due si alzarono,
incamminandosi verso l'uscita. Tornarono in piazza della Scala e da qui lungo
la via Manzoni in precedenza percorsa, fino a corso Venezia e alla trattoria
nei cui pressi l’auto di Vania e quella di Solmi erano parcheggiate. Poi i due
si baciarono nuovamente, prima di accomiatarsi. La donna salì a bordo della sua
auto, l'uomo si avviò a piedi verso corso Buenos Aires.
- Io seguo la ragazza – mi disse Solmi. – Tu invece l’uomo
Così
fu. Mentre le due auto: quella della ragazza e quella del mio collega si
allontanavano in direzione di corso Buenos Aires, presi a pedinare il tipo con
il quale Vania aveva amoreggiato. Procedette fino a una strada che sfociava in
una più ampia confluente in piazza “Cinque Giornate”.
Antonio Mecca