La crisi sociale morde in tutto il mondo del lavoro, in particolare nei confronti di un ceto medio, medio basso, popolare, spesso disperso, che corre il rischio di essere decimato dagli effetti delle limitazioni in corso. Cresce in questo modo l'esercito degli invisibili. Peraltro cambia rapidamente l'organizzazione del lavoro aprendo nuovi problemi di tutele e di garanzie. I lavoratori dipendenti del privato e del pubblico sono in misura diversa colpiti dalla crisi. Pur essendo proprio dei sindacati il rapporto con i mondi del lavoro, l'Anpi deve manifestare la sua vicinanza e la sua piena solidarietà, nell'ambito di una diversa prospettiva economico sociale.
Il Comitato Nazionale denuncia la persistenza e per alcuni aspetti l'incremento dei fenomeni di revisionismo storico, tesi a una sostanziale rivalutazione del ventennio fascista. Assieme, gruppi fascisti strumentalizzano la legittima tensione sociale causata dalla crisi, dando vita a manifestazioni, a provocazioni e aggressioni, come analogamente avviene in altri Paesi: un'ulteriore conferma, che si aggiunge al veleno del razzismo, dei pericoli che corre la democrazia. Va perciò tenuto alto l'impegno del
contrasto ai neofascismi, ai razzismi e a ogni revisionismo. Il rapporto con le giovani generazioni è una priorità in generale e una priorità specifica per l'Anpi anche perché esse sono il punto di intersezione più evidente col malessere delle periferie. I temi di una vita sociale “sostenibile” e della lotta al riscaldamento globale sono propri delle ultime generazioni. Occorre perciò una ancor più coraggiosa apertura verso i giovani da parte di ogni nostra organizzazione e, specificamente, uno dei terreni di maggiore impegno dell'Anpi dev'essere quello della formazione, in particolare nella scuola e nelle università assieme a una speciale attenzione ai temi della sostenibilità ambientale. È più in generale all'ordine del giorno la cura e la tutela delle persone, a cominciare dalle fasce più fragili per ragioni di salute, di età, di condizione sociale. Le vicende legate al governo del contrasto alla pandemia dimostrano i limiti insiti nella riforma del Titolo V della Costituzione e mettono in luce l'urgenza di una riflessione a partire dalla necessità di salvaguardare il fondamento dell'unità nazionale e garantire l'eguaglianza dei diritti, dei servizi e delle tutele ai cittadini su tutto il territorio nazionale. A maggior ragione, come dichiarato in passato, il Comitato Nazionale ritiene l'autonomia differenziata una proposta impraticabile, divisiva e profondamente sbagliata. Più in generale e a più lunga scadenza si propone il tema di una nuova statualità, cioè di un nuovo rapporto fra Stato (nelle sue più ampie articolazioni), società, corpi intermedi. Una nuova statualità non può che nascere da una grande “riforma intellettuale e morale” che richieda soggetti, energie e progetti da suscitare anche grazie all'associazionismo e al volontariato laico e cattolico. L'importante dibattito svolto in Comitato nazionale, di cui in questa risoluzione si sottolineano alcuni significativi spunti, contribuisce ad avviare la riflessione sul documento che porterà tutta l'Anpi alla prossima stagione congressuale".