Piano cave della Città Metropolitana di Milano, Giunta approva la proposta
- 15 giugno 2021 Dalla Lombardia
Cattaneo: equilibrio tra esigenze imprese e ambiente Settore sabbia e ghiaia un lavoro condiviso tra tutti i soggetti
Piano cave Città Metropolitana di Milano, Giunta approva proposta.
La Giunta di Regione Lombardia, su proposta dell’assessore all’Ambiente e Clima, Raffaele Cattaneo, ha approvato dunque la proposta di nuovo Piano cave della Città metropolitana di Milano per il settore merceologico sabbia e ghiaia. Ora il progetto passerà al Consiglio regionale per l’esame.
“Un lavoro impegnativo – ha detto Raffaele Cattaneo – reso possibile grazie all’intenso lavoro di tutti gli attori del territorio: Città metropolitana di Milano, Comuni, gestori parchi e operatori privati. Esso giunge in porto a due mesi dall’approvazione da parte della Giunta del progetto di legge per la ‘Disciplina della coltivazione sostenibile di sostanze minerali di cava e per la promozione del risparmio di materia prima e dell’utilizzo di materiali riciclati‘, che è all’esame del Consiglio. E a meno di un mese dall’approvazione in Consiglio regionale del Piano cave per la provincia di Mantova. A reale dimostrazione dell’attenzione che Regione Lombardia pone su questo settore e alla cura del territorio”.
Portata e durata del Piano
Il Piano cave Città Metropolitana avrà infatti un Impatto diretto su tutta l’area metropolitana di Milano ma, per portata e dimensioni, anche indirettamente su tutta la regione ed oltre. La nuova pianificazione avrà durata decennale dalla data di pubblicazione sul Burl.
La proposta di nuovo Piano assume come riferimento lo stato di attuazione dell’ultimo Piano cave approvato nel maggio 2006 e che ha perso definitivamente efficacia il 30 giugno 2019. Una proposta elaborata sulla base della proposta adottata dalla Città metropolitana di Milano il 14 marzo 2019 e della Relazione istruttoria, elaborata dagli uffici regionali, che ha recepito le indicazioni e valutazioni del Comitato tecnico consultivo regionale per le attività estrattive di cava del 22 dicembre 2020.
“A seguito dell’istruttoria regionale – ha spiegato l’assessore all’Ambiente – sono state apportate delle modifiche alla proposta di Città Metropolitana di Milano. Sulla scorta delle controdeduzioni alle osservazioni pervenute. Ma anche al recepimento delle indicazioni e delle condizioni contenute nei pareri del Comitato cave e in quello ‘Motivato finale'”.
Fabbisogni e Ambiti territoriali estrattivi
Il Piano individua così un fabbisogno di sabbia e ghiaia di 32.000.000 metri cubi da soddisfare in 24 Ambiti territoriali estrattivi (Ate) e in 7 cave di recupero, i cui volumi tuttavia non concorrono al soddisfacimento dei fabbisogni.
Il Piano inoltre non identifica cave di riserva per opere pubbliche. Perché, da quanto rilevato, quelle in programma generano già sufficiente materiale da riutilizzare. Anche se è una previsione in effetti soggetta a verifica periodica.
Piano cave Città Metropolitana: nuovi Ate e cave di recupero
Gli Ambiti territoriali estrattivi (Ate) individuati sono quelli di: 1 Castano Primo, Nosate; 2 Castano Primo; 3 Buscate, Dairago; 4 Cuggiono, Robecchetto con Induno; 5 Cerro Maggiore; 6 Nerviano; 7 Arluno, Casorezzo; 8 Paderno Dugnano; 9 Paderno Dugnano; 10 Bollate, Senago; 11 Vaprio d’Adda; 12 Cassano d’Adda; 13 Pozzuolo Martesana, Truccazzano; 14 Cernusco sul Naviglio; 15 Cernusco sul Naviglio; 16 Pioltello, Rodano, Peschiera Borromeo; 17 Pantigliate, Peschiera Borromeo; 18 San Donato Milanese, San Giuliano Milanese; 19 Pero; 20 Zibido San Giacomo; 21 Gaggiano, Trezzano sul Naviglio, Zibido San Giacomo; 22 Zibido San Giacomo; 23 Zibido San Giacomo; 24 Bareggio.
Le 7 cave di recupero individuate sono quelle di: 1 Segrate; 2 Milano; 3 Pregnana Milanese; 4 Arluno; 5 Arluno, Santo Stefano Ticino; 6 Colturano; 7 Busto Garolfo, Casorezzo.
Nessun ambito per il settore argilla
Il Piano del 16 maggio 2006 comprendeva 2 Ate per la coltivazione di argilla (ATEa). La proposta attuale, recependo le indicazioni di Città Metropolitana, non prevede ambiti territoriali estrattivi per il settore argilla. In quanto non necessari per il soddisfacimento dei fabbisogni.
Cave cessate da recuperare
La città Metropolitana nella proposta di nuovo Piano cave 2019/2029 ha ritenuto di definire come ‘cava di recupero’ non esclusivamente le ‘cave cessate’ ma anche quelle con attività estrattiva in atto e con progetti di coltivazione approvati e/o autorizzati il cui completamento consentirebbe, ad esaurimento del ‘giacimento’, la definitiva restituzione all’uso previsto.
Le 7 cave di recupero individuate sono di due tipologie: n. 2 individuate nel Piano cave 2006 con progetti attuativi da concludere; n. 5 nuove costituite a partire da cave esistenti (Ate) collocate in contesti di particolare rilevanza ambientale e paesaggistica. Per le cave finalizzate al recupero è stata assunta come priorità quella di subordinare l’intervento all’efficacia e fattibilità del recupero ambientale stesso, vincolato al riuso del territorio, attraverso la partecipazione attiva dei soggetti interessati, la condivisione e il convenzionamento con gli Enti coinvolti.
Fabbisogno in riduzione
La proposta del nuovo Piano cave è stata elaborata partendo dal presupposto che non esistono porzioni di territorio con spiccata vocazione all’attività estrattiva. In particolare in un’area intensamente urbanizzata e con importanti vincoli ambientali e infrastrutturali come quella della Città metropolitana di Milano.
Inoltre, attraverso la valutazione della consistenza della risorsa mineraria, sono stati individuati ma non più riproposti, alcuni ambiti. Perché risultavano praticamente esauriti i volumi di Piano cave, con potenzialità futura estremamente ridotta e non significativa per una nuova pianificazione decennale. In quanto di tratta di progetti mai attivati. O ancora perché il loro recupero era ormai in fase di conclusione o senza possibilità di ulteriori espansioni.
Nuovi vincoli e limitazioni
La conclusione attuale in effetti nasce dall’istruttoria condotta sui 27 giacimenti individuati nel Piano cave 2006 e quelli contigui agli Ambiti territoriali estrattivi. Anche in seguito dei nuovi vincoli/limitazioni nel frattempo intervenuti. Ossia che, nella maggior parte dei casi, essi non possano più essere considerati come “parte di territorio interessata dalla presenza di risorse minerali di cava priva di vincoli non eliminabili e di ostacoli che ne impediscano lo sfruttamento”. Gran parte dei giacimenti e degli Ate individuati nel Piano cave 2006 ricadevano inoltre nel Parco Agricolo Sud Milano. Il cui Piano territoriale di coordinamento ha espressamente previsto all’art. 45 c. 1 che “nel territorio del Parco è vietata l’apertura di nuove cave ed è consentito il solo ampliamento delle attività esistenti”.
ama