25 Aprile

Com’è nata la Costituzione
Quando non trovi le parole, cercale in un libro.

Così per ricordare l’anniversario della Liberazione ho aperto “Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana” ed. Einaudi 1973  a pagina 317. Lettera di Giacomo Ulivi, 19 anni studente di Legge a Parma, fucilato il 10 novembre 1944 sulla Piazza Grande di Modena. Medaglia d’argento al Valor Militare.
La validità delle parole di Giacomo non richiede alcun commento. Sono stupefacenti nella loro attualità.
Lucio Oldani

Cari amici, 
Vorrei che con me conveniste quanto ci sentiamo impreparati, e gravati di recenti errori, e pensassimo al fatto che tutto noi dobbiamo rifare. Tutto dalle case alle ferrovie, dai porti alle centrali elettriche, dall’industria ai campi di grano... Ecco, per esempio, quanti di noi sperano nella fine di questi casi tremendi, per iniziare una laboriosa e quieta vita, dedicata alla famiglia e al lavoro? Benissimo: è un sentimento generale, diffuso e soddisfacente. Ma, credo, lavorare non basterà: nel desiderio invincibile di “quiete”, anche se laboriosa, è il segno dell’errore. Perché in questo bisogno di quiete è il tentativo di allontanarsi il più possibile da ogni manifestazione politica. È il tremendo, il più terribile risultato di un’opera di diseducazione ventennale, diseducazione o educazione negativa, che martellando per vent’anni da ogni lato, è riuscita ad inchiodare in molti di noi dei pregiudizi. Fondamentale quello della “sporcizia” della politica... tutti i giorni ci hanno detto che la politica è lavoro di “specialisti”... Comodo, eh? Lasciate fare a chi può e deve; voi lavorate e credete, questo dicevano: e quello che facevano lo vediamo ora che nella vita politica - se vita politica vuol dire soprattutto diretta partecipazione ai casi nostri - ci siamo scaraventati dagli eventi. Qui sta la nostra colpa... i nostri nonni dettero prova di qualità uniche in Europa, di un attaccamento alla cosa pubblica, il che vuol dire a se stessi... ci siamo lasciati strappare di mano tutto, da una minoranza indegna, moralmente e intellettualmente... Il brutto è che le parole e gli atti di quella minoranza hanno intaccato la posizione morale, la mentalità di molti di noi. Al di là di ogni retorica, constatiamo come la cosa pubblica sia noi stessi, la nostra famiglia, il nostro lavoro, il nostro mondo, insomma, che ogni sua sciagura, è sciagura nostra... E se ragioniamo, il nostro interesse e quello della “cosa pubblica” finiscono per coincidere. Appunto per questo dobbiamo curarla direttamente, personalmente, come il nostro lavoro più delicato e importante. Perché da questo dipendono tutti gli altri, le condizioni di tutti gli altri. Se non ci appassioniamo a questo, se noi non lo trattiamo a fondo, specialmente oggi, quella ripresa che speriamo, a cui tenacemente ci attacchiamo, sarà impossibile... nei prossimi mesi si deciderà il destino del nostro Paese, di noi stessi:...nostra sarà la responsabilità se andremo incontro a un periodo negativo...Se credete nella libertà democratica, in cui nei limiti della costituzione, voi stessi potreste indirizzare la cosa pubblica,...desiderate che la facoltà di eleggere, per esempio, sia di tutti, in modo che il corpo eletto sia espressione diretta e genuina del nostro Paese. Dovete convincervi e prepararvi a convincere, non a sopraffare gli altri, ma neppure rinunciare. Oggi bisogna combattere contro l’oppressore. Questo è il primo dovere di tutti. Ma è bene prepararsi a risolvere quei problemi in modo duraturo, che eviti il risorgere di essi e il ripetersi di tutto quanto si è abbattuto su di noi.                       
G.U.

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