Expo: pro e contro

Punti a favore

Dieci milioni di biglietti già venduti, con l’obiettivo di provare a raddoppiare il numero entro la fine dell’Expo.
È questo il traguardo che, se fosse realmente tagliato, metterebbe a tacere gli scettici e i profeti di sventura che negli anni scorsi avevano pronosticato il fallimento invevitabile di Expo, elevandolo a immagine simbolica della situazione italiana, dove secondo la loro visione imperversano implacabili inefficienza e corruzione, e niente altro. Fortunatamente per l’Italia, la sua reputazione all’estero, seppure incrinata leggermente dagli echi della situazione economica e politica, è legata principalmente all’immagine di un Paese patria delle maggiori eccellenze alimentari del mondo. La prospettiva di trovare in un unico luogo tutte le eccellenze del cibo made in Italy, con in più anche quelle della maggior parte del mondo, ha spinto molte persone a prenotare il biglietto per venire a Milano. Sarà questa massa di turisti il lascito più grande che Expo lascerà alla città, e se anche non ci sarà il “miracolo economico” promesso negli scorsi anni, certamente l’Esposizione darà una boccata d’ossigeno agli esercizi commerciali milanesi, e di riflesso anche a molte altre tipologie di lavoratori, da troppo tempo in sofferenza a causa della crisi economica. Altro punto a favore di Expo sarà il fatto che, per tutti i sei mesi della rassegna, Milano sarà sotto i riflettori internazionali, sia a causa dell’arrivo di importanti personalità del panorama politico mondiale, sia sopratutto per i dibattiti di importanza planetaria sull’alimentazione che avranno come base la città meneghina. Milano sarà quindi una sorta di “palcoscenico del mondo”, dove l’Italia giocherà il ruolo di protagonista assoluta, avendo i riflettori globali puntati addosso: a quel punto il successo o l’insuccesso dipenderà solo da quanto gli organizzatori saranno bravi a guidare la macchina di Expo, tenendo in mente ed evitando gli errori del passato anche recente. Ultimo punto a favore di Expo è, infine, l’eredità di servizi e infrastrutture che lascerà a Milano. Seppur indirettamente, infatti, l’Esposizione milanese ha trascinato il rinnovamento urbanistico, fungendo da catalizzatore a tutti i progetti che negli ultimi anni hanno interessato la città, uno su tutti quello che ha riguardato la zona di Porta Nuova. Inoltre, grande importanza per la città avrà anche l’area espositiva di Rho-Pero, che una volta finito Expo dovrà essere riconvertita, anche per evitare situazioni analoghe ad altri Expo del passato, come ad esempio quello di Siviglia, la cui area espositiva versa oggi per buona parte in uno stato di degrado e abbandono. Delle proposte al vaglio, la più interessante prevede di riadattare le strutture già esistenti per dare vita al nuovo polo della Statale, formando così una delle cittadelle universitarie più grandi e importanti d’Europa. Senza dubbio, il nuovo quartiere degli studi sarebbe il lascito più bello che Expo potrebbe lasciare a Milano, con un ideale passaggio di consegne tra due diverse eccellenze italiane.     

Punti a sfavore

Stando agli articoli di giornale degli ultimi anni, ci sarebbe da mettersi le mani nei capelli.
Tutto incomincia con l’assegnazione dell’Expo a Milano, e la conseguente corsa per garantirsi i posti chiave all’interno della nascitura macchina organizzativa.
Nel corso dei primi due anni, infatti, sui mezzi di informazione si è registrata un’eco delle lotte intestine che hanno visto scontrarsi le varie correnti del centrodestra allora dominante a Milano e in Lombardia, con un conseguente spreco di tempo e un mancato approfondimento dei temi dell’evento.
È a partire dagli anni di questa competizione che risale un altro dei peccati imputabili alla società Expo, vale a dire quello di una comunicazione poco attenta e curata.
Negli anni iniziali infatti, complici anche le lotte sopra descritte, ben poco spazio sui giornali occupava il tema di Expo, vale a dire il cibo e l’alimentazione.
Le conseguenze di ciò sull’opinione pubblica sono state molto dannose, se si pensa che nei primi tempi dell’assegnazione non si capiva bene che cosa fosse Expo nel concreto, e addirittura ancora adesso non sono poche le persone che considerano l’Esposizione universale come una specie di “grande fiera dell’agro-alimentare”, ignorando totalmente il dibattito internazionale sulle tematiche della nutrizione e dell’alimentazione sostenibile che si sta sviluppando parallelamente all’evento vero e proprio.
Per toccare temi più recenti, invece, gli errori nella comunicazione sono stati fatti per esempio con la diffusione dei rendering dell’interno di diversi padiglioni, che sembravano disegnati dalla mano di un bambino, oltre che con una serie di altre piccole gaffe, che sommate contribuiscono a dare un’immagine non propriamente positiva.
Un altro tema che ha suscitato dibattiti ha riguardato la questione della forza lavoro all’interno del sito espositivo di Rho e nella serie di eventi connessi ad Expo.
Risale ai giorni scorsi la polemica sui giovani che, a detta della società di lavoro interinale Manpower, incaricata di selezionare il personale per Expo, avrebbero rifiutato in massa di lavorare all’interno del sito pur a fronte di stipendi da 1300 euro al mese, a causa dei turni di lavoro difficili e della mancanza di ferie.
Successivamente, però, in seguito ad articoli apparsi su numerosi quotidiani, si è scoperto che in realtà i contratti da 1300 euro riguardavano solo un’esigua parte dei giovani, mentre la maggior parte aveva rifiutato contratti di stage il cui stipendio era ben più modesto.
Ultima questione, infine, riguarda i ritardi dei lavori all’interno del sito espositivo, talmente in ritardo da essersi protratti fino al giorno prima dell’inaugurazione, suscitando preoccupazioni e ironie in Rete e non solo.
Se una persona non avesse mai sentito parlare di Expo e, incuriosita, cominciasse a leggere articoli di giornale adesso, si farebbe senza dubbio un’idea tragica dell’Esposizione, pensando certamente a un suo fallimento imminente.
I ritardi e gli errori, sia dovuti a superficialità sia a vera e propria malafede, hanno senza dubbio giocato un ruolo nel gettare una cattiva luce sull’evento milanese che, almeno per quanto riguarda l’opinione pubblica italiana, parte con gli sfavori del pronostico e con molte perplessità.
Spetterà agli organizzatori smentire gli scettici, guidando l’Esposizione universale al successo.                          
F.F.