IL SANTO DEL GIORNO 10 settembre
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- 10 settembre 2018 Il santo del giorno
San Nicola da Tolentino Sacerdote
ALTRI SANTI di Oggi: Sant'Agabio di Novara, Sant'Ambrogio Edoardo Barlow, Sant'Auberto di Avranches, Santi Nemesiano, Felice, Lucio, Litteo, Poliano, Vittore, Iader e Dativo, San Nemesio di Alessandria, Santa Pulcheria, San Teodardo di Tongress.
I suoi genitori, pii cristiani e senza figli, fecero un pellegrinaggio a S. Nicola di Bari per ottenere di avere un figliuolo. E nel 1245 a S. Angelo, presso Fermo, nasceva loro il piccolo Nicola, così chiamato in ossequio al Santo pugliese. Nicola crebbe buono, ubbidiente, mortificato: lo Spirito Santo lavorava in quell'anima innocente; più volte occorse ritrarlo dalla preghiera e frenarlo nella mortificazione e nella liberalità verso i poveri. Assisteva e serviva volentieri la S. Messa; ascoltava la parola di Dio e studiava le cose sacre. Un giorno nella chiesa, udì un religioso di S. Agostino che predicava sulla vanità del mondo e ripeteva quel passo del Vangelo: «Cosa giova all'uomo guadagnare tutto il mondo se poi perde l'anima sua?» e l'altro: «Chi vuol essere mio discepolo, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua». Nicola non attese altro: prese l'abito religioso, e dopo un anno di noviziato si consacrò al Signore mediante i santi voti religiosi: aveva 18 anni. Durante gli studi fu mandato in vari conventi del suo Ordine e a Cingoli fu ordinato sacerdote.
Le segrete comunicazioni della sua anima con Dio all'altare e al confessionale gli facevano gustare anticipatamente le delizie della beatitudine celeste. Più tardi si recò a Tolentino ove passò i suoi ultimi anni. Predicava quasi tutti i giorni e le sue prediche producevano frutti meravigliosi. Nessuno poteva resistere alla forza e alla dolcezza dei suoi discorsi. L'amore che portava a Dio infiammava talmente il suo cuore che sovente fu visto piangere sul pulpito. Fu favorito di doni celesti ed operò molti miracoli. Nel 1305, il 10 settembre, dopo essere stato tribolato da una lunga malattia, morì all'età di 60 anni, pieno di virtù e di meriti.
Le segrete comunicazioni della sua anima con Dio all'altare e al confessionale gli facevano gustare anticipatamente le delizie della beatitudine celeste. Più tardi si recò a Tolentino ove passò i suoi ultimi anni. Predicava quasi tutti i giorni e le sue prediche producevano frutti meravigliosi. Nessuno poteva resistere alla forza e alla dolcezza dei suoi discorsi. L'amore che portava a Dio infiammava talmente il suo cuore che sovente fu visto piangere sul pulpito. Fu favorito di doni celesti ed operò molti miracoli. Nel 1305, il 10 settembre, dopo essere stato tribolato da una lunga malattia, morì all'età di 60 anni, pieno di virtù e di meriti.