IL SANTO DEL GIORNO 14 agosto
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- 15 agosto 2018 Il santo del giorno
San Massimiliano Maria Kolbe Sacerdote e martire, Protettore dei radioamatori
ALTRI SANTI di Oggi: Sant'Arnolfo di Soissons, Santi Domenico Ibanez de Erquicia e Francesco Shoyemon, Sant'Eusebio di Roma, San Fachtna (o Fachanano), San Marcello di Apamea, Sant'Ursicino, Sant'Alfredo di Hildesheim.
Padre Kolbe è l'eroico frate francescano conventuale che nel campo di concentramento di Auschwitz offrì la propria vita per salvare quella di un padre di famiglia, Francesco Gaiowniczek, condannato a morire di fame come rappresaglia per la fuga di un detenuto. Giovanni Paolo II, nell'elevarlo agli onori degli altari, il 10 ottobre 1982, lo ha proclamato «patrono del nostro difficile secolo», un esempio di pace e di fraternità in una società sconvolta dall'odio e dall'egoismo.
Kolbe nacque in Polonia l'8 gennaio 1894. I suoi genitori erano operai tessili. Kolbe da ragazzo conobbe il senso opprimente di povertà e lavoro. Volle seguire la Regola di san Francesco tra i minori conventuali di Leopoli (1907) e poi diede vita a una istituzione che aveva proprio, in povertà e lavoro, caratteristiche tipicamente francescane, un sicuro fondamento, e cioè le «Città dell'Immacolata», dove vivendo in povertà, si faceva apostolato mediante la rivista «Cavaliere dell'Immacolata».
La seconda guerra mondiale lo sorprese quindi a capo del più importante complesso editoriale della Polonia.
Arrestato nel 1941 fu deportato nel campo di concentramento di Auschwitz, dove con uno straordinario atto d'amore chiuse una vita tutta spesa al servizio degli altri. Quando per una fuga, 10 ostaggi venivano condannati a morire di fame in un oscuro sotterraneo, Kolbe disse in tedesco «Sono un sacerdote cattolico polacco; sono anziano, voglio prendere il suo posto, perchè egli ha moglie e figli».
Padre Kolbe insieme agli altri condannati fu avviato verso il blocco 11. Qui le vittime furono denudate e rinchiuse in una piccola cella, in cui dovevano morire di fame e di sete. Ma da questo tetro luogo, invece di pianti e disperazione, questa volta si udirono preghiere e canti. Padre Kolbe li guidava, attraverso il cammino della croce, alla vita eterna. Rimase nel bunker per due settimane, quando le SS decisero di svuotare la cella della morte. Erano rimasti in vita solo quattro uomini tra cui Padre Massimiliano. Venne ucciso con un'iniezione di acido fenico. Era la vigilia dell'Assunta, la festa della Madre di Dio, che egli aveva sempre amato, chiamandola con il nome di «dolce mamma».
Kolbe nacque in Polonia l'8 gennaio 1894. I suoi genitori erano operai tessili. Kolbe da ragazzo conobbe il senso opprimente di povertà e lavoro. Volle seguire la Regola di san Francesco tra i minori conventuali di Leopoli (1907) e poi diede vita a una istituzione che aveva proprio, in povertà e lavoro, caratteristiche tipicamente francescane, un sicuro fondamento, e cioè le «Città dell'Immacolata», dove vivendo in povertà, si faceva apostolato mediante la rivista «Cavaliere dell'Immacolata».
La seconda guerra mondiale lo sorprese quindi a capo del più importante complesso editoriale della Polonia.
Arrestato nel 1941 fu deportato nel campo di concentramento di Auschwitz, dove con uno straordinario atto d'amore chiuse una vita tutta spesa al servizio degli altri. Quando per una fuga, 10 ostaggi venivano condannati a morire di fame in un oscuro sotterraneo, Kolbe disse in tedesco «Sono un sacerdote cattolico polacco; sono anziano, voglio prendere il suo posto, perchè egli ha moglie e figli».
Padre Kolbe insieme agli altri condannati fu avviato verso il blocco 11. Qui le vittime furono denudate e rinchiuse in una piccola cella, in cui dovevano morire di fame e di sete. Ma da questo tetro luogo, invece di pianti e disperazione, questa volta si udirono preghiere e canti. Padre Kolbe li guidava, attraverso il cammino della croce, alla vita eterna. Rimase nel bunker per due settimane, quando le SS decisero di svuotare la cella della morte. Erano rimasti in vita solo quattro uomini tra cui Padre Massimiliano. Venne ucciso con un'iniezione di acido fenico. Era la vigilia dell'Assunta, la festa della Madre di Dio, che egli aveva sempre amato, chiamandola con il nome di «dolce mamma».