REFERENDUM RIDUZIONE DEI PARLAMENTARI
- 15 febbraio 2020 La voce delle forze politiche
Riportiamo
di seguito una nota di orientamento predisposta dalla Segreteria nazionale ANPI
sul referendum inerente la riduzione del numero dei parlamentari. Ad essa
seguirà un documento definitivo del Comitato nazionale ANPI. edb
È chiaro da tempo che la crisi della democrazia che attraversa l'Italia è una
crisi di rappresentanza, causata da leggi elettorali che hanno favorito
l'elezione di nominati dalle segreterie dei partiti, dal crescente potere
dell'esecutivo sul Parlamento, dal progressivo cambiamento della natura stessa
dei partiti. Invece di operare per eliminare la cause di tale sfiducia,
aggravata dalle perduranti e gravi difficoltà economiche e sociali in cui versa
il Paese, da anni si insiste in vari modi per cambiare la Costituzione,
privilegiando sempre il tema della governabilità su quello della
rappresentanza, mettendo in discussione la divisione dei poteri ed aggravando
così la crisi di sistema. L'ultimo effetto della continua campagna per
modificare i meccanismi democratici del nostro Paese cambiando la Costituzione
è la legge di modifica costituzionale che riduce il numero di parlamentari, una
legge rispetto a cui abbiamo in passato espresso le nostre critiche, che oggi ribadiamo.
È falso che con tale legge aumenterà l'efficienza dei lavori delle Camere,
perché si renderà invece precario e macchinoso il funzionamento delle
commissioni e degli altri organi del Parlamento. ?È demagogico esaltare il
risparmio di costi derivante da tale riduzione, perché si tratta di una cifra
sostanzialmente irrilevante rispetto alle dimensioni del bilancio dello Stato.
La verità è che questa riforma, mal congegnata, risponde ad una logica
populista ed antiparlamentarista, che aumenta il discredito verso la
democrazia, insistendo sul tema dei suoi "costi", spesso necessari
per un suo corretto funzionamento, verso le istituzioni democratiche,
riducendole a "poltrone", verso gli eletti, sprezzantemente definiti
"la casta". Non solo: questa riforma pone l'Italia fra i Paesi
europei col più alto rapporto fra numero di cittadini e numero di parlamentari,
rendendo più difficile proprio la
rappresentanza, difformemente dall'orientamento dei Costituenti che avevano
invece inteso garantire un corretto rapporto fra numero di eletti e di
elettori. Per di più occorrerà riscrivere immediatamente la legge elettorale,
al fine di garantire la presenza in parlamento, a rischio, con tale riforma, di
tante forze politiche, e rivedere i criteri di elezione del Presidente della
Repubblica da parte dei grandi elettori delle Regioni.
Per queste ragioni l'ANPI prende posizione per il NO al prossimo
referendum operando, com'è sua tradizione, in piena autonomia anche
organizzativa in ogni aspetto dello svolgimento della campagna referendaria non
aderendo di conseguenza ad alcun tipo di comitato, e ponendo al centro del
dibattito pubblico una più ampia riflessione sui continui tentativi di
manomettere la Costituzione, che invece, oggi più che mai ed in ogni sua parte,
conferma straordinari elementi di attualità e di modernità. Ribadiamo
l'assoluta necessità di una reale attuazione delle disposizioni costituzionali,
che ancora oggi sono disattese in parte rilevante, e l'urgenza di ribadire e
rilanciare la centralità del Parlamento rispetto al potere del governo, sempre
più esteso e incontrollato, all'abuso di decreti legge e di voti di fiducia,
alla prassi di spostare al di fuori del Parlamento le sedi del dibattito e
persino delle decisioni proprie delle Camere. Più in generale, davanti alla
crisi economica e sociale da cui l'Italia non è mai uscita da un decennio,
occorre finalmente operare per la realizzazione concreta dei principi
costituzionali in merito al lavoro, alle imprese, alla sanità, alla scuola, ai
servizi, all'ambiente, alla cultura, al paesaggio, alla legalità, alla
solidarietà, all'eguaglianza, alla pace.
SEGRETERIA NAZIONALE ANPI
14 febbraio 2020