Eternità di un'ora

Sapevo che era estate

non dal carrettino dei gelati

che sostava alle due stradine arroventate

e gli occhi avidi del bimbo corrompeva.


Lo sapevo non dalle tinte rosse del tramonto

o dalle matasse d'erba inerte di stoppie inaridite

né dal caldo fermo sui vetri delle finestre

spalancate in cerca di un respiro nuovo,


ma perché lei era lì sulla scogliera,

ove l'onda naufraga nei flutti

e senza pena nell'orrido sprofonda.


Il suo viso mi toccava e a me sembrava

di trovare l'infinito nel cavo della mano

e mi bruciavo di sole in quell'eternità di un'ora.

Uccio Greco