Luciano Erba
Luciano Erba (1922-2010) è stato un poeta milanesissimo e cruciale, toccato da una grazia non comune. Laureato nel ‘47 in Letteratura Italiana alla Cattolica, ha esordito negli anni Cinquanta all’interno di quella che venne definita la “linea lombarda” o la “quarta generazione” – dopo i maestri Montale, Ungaretti e Quasimodo.
Tra le sue raccolte ricordiamo capolavori come Linea K (1951); Il bel paese (1955) con la sua Lombardia perduta; fino al grandioso Il male minore (1960). Il tranviere metafisico vince il premio Bagutta nel 1988 e l’anno successivo L’ippopotamo vince il Montale-Librex. L’ipotesi circense è premiato dal Pen Club nel 1995. L’autore, i cui resti sono conservati al Cimitero Monumentale di Milano, è stato anche raffinato francesista e traduttore.Questa che segue è la motivazione scritta da Maurizio Cucchi per la cerimonia del Famedio: «alla nostra città ha dedicato versi memorabili e, soprattutto, ne ha saputo esprimere alcuni caratteri essenziali. E cioè la viva concretezza senza accenni di autocompiacimento enfatico, l’eleganza naturale e sobria, la capacità di introdurre il nuovo legandosi alla propria tradizione e dunque assorbendo in sé il senso del passato. Libri come Il male minore, Il nastro di Moebius o L’ipotesi circense, per citarne solo alcuni, sono punti fermi nella storia della poesia italiana ed europea del secolo scorso, libri nei quali la grazia sottile, l’attenzione tutta lombarda al reale quotidiano, la verve, il senso del paradosso, la manzoniana robustezza morale antiretorica e insieme la fantasia emergono nella compostezza impeccabile dello stile. Una poesia, quella di Erba, di altissima qualità quanto di grande, rara leggibilità». Scegliamo due testi che sono ormai classici da imparare a memoria nelle scuole.
DAL DOTTOR K.
(con tre glosse e una variante)
Si sciolga si stenda si rilassi
e associ le immagini del sogno
il sottogola dei preti
la pancia dei tonni
le prugne
le prugne bianche di Boemia (1)
associ! è difficile
ce blanc ci tendre de plâtre
sous un ciel de vent d’ouest
sali par les cheminèes d’hiver (2)
associ! dopo il viadotto cominciammo a salire
tra due siepi di rovi (3)
associ! salivo scale verniciate di fresco
di case ricominciate
strappavo grumi di minio dalle ringhiere
associ, associ! ma ritorna il tonno!
associ si sciolga si rilassi
salivo scale sopra il mare
K. seduto come Napoleone
Decide
Salire scale è come (Adler) amare. (4)
(1)
eravamo partiti da Mariahilfe
fino ai fiori dei fagioli
tra i papaveri d’alta montagna
(2, Variante)
ce blanc des cuisses des filles
quand elles quittent leurs bas noirs dans un meublè
(3)
fu un’estate di fiori divelti
di treni freschi, d’imposte socchiuse
(4)
fu quando su una sedia di vimini
tatuavo la scema di Rimini?
*
LA GRANDE JEANNE
La Grande Jeanne non faceva distinzioni
tra inglesi e francesi
purché avessero le mani fatte
come diceva lei
abitava il porto, suo fratello
lavorava con me
nel 1943.
Quando mi vide a Losanna
dove passavo in abito estivo
disse che io potevo salvarla
e che il suo mondo era lì, nelle mie mani
e nei miei denti che avevano mangiato lepre in alta montagna.
In fondo
avrebbe voluto la Grande Jeanne
diventare una signora per bene
aveva già un cappello
blu, largo, e con tre giri di tulle.