LA RIBELLIONE DELLE MASSE - PARTE I

Cari amici, si può trascorrere un’ora piacevolmente giocando una partita a scacchi o visitando un bel giardino, o scoprendo un libro interessantissimo come questo: La ribellione delle masse di J. Ortega y Gasset.
Da un po’ di tempo l’espressione QUESTIONE MORALE compare nei discorsi dei politici, nei convegni di studio di vario genere, negli articoli dei giornali, con insistenza crescente e quasi come un grido di allarme.
L’attenzione per l’inquinamento materiale del nostro ambiente è una cosa santa, se non di  altruismo e razionalità
Questa parola MORALE, poveretta, come un asino tanto utile quanto maltrattato, ha accumulato su di se il peso di tanti significati, più o meno simpatici: per tanti significa prediche lunghe e noiose, reprimende, lamentele, cantilene di vecchi inaciditi ecc. Chi ha questa idea della morale probabilmente è tentato di spegnere il televisore o di passare ad altro canale per cullarsi nel ritmo di musiche più o meno leggere o per sognare grandi piogge di gettoni d’oro.

Chi avrà il coraggio di seguire questa conversazione che è stata inclusa nel programma culturale dell’ATIS (*) forse, alla fine, avrà l’impressione di aver fatto una gita in alta montagna: cioè avrà visto la pianura del nostro tempo dall’alto di una riflessione intelligente, qual è quella di Ortega.

Prima di aprire il libro di Ortega “LA RIBELLIONE DELLE MASSE” è opportuno fare due premesse:

Prima premessa

1) Tanto per iniziare il discorso sulla morale e la sua importanza, accidenti di colpo abbiamo perduto i soldi, la carta d’identità  patente, la carta di credito e altre cosette. Dobbiamo correre a denunciare il furto dei documenti, ottenere i duplicati e … comprarsi un altro portafoglio. E se potessimo trovarci di fronte a quel signore che ci ha derubati, nessuno potrebbe impedirci di dirgli, con calde parole di circostanza: “tu non dovevi, ecc.” Cioè, tu sei andato contro la norma, valida da che mondo è mondo, che dice: non prendere la roba altrui. E sentiamo che la difesa di questa norma, cioè il riconoscimento della sua validità è nel nostro intimo chiara, spontanea, primordiale.

Questa norma è una norma morale, cioè una norma che disciplina il comportamento umano, una specie di binario su cui tutti debbono viaggiare, se vogliono evitare scontri e disastri.

La mano destra che teniamo sulla strada è una specie di binario che tutti accettano (tutti quelli che hanno la testa a posto) per poter viaggiare.

Senza norme, cioè senza regole di comportamento, senza leggi, non si può far nulla di socialmente valido e produttivo; non si può fare nemmeno una partita di calcio. Come potrà funzionare bene un ingranaggio delicato come quello di una famiglia, di una città, uno stato, L’ONU, senza regole precise, finalizzate al bene comune e senza l’osservanza pratica di queste regole? 
Prof. Corrado Camandone

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