IL RACCONTO DELLA DOMENICA - scritto dai nostri lettori
- 02 febbraio 2020 Racconti
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rubrica: I racconti dei lettori.
Lo pubblicheremo online e i migliori verranno riuniti in un volume che uscirà a settembre
In tram: un viso… una strana signora
Dopo essermi seduto sull’autobus semivuoto presi il libro dalla borsa, ma prima di iniziare a leggere, mi guardai in giro alla ricerca di un volto interessante o di una persona nota.
Tutti i viaggiatori avevano l’attenzione rivolta ai propri telefonini, tranne una donna anziana che stava seduta quasi di fronte a me, in apparenza serena, ma con aspetto un poco trasandato. Longilinea, poteva avere più di ottant’anni, indossava un golf di lana a trama larga, informe, di un marrone slavato, sopra a quello che sembrava essere un pigiama. L’orlo dei pantaloni era irregolare, slabbrato, come fosse imbastito male.
Il volto era solcato da grosse rughe che le segnavano i contorni della bocca e degli zigomi. La pelle formava delle pliche talmente spesse da far pensare che in passato il viso fosse più pieno, forse rotondo. I capelli bianchi con venature grigie, abbastanza ben curati, anche se non lavati di recente, con una breve coda di cavallo e sul davanti una frangia che copriva in parte l’ampia fronte.
Dietro occhiali dalla montatura semplice, lo sguardo appariva presente, vivido. Gli occhi erano scuri, sempre in rapido movimento come a scrutare i suoi compagni di viaggio. Anche le mani erano magre, ricoperte da pelle raggrinzita, con dita lunghe, sottili e unghie ben curate. Non aveva anelli, ma un braccialettino di spago colorato a entrambi i polsi. La mano sinistra bloccava un bastone appoggiato di traverso tra le gambe; sembrava di legno dipinto, con intarsi colorati a impreziosire tutta l’asta; l’impugnatura, con forma a maniglia, assai consumata. Era seduta composta, quasi su un fianco, con le gambe ripiegate e i piedi raccolti sotto il sedile.
Talora una smorfia o un sorriso lasciavano immaginare che avesse un pensiero per ognuno di noi, come fossimo tutti sotto osservazione.
Solo quando si alzò per avviarsi verso l’uscita notai che indossava vecchi mocassini sformati ma puliti, che dovevano essere stati marrone chiaro, di quelli con una frangia o fibbia centrale, ormai persa da tempo.
Nell’avviarsi verso la porta dell’autobus mi passò accanto, stabile sulle gambe, tenendosi con una mano a un sostegno e con l’altra appoggiandosi al bastone. Mentre scendeva dall’autobus, la sua bocca si atteggiò a un sorriso, come se avesse visto alla fermata una persona ad attenderla. Notai, infatti, una giovane alta, dall’aspetto sereno e di una bellezza naturale, non ricercata, che, dopo averle dato un bacio sulla guancia, le prese la mano libera, se la passò sotto il braccio, iniziando a camminarle di fianco, lungo il marciapiedi.
Marco Lucio Fasan