La chiamavano Mediolanum
- 30 ottobre 2014 Racconti
Se c’è una cosa che non si può cancellare e che rimarrà indelebile per l’eternità è la storia. La storia rappresenta il passato degli uomini e conoscerla diventa fondamentale per comprendere il presente. Affascinante e importante è la storia della nostra Milano.
Le origini di Milano
Secondo gli archeologi la zona di Milano è abitata dai tempi della preistoria. Tale affermazione si basa sui suppellettili rinvenuti nei pressi della chiesa di San Giovanni in Conca, sulle tombe venute alla luce a Crescenzago presso la Cascina Cattabrega e sui reperti trovati in via Moneta durante gli scavi della Linea 3 della Metropolitana. Le prime e vere popolazioni insediate nella zona in cui sorgerà quella che, nei secoli, diventerà la ‘Milano da bere’ furono, a partire dal 1500 a.C., quelle dei Liguri.
I Liguri sono considerati il più antico popolo italico, di cui si conosca l’esistenza. Pare che fossero presenti nell’estesissimo territorio che oggi corrisponde alla Valle del Rodano, alla Costa Azzurra, alla Provenza, a tutta la Liguria, al Piemonte, alla Lombardia, all’alta Toscana, all’Emilia Romagna, al basso Veneto, alla Corsica, all’isola d’Elba ed al nord della Sardegna. I temuti guerrieri Liguri vivevano, riuniti in tribù, in palafitte tra sterpaglie e corsi d’acqua. A trasformare il piccolo villaggio in un grande centro furono, però, gli Etruschi.
Gli Etruschi, più evoluti, regolarono il corso dei fiumi, prosciugarono le paludi e svilupparono la coltivazione delle terre. Secondo lo storico romano Tito Livio (59 a.C. – 17 d.C.) Milano fu fondata, invece, dai Celti nel 600 - 590 a.C.
I Celti erano un popolo nomade di origini indoeuropee. Il loro nome deriva dalla parola greca keltai con i quali i coloni greci indicavano le combattive tribù che attraversarono il loro territorio. Praticavano la pastorizia e lavoravano il metallo. I Celti giunsero nel settentrione d’Italia guidati dal principe Belloveso, nipote di Ambigato re pastore dei Galli Biturgi. I Biturgi abitavano i fertili terreni della Gallia centrale, la Gallia transalpina, e si consideravano i padroni del mondo. Si racconta che il re Ambigato, ormai anziano, preoccupato dell’aumento della popolazione e dello scarseggiare dei pascoli per il bestiame propose ai suoi due giovani ed aitanti nipoti, Belloveso e Segoveso, di partire per conquistare nuovi territori. I due affamati di gloria ed esaltati da questa opportunità non se lo fecero dire due volte.
Mentre Segoveso si diresse verso la Germania, Belloveso volse in direzione dell’Italia. Era stato lo stesso Ambigato ad indicare al nipote la Pianura padana, a quei tempi chiamata Padania Felix, come la zona adatta per creare nuovi insediamenti. La zona era fertile, ricca di selvaggina, facilmente difendibile grazie agli ostacoli naturali come le paludi e i fiumi Olona, Lambro e Seveso. Fu Belloveso, e non Annibale con i suoi elefanti, il primo a partire dalla Francia e a varcare le Alpi. A bordo di carri trainati da robusti asini, al galoppo di velocissimi cavalli e muniti del loro armamentario bellico si misero in marcia, tra uomini e donne in centotrentamila.
I Galli attraversarono le pianure marsigliesi, le Alpi, passarono Torino e sconfissero gli Etruschi. Belloveso decise di insediarsi nel mezzo della Pianura padana. Dalla sua posizione derivò il nome Mediolanum. Già a quei tempi la zona rappresentava un importante crocevia per i commerci e le comunicazioni. Alla citazione storica di Tito Livio nella sua “Historiae” si aggiungono due leggende; quelle leggende, storie fantastiche, probabilmente irreali ma che rendono mitiche le vicende umane. Le due leggende descrivono i motivi per i quali Belloveso scelse l’area in cui sorgerà Milano. Una delle due narra di un incendio, causato da un fulmine durante un fortissimo temporale, che bruciò completamente il bosco situato vicino a dove, nel giorno di capodanno, i Celti si erano fermati per una sosta. Dall’incendio, che neanche la pioggia riuscì a spegnere, si salvarono esclusivamente due grosse querce. Il giorno seguente il sole le illuminò creando un’ombra sul terreno. Ai Celti l’ombra apparì come un percorso indicato dagli Dei. Lo stesso incendio fu visto come un segnale divino in quanto loro, considerando la foresta sacra, non avrebbero mai abbattuto delle piante per creare un insediamento. Ripulirono l’area e la recintarono. L’area divenne un santuario all’aperto. Fu chiamata Medhelan-Mediolanion (in Celtico antico Santuario - luogo centro di perfezione).
I Galli diedero vita poco distante ad un villaggio a cui attribuirono lo stesso nome, che diventerà Mediolanum nella forma latinizzata. L’altra leggenda, invece, racconta dell’incontro di Belloveso con una scrofa, probabilmente un cinghiale, con la pelle per metà ricoperta di lana. Anche in questo caso Belloveso interpretò l’incontro con l’ animale, sacro alla Dea celtica Belisama, come espressione della volontà degli Dei e fondò Medhelan. La scrofa divenne il simbolo della Milano celtica. In piazza Mercanti sul secondo pilastro del Palazzo della Ragione, costruito nel 1200, è possibile visionare una scrofa, come quella descritta, in altorilievo.
Milano e il Cristianesimo
Vetus era una basilica doppia in quanto aveva due chiese: una per i battezzati e l’altra per coloro che prima di ricevere il sacramento battesimale dovevano compiere un lungo percorso di purificazione spirituale e di conversione. Per questo motivo le persone venivano battezzate in età adulta e non come avviene oggi appena nate. Dopo 30 anni, di fronte alla basilica Vetus fu costruita una seconda basilica. Si chiamava Nova o Maior ed era molto più grande e imponente. Le 2 cattedrali non esistono più perché, nel finire del terzo secolo, su di esse, utilizzandone il materiale, vi fu costruito il Duomo. Sotto il sagrato del Duomo si trovano, anche, i resti del battistero di San Giovanni alle Fonti che faceva parte della basilica di Santa Tecla. In questo battistero il 24 aprile del 387 il vescovo Ambrogio battezzò Sant’Agostino.
In corso di Porta Ticinese si trova la basilica di San Lorenzo Maggiore. Vi sono 16 colonne romane-corinzie che introducono al sagrato della chiesa. All’interno del sagrato c’è una statua in bronzo dell’imperatore Costantino. Nelle immediate vicinanze della basilica di San Lorenzo fu costruita la basilica di Sant’Eustorgio. In tale basilica il vescovo Eustorgio, sempre nel III secolo, fece costruire la Cappella dei Re Magi in cui collocò le reliquie dei Magi, che furono, nel 1164, trafugate dal Barbarossa e restituite, solo in parte, nel XX secolo.
Un’importantissima figura che contribuì a far diventare Milano il più importante punto di riferimento della Chiesa d’occidente fu il vescovo Ambrogio. Sì, proprio lui, colui che verrà proclamato Santo e Patrono della città. Fu nominato Vescovo nel 374 poco più che 30enne e morì nel 397. Ambrogio fece costruire, esternamente ai quattro lati delle mura volute dall’imperatore Massimiano, una serie di basiliche che, pare, avessero la funzione di proteggere la città. Queste basiliche vennero dedicate a varie categorie di santi, perché in quel periodo storico le chiese non venivano denominate con il nome di un singolo santo. Tali basiliche sono: la basilica Apostolorum; la basilica Martirum; la basilica Verginum e la basilica Prophetarum. La basilica degli Apostoli, nota come la basilica di San Nazzaro in Brolo o di San Nazzaro Maggiore, è la più antica chiesa a croce latina in Occidente. Si trova in piazza San Nazzaro.
La basilica dei Martiri diventerà la basilica di Sant’Ambrogio. Viene considerata, dopo il Duomo, la chiesa più importante della città. Il vescovo Ambrogio volle farla costruire in un luogo dove moltissimi cristiani persero la vita a seguito delle rappresaglie dei romani. In essa vennero riposte le reliquie dei Santi martiri delle persecuzioni quali Napore, Felice, Gervasio, Protasio, Vittore e Valeria. La basilica delle Vergini è nota come la basilica di San Simpliciano. Si trova in via Simpliciano che è una traversa di corso Garibaldi. Sul luogo in cui fu costruita vi era un cimitero pagano. A concludere la costruzione, cominciata dal vescovo Ambrogio, fu il suo successore, il vescovo Simpliciano. La basilica Prophetarum, dei Profeti, è nota come la basilica di San Dionigi, vescovo di Milano prima di Ambrogio. Fu demolita nel 1783 per allargare i giardini pubblici e successivamente costruirci il Museo civico di Storia naturale. Pur conoscendo la localizzazione di questa basilica non ne sono stati ritrovati i reperti archeologici. A questo periodo risalgono, anche, la basilica di San Vincenzo in Prato, che si trova, in via San Calogero, la basilica di San Vittore al Corpo, in via San Vittore 25 e quella di San Calimero che si trova nell’omonima via al civico 9.
Milano ancora una volta protagonista della storia. Non è un caso che l’Arcidiocesi di Milano nei secoli sia diventata, per estensione e struttura ecclesiale, una delle più importanti al mondo nonché, per numero di cattolici, la più importante diocesi in Europa.
Specificatamente la Diocesi si estende su un territorio di oltre 4.200 chilometri quadrati e comprende le province di Milano, Varese, Lecco, Monza-Brianza, parte di quella di Como e alcuni comuni delle province di Pavia e di Bergamo. La popolazione è di oltre 5 milioni di abitanti. È composta da 1.107 parrocchie, 1.600 preti diocesani, 800 religiosi e da 6.000 religiose.
A cura di Flavio Fera
Milano e il Cristianesimo
Durante il periodo storico dell‘Impero romano, Milano, oltre a divenire la capitale della parte occidentale dell’impero, ebbe anche un ruolo importante e significativo nella diffusione del Cristianesimo. Il Cristianesimo divenne, tra il III e il IV secolo d.C., la religione di Stato sostituendo la religione romana. Le prime comunità cristiane si formarono, sotto l’imperatore Augusto, grazie alle predicazioni di Gesù e dei suoi Discepoli. Le predicazioni itineranti degli Apostoli, successive alla morte di Gesù, lo spostamento dei credenti da un paese all’altro, contribuirono alla diffusione del culto cristiano all’interno dell’immenso impero. Per averne un’idea, l’Impero romano si estendeva per 5.960.000 kmq e comprendeva la Spagna, il Portogallo, la Francia, la Gran Bretagna, il Belgio, la Svizzera, l’Austria, l’Ungheria, l’Italia, l’ex Jugoslavia, l’Albania, la Grecia, la Romania, la Turchia, la Siria, la Giordania, la Palestina, l’Iraq, l’Armenia, l’Egitto, la Libia, la Tunisia, l’Algeria e il Marocco. I cristiani passarono momenti difficilissimi e molti di loro persero la vita nella dura lotta per il riconoscimento del loro culto. I romani li vedevano come nemici dello Stato e li consideravano degli atei, appartenenti a una setta di origine ebraica. Inoltre i cristiani, secondo i romani, offendevano gli dei che si vendicavano scatenando carestie, epidemie, calamità naturali nonché sconfitte militari e invasioni da parte delle popolazioni barbariche. Mentre la religione cristiana venerava un solo Dio, quella romana, sin dai suoi esordi, onorava più divinità. Nella sua formazione era stata influenzata dalle credenze religiose delle popolazioni che si trovavano sul territorio italico come gli etruschi e i latini e dopo la conquista della Grecia da quelle dei greci.
I romani, nell’ambizione di conquistare nuovi territori e assoggettare altri popoli, non produssero solo distruzione e morte ma adottarono principi di grande civiltà, contenuti nella cosiddetta ‘Pax Romana’. Secondo questa sorta di trattato, i romani rispettavano gli usi e i costumi religiosi, politici e sociali dei popoli che conquistavano a patto che venisse accettata l’egemonia dell’impero senza metterne in discussione l’unità. Le religioni, però, oltre a essere rispettate erano anche assimilate e così con il passare dei secoli si verificò un notevole aumento delle divinità venerate. Tutto ciò determinò anche profondi cambiamenti nei romani e conseguentemente nelle loro esigenze. Ma la religione romana non seppe stare al passo con i tempi. Fu incapace di dare adeguate risposte ai nuovi interrogativi che le persone si ponevano sul senso della vita, su quello che c’era dopo la morte, sulla storia e sui motivi dell’esistenza delle varie divinità. Per questo motivo verso la fine del periodo repubblicano la religione romana cominciò ad andare in crisi. La crisi raggiunse l’apice nel periodo imperiale. Il Cristianesimo venne considerato illegale sino al III secolo e i cristiani, fino ad allora, subirono innumerevoli persecuzioni. La prima persecuzione fu quella di Nerone, nel 64 d.C. quando decretò la persecuzione dei cristiani perché venivano considerati i responsabili di un incendio che aveva distrutto gran parte della città di Roma. Si narra che durante questa persecuzione furono uccisi anche gli apostoli Pietro e Paolo. L’ultima, chiamata la ‘Grande Persecuzione’, fu quella di Diocleziano nel 303, fu cruenta ed estesa. L’imperatore ordinò la distruzione di tutti i luoghi di culto e di tutti i libri sacri. Non contento chiese che ai cristiani fosse inflitta la decadenza dalle cariche pubbliche, la privazione del diritto di difesa nei processi e l’applicazione della tortura. Fu Diocleziano a dividere l’impero in Impero romano d’occidente e Impero romano d’oriente. Milano divenne capitale della parte occidentale e imperatore fu nominato Massimiano, mentre Diocleziano si trasferì a Nicomedia e divenne imperatore di quella orientale. Massimiano fece costruire intorno a Milano una seconda cerchia di mura, lunga quasi 5 chilometri posizionata nell’attuale zona di Foro Bonaparte.
Il difficile periodo per i cristiani si concluse parzialmente, nel 311, con l’editto di Nicomedia dell’imperatore Galerio e totalmente, nel 313, con l’editto di Milano di Costantino il Grande. Costantino, imperatore dell’Impero romano d’occidente, si accordò con Licinio, imperatore dell’Impero romano d’oriente, per permettere ai cristiani di praticare liberamente la loro religione all’interno dell’impero. Tale decisione fu ufficializzata a Milano perché Costantino era, tra i due, l’imperatore più anziano. Finalmente i cristiani erano liberi di pregare il proprio Dio e non dovevano più nascondersi per paura di subire delle rappresaglie. Erano passati più di 300 anni dalla morte di Gesù. Se consideriamo 40 anni, come la durata media della vita di allora, il conteggio è facile: quasi 12 generazioni, sommate per essere liberi di osservare quei principi che sono alla base della religione cristiana, come la carità, la preghiera e la ricerca della verità. Ancora una volta la storia dimostra che le nefandezze umane hanno solo arrecato danni e che coloro che hanno detenuto il potere, a discapito di quelli sui quali lo hanno esercitato, prima di adeguarsi ai cambiamenti hanno seminato solo dolore e sofferenze. In seguito all’editto, Milano divenne il più importante centro cristiano dell’Impero romano d’occidente.La Chiesa cristiana milanese, però, risale a oltre 250 anni prima, fu, infatti, fondata nel 53 d.C. da San Barnaba. Dopo tanti secoli, ancor oggi San Barnaba, viene ricordato con la festa dei fiori conosciuta come il ‘Tredesin de Marz’.
Dopo la promulgazione dell’editto a Milano, nell’arco di due anni, nell’attuale piazza del Duomo, fu costruita la prima basilica cristiana. Si chiamava Vetus o Minor.
A cura di Flavio Fera