Teatro Menotti
- 07 gennaio 2016 Spettacolo
La programmazione degli spettacoli nel mese di Gennaio al Teatro Menotti.
In search of Simurgh
Dal 7 al 10 gennaio.
Contemporaneo di Dante Alighieri e del
famoso poeta e mistico sufi Jallaudin Rumi, Attar racconta nel “Verbo degli
uccelli” il viaggio di un gruppo di uccelli che partono alla ricerca del loro
re: il Simurgh. Il lungo volo si snoda attraverso 7 valli chiamate dell’Amore,
della Conoscenza, del Distacco, dell’Unificazione, dello Stupore, della
Privazione e dell’Annientamento per arrivare al Simurgh, il quale si rivelerà
un’immagine riflessa dei trenta uccelli superstiti del cammino mistico.
Ne consegue un affresco meraviglioso di
un'umanità popolata da re, principesse, bellissimi giovani dal petto d’argento,
fanciulle dal volto di luna, arcangeli che parlano con gli uomini e sufi
poverissimi e pazzi d’amore, personaggi appartenenti ai miti biblici e del
Corano.
L’avaro
Dal 14 al 23 gennaio.
Di Molière con Lello Arena.
Quando ci si appresta a preparare l’ennesimo
allestimento di una commedia classica è sempre lecito porsi una domanda: quale
valore consente ad alcune scritture teatrali di attraversare i tempi
incontrando e provocando in modo continuo l’interesse di pubblico e artisti?
Nel caso specifico de “L’avaro” di Molière ci si chiede anche cosa permetta
all’aridità spirituale e materiale di Arpagone di essere ancora oggi tanto
leggibile e fruibile; cosa le abbia consentito di attraversare con
imperturbabile credibilità quelle trasformazioni radicali che in circa tre
secoli hanno caratterizzato la vita pubblica e privata degli uomini.
I personaggi sembrano attraversare le epoche (come se la tela s'aprisse nel ‘600 e calasse sul 2000) in una successione di stili che si snoda nell’immutabilità della trama originaria. Intorno un perimetro, quasi museale, di teche che custodiscono una nutrita e cangiante collezione di sedie di epoche diverse in cui è possibile leggere il segno del potere, ma anche quello dell’assestamento e, conseguentemente, dell’impigrimento e della devitalizzazione. Simbolo e segno, insomma, di quella depressione dissimulata di Arpagone che gioca, combatte e si dimena con indomito furore contro le maschere della borghesia e contro i fantasmi della propria psiche.