I titoli di gennaio all'Elfo
- 08 gennaio 2019 Spettacolo Teatro
Dopo il successo della “Patatina”, Luca Toracca porta in scena all’Elfo Puccini, dall'8 al 20 gennaio (mar/sab ore 19.30, dom ore 17.00) un altro testo di Alan Bennett, “Aspettando il telegramma”. Il suo viaggio all’interno dell’animo umano prosegue nei panni di una vecchietta 95enne in una casa di riposo che, tra squarci d’ironia e tuffi nel passato, ripercorre la sua vita. Dopo un’approfondita osservazione della terza età, l’attore arriva all'amara conclusione che è una barbarie “rottamare” questa larga fascia di società, che merita considerazione e non compatimento. La vecchiaia attende ognuno di noi, molto più vicino di quanto si pensi.Con titoli nuovi ritorna anche Paolo Fresu in Chet (15/20 gennaio), dedicato a Chet Baker: «Se la sua vita e la sua morte sono ancora oggi avvolte dal mistero, la sua musica è straordinariamente limpida, logica e trasparente, forse una delle più razionali e perfette della storia del jazz» riflette Fresu. Prodotto dal Teatro Stabile di Bolzano, lo spettacolo crea un unico flusso organico di parole, immagini e musica per rievocare lo stile lirico e intimista di questo jazzista tanto maledetto quanto leggendario. Il “Dedalo e Icaro” di Tindaro Granata, dal 15 gennaio al 3 febbraio, affrontail delicato tema della relazione tra un padre e un figlio malato di autismo. Nella rilettura del mito da parte del gruppo Eco di Fondo, Dedalo costruisce ad Icaro delle ali fatte esclusivamente dal suo estremo amore. Esiste un modo per uscire dal labirinto/autismo? Dedalo non può lasciare Icaro volare da solo nel cielo, perché il ragazzo andrà con le sue ali diritto verso il sole. E, se la caduta è inevitabile, che senso ha per un genitore fornire a un figlio ali di cera? «Dalla nostra riflessione prende vita questo ‘particolare’ Dedalo e Icaro, che nasce dallo studio di testimonianze dirette, a volte struggenti e altre pervase da una feroce ironia. Tutte hanno un comune denominatore: il terrore dei genitori che i figli non riescano a vivere dopo di loro».Dal 22 al 27 gennaio va in scena“Antigone” di Sofocle, regia di Gigi Dall'Aglio, prodotta da Atir. Dice Serena Sinigaglia: «Antigone perché racchiude dentro di sé tutto il dolore, tutta la contraddizione, tutte le domande (e lesperanze) che si sono riversate su di noi all’indomani della decisione comunale di chiudere il Teatro Ringhiera. Era come trovarsi di fronte al corpo di Polinice. Un teatro viene chiuso per ragioni di sicurezza: ma un teatro chiuso è un “corpo” morto abbandonato al degrado del tempo. Dimensione privata e dimensione pubblica in Antigone coincidono e la posta in gioco è altissima:l’inviolabilità di un corpo. Scegliere Antigone e affidarla a un grande regista significa andare a nutrire la propria coscienza politica, diventare un po’ più consapevoli e dunque meno inermi o manipolabili».L’urticante Mai morti di Renato Sarti (dal 24 gennaio al 10 febbraio, è uno “spettacolo di successo”: che fa notizia, che fa discutere, divide gli spettatori, fa arrabbiare ed emozionare. In sintesi: non può lasciare indifferenti. Narra di un nostalgico delle “belle imprese” del ventennio fascista, impersonato da Bebo Storti, oggi impegnato in prima persona a difesa dell’ordine pubblico, contro viados, extracomunitari, zingari e drogati. Prodotto dal Teatro dell’Elfo, dal debutto nel 2002 ha avuto lunghe tournée e nel 2004 è andato in scena al Piccolo Teatro.
Grazia De Benedetti
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