Le nuove leggi Urbanistiche

Nuove regole sul consumo del suolo e il recupero dell’esistente.

Nell’ambito della collaborazione tra l’Assessorato Urbanistica e Territorio di Regione Lombardia, e il Collegio degli Ingegneri e Architetti di Milano , il 3 luglio si e' svolto un convegno nella Sala Marco Biagi di Regione Lombardia a Milano sul tema “Urbanistica ed Edilizia, cosa cambia in Lombardia. Nuove regole sul consumo del suolo e il recupero dell’esistente (sottotetti e seminterrati)”. Erano presenti Roberto Maroni, Viviana Beccalossi, Pierfrancesco Maran, Eugenio Radice Fossati, Roberto Laffi, Maurizio Federici, Filippo Dadone, e unaTavola rotonda, coordinata da Gianni Verga, cui anno partecipato: Achille Colombo Clerici, Marco Dettori, Guido Bardelli, Valeria Bottelli, Paolo Carettoni, Vincenzo Giovine, Luca Iberati, Alessandro Malapelle, Carlotta Penati, Paolo Pirovano Giornalisti.
Il presidente di Assoedilizia Achille Colombo Clerici ha dichiarato: In campo urbanistico la Regione Lombardia si è dotata in questi anni di un apparato complesso e completo di leggi e piani per affrontare anche sul piano territoriale e urbano le sfide del terzo millennio. In molte materie le leggi lombarde sono antesignane rispetto alla legislazione nazionale, sicché la nostra Regione, nel vuoto della legislazione nazionale, finisce per fare scuola. In urbanistica i principi contenuti nelle leggi lombarde rappresentano delle conquiste culturali. Essi rispondono in linea generale a saggezza amministrativa. Razionalita' delle scelte; funzionalità e correlazione tra strumenti e funzioni cui assolvere; economicità, come sostenibilità e autonomia economica; prestazionalità, cioè qualità degli obiettivi e dei risultati, sono i criteri informatori delle leggi lombarde. Correttamente la legge regionale 31 del 2014 introduce nel computo del consumo del suolo le infrastrutture sovracomunali di servizio per la mobilità. Osserviamo in proposito come anche la verifica del consumo del suolo andrebbe compiuta a livello sovraccomunale: un comune è interessato dal semplice tracciato di una strada, l'altro si trova sul suo territorio una serie di svincoli e raccordi, magari l'aeroporto, con gran consumo di suolo. Mentre viceversa il parametro è rappresentato dal territorio del singolo comune, che è il livello base della pianificazione territoriale nel nostro Paese. Si potrebbe cominciare a pensare di superare il livello comunale (che è storico convenzionale) come parametro per la pianificazione urbanistica di base. Cominciando dalla città metropolitana, per la quale la vasta area dovrebbe diventare la scala alla quale realizzare, non solo la riorganizzazione dei servizi comunali, ma anche la pianificazione urbanistica e il controllo del consumo del suolo, la fiscalità locale, una gestione unitaria della politica culturale. Forse è anche arrivato il tempo di riflettere sull'opportunità di introdurre normativamente un istituto volto a correlare gli interventi di nuova produzione edilizia, comportanti nuovi insediamenti di volumi edilizi, a un momento non solo pianificatorio, ma anche programmatorio generale. A una verifica, cioè non solo della correlazione delle strutture edilizie di godimento con le infrastrutture di servizio, bensì anche della congruenza del rapporto tra gli interventi stessi e la situazione socio-economica della città: in altri termini con riferimento a effettivi fabbisogni di funzioni e di strutture, oggettivi e accertati (cioè alla domanda del mercato). Perché gli interventi edilizi non rispondano solo a una logica di tipo finanziario.
Nella foto, da sinistra: Eugenio Radice Fossati, Roberto Laffi, Viviana Beccalossi, Achille Colombo Clerici, Pierfrancesco Maran, Gianni Verga.