COSA È SUCCESSO ALLE POSTE
- 20 maggio 2020 Cronaca
Le storie dagli uffici che sono rimasti aperti
L'attività
degli uffici postali non si è mai fermata.
Rientravano, per il
pagamento delle pensioni e non solo tra i servizi essenziali che non
potevano chiudere.
A Milano ne sono rimasti aperti circa il
70%.
Si sono organizzati nel rispetto delle norme sanitarie con
barriere di plexiglass, segnaletica per mantenere le distanze, gel e
accessi contati.
I turni sono stati rivisti per cercare di coprire
tutti gli uffici sparsi sul territorio.
Al di là del servizio
offerto, però, sono tante le storie che quelle mura hanno visto e
possono raccontare in questi mesi di chiusura.
Lo documenta un
articolo del Corriere della Sera del 18 maggio che ha dato voce ai
direttori di alcuni uffici.
Una caratteristica comune ad altri
esercizi del cliente in epoca covid-19 è la paura.
Quindi è
stato importante, per il personale, imparare a rassicurare le persone
sulle procedure da seguire all'interno degli uffici.
Agli
sportelli, poi, tante storie diverse.
C'era chi spediva medicinali
a familiari lontani che non potevano uscire di casa o genitori che
spedivano pacchi con mascherine e guanti ai figli rimasti in altre
città per motivi di studio.
In molti hanno detto che la
situazione di emergenza ha messo in luce un ruolo quasi
"assistenziale" del personale delle poste.
È accaduto,
ad esempio, quando ci si è resi conto che le mascherine erano
indossate poco o erano assenti del tutto perché merce
introvabile.
Alcune persone entravano con protezioni di
fortuna.
In quel caso è scattata la solidarietà del donare una o
più mascherine a chi ne aveva bisogno.
L'assistenza più utile,
però, è stata destinata agli utenti della terza età.
Molti,
infatti, continuavano a rivolgersi allo sportello per operazioni che,
negli anni, erano diventate possibili anche in maniera
automatica.
Gli operatori hanno così provveduto a spiegare "come
si fa".
I momenti più delicati da gestire sono stati quelli
di familiari che andavano in posta con la procura di una persona cara
finita in ospedale.
In questi casi il fattore umano ha giocato un
ruolo fondamentale.L'attività
degli uffici postali non si è mai fermata.
Rientravano, per il
pagamento delle pensioni e non solo tra i servizi essenziali che non
potevano chiudere.
A Milano ne sono rimasti aperti circa il
70%.
Si sono organizzati nel rispetto delle norme sanitarie con
barriere di plexiglass, segnaletica per mantenere le distanze, gel e
accessi contati.
I turni sono stati rivisti per cercare di coprire
tutti gli uffici sparsi sul territorio.
Al di là del servizio
offerto, però, sono tante le storie che quelle mura hanno visto e
possono raccontare in questi mesi di chiusura.
Lo documenta un
articolo del Corriere della Sera del 18 maggio che ha dato voce ai
direttori di alcuni uffici.
Una caratteristica comune ad altri
esercizi del cliente in epoca covid-19 è la paura.
Quindi è
stato importante, per il personale, imparare a rassicurare le persone
sulle procedure da seguire all'interno degli uffici.
Agli
sportelli, poi, tante storie diverse.
C'era chi spediva medicinali
a familiari lontani che non potevano uscire di casa o genitori che
spedivano pacchi con mascherine e guanti ai figli rimasti in altre
città per motivi di studio.
In molti hanno detto che la
situazione di emergenza ha messo in luce un ruolo quasi
"assistenziale" del personale delle poste.
È accaduto,
ad esempio, quando ci si è resi conto che le mascherine erano
indossate poco o erano assenti del tutto perché merce
introvabile.
Alcune persone entravano con protezioni di
fortuna.
In quel caso è scattata la solidarietà del donare una o
più mascherine a chi ne aveva bisogno.
L'assistenza più utile,
però, è stata destinata agli utenti della terza età.
Molti,
infatti, continuavano a rivolgersi allo sportello per operazioni che,
negli anni, erano diventate possibili anche in maniera
automatica.
Gli operatori hanno così provveduto a spiegare "come
si fa".
I momenti più delicati da gestire sono stati quelli
di familiari che andavano in posta con la procura di una persona cara
finita in ospedale.
In questi casi il fattore umano ha giocato un
ruolo fondamentale.
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