“Epatite C. Mettiamoci un punto”

Parte il Tram della sensibilizzazione per informare migliaia di persone che convivono con il virus HCV ma non lo sanno e invitarle a fare il test

• Gli italiani conoscono poco l’epatite C: scarsa l’informazione sui fattori di rischio, sul test per diagnosticarla, sullo screening presente in alcune Regioni, sulla possibilità di curarla. È la fotografia scattata da AstraRicerche.
• Serve maggiore informazione, soprattutto perché sono migliaia le persone che vivono in Italia senza sapere di aver contratto il virus. Un problema di salute pubblica che potrebbe essere risolto grazie allo screening e alle terapie in grado di curare la malattia.
• La campagna “Epatite C. Mettiamoci un punto” scende per le strade di Milano con il Tram della sensibilizzazione, parla sui social con la voce di alcuni influencer e mette a disposizione un sito con informazioni e storie di persone che sono guarite.

Quanto ne sanno gli italiani di epatite C? Ben poco. Sebbene 7 su 10 ne abbiano sentito parlare (73,9%), tra questi, solo il 20% conosce davvero la patologia, oltre il 40% dichiara di saperne poco o niente (42,5%) e il 37% dice “così così”. Ancora, 6 italiani su 10 sono a conoscenza di un test
diagnostico per rilevare il virus HCV, ma solo 4 su 10 sanno che oggi esiste la possibilità, per i nati tra il 1969 e il 1989 e per alcune categorie di persone a particolare rischio, di sottoporsi gratuitamente a questo test. Troppo pochi, infine – solo 4 su 10 - gli Italiani a conoscenza del fatto che l’epatite C, oggi, si può curare. Questi alcuni dei dati emersi dall’indagine demoscopica “Italiani e epatiti” AstraRicerche su un campione
di 1000 italiani per Gilead Sciences sul livello di conoscenza che i connazionali hanno dell’epatite C. Una fotografia che evidenzia l’importanza di promuovere una maggiore informazione per risolvere un problema di salute pubblica: sono infatti migliaia le persone che hanno contratto il virus ma non lo sanno, il c.d. sommerso. L’assenza di sintomi, che si può protrarre anche per anni, non mette in allarme chi lo ha contratto che quindi non fa il test e non si cura. In questo modo il virus continua a passare da persona a persona e, in chi lo ha contratto, compromette progressivamente le funzionalità del fegato, arrivando anche a provocare cirrosi e tumore epatico.
Da questi presupposti nasce “Epatite C. Mettiamoci un punto”, campagna multicanale di sensibilizzazione per favorire una maggior conoscenza dell’infezione da HCV e dell’importanza del test di screening. La campagna inaugura il suo viaggio a Milano, in concomitanza con il Congresso EASL, il più importante evento scientifico Europeo nell’ambito dell’epatologia – attraverso il Tram della sensibilizzazione che porta nelle vie del centro del capoluogo lombardo materiali informativi sull’epatite C e sulle modalità di trasmissione, invitando la popolazione ad eseguire il test di screening. A supportare la campagna uno spot radiofonico, il coinvolgimento di influencer e www.epatitecmettiamociunpunto.it, un sito per conoscere l’epatite C e le sue modalità di trasmissione a partire da quattro storie di persone comuni che grazie al test hanno scoperto e curato l’infezione.
Sara Luti

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