Studente calabrese ricorda la tragica storia dell'avvocato Alberto Capua e del suo autista uccisi dalla 'ndrangheta il 4 giugno 1976

A Melicuccà in provincia di Reggio Calabria, 48 anni fa, si è consumato un omicidio efferato ai danni dell’avvocato Alberto Caputo e del suo autista Vincenzo Ranieri; a distanza di tempo le indagini portarono a individuare con certezza la matrice ndranghetista del delitto, determinato dalla volontà di Caputo di sottrarsi probabilmente a un rapimento. Per le mafie i sequestri di persona erano fonti di profitto estremamente redditizie.  
Oggi la storia di Alberto e Vincenzo viene riportata e commentata attraverso il progetto “#inostristudentiraccontanoimartiridellalegalità” da Antonio Belcastro, studente della classe III sez. C del Liceo scientifico “Filolao” di Crotone.
“Alberto Capua era un avvocato e un imprenditore oltre che sindaco di Melicuccà, morto per un tentato rapimento andato a finire male. Era il 4 giugno 1976 e l’avvocato Capua si trovava all'interno della sua auto con il suo autista, Vincenzo Ranieri; si stavano recando presso un terreno del Capua, quando, all'improvviso, una macchina, una vecchia Fiat 1500, bloccò loro la strada. La reazione dell'avvocato fu immediata: tirò fuori la sua pistola e sparò un colpo verso i rapitori, che, in quella determinata circostanza, non ci pensarono due volte a rispondere al fuoco scaricando una raffica di colpi e lasciando senza vita l’avvocato e il suo autista. Per molti anni questo omicidio rimase impunito, si risolse solo quando, grazie alle dichiarazioni di alcuni pentiti, gli inquirenti riuscirono a ricostruire la realtà dei fatti. Non bisogna dimenticare che siamo negli anni ‘ 70 e la malavita organizzata agiva mostrando tutta la sua efferatezza. Il fatto che queste manifestazioni di violenza estrema siano diminuite, non vuol dire che il fenomeno mafioso sia stato sconfitto, vuol dire che ha solo modificato il suo modo di agire. Ricordando ogni singola vittima, noi ragazzi prestiamo attenzione al futuro che vogliamo costruirci e diventiamo consapevoli che la lotta per la legalità ha portato al sacrificio di molte vite di uomini, donne e bambini innocenti, che hanno cercato di costruire un futuro più giusto.”
Molte di queste storie rischiano di scomparire nell’oblio con il passare del tempo a causa dell’evoluzione dei costumi e della realtà circostante: la grande attualità, con conflitti spaventosi alla porte dell’Europa o pandemie distruttive, allontana da episodi che vengono considerati meno importanti; invece occorre conservarne la memoria per capire da dove veniamo e immaginare un futuro diverso.
Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani rileva come il progetto “#inostristudentiraccontanoimartiridellalegalità” stia diffondendo tra le giovani generazioni volti, storie, episodi veramente straordinari per la loro valenza educativa.
La vicenda di Alberto e Vincenzo, come tutte le altre, ci ricorda che, condividendo e alimentando gli stessi ideali si può incidere profondamente sulla propria realtà.
Maturare il senso critico e chiedersi il perché delle cose diventano fondamentali per l’acquisizione di maturità, consapevolezza e senso civico.
Prof. Romano Pesavento
Presidente CNDDU

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