NUOVO REGOLAMENTO PER LE BICICLETTE

È già in vigore, ma senza approvazione

La Commissione Trasporti è alle prese con un nuovo codice della strada con grandi novità per le biciclette.  
La prima riguarda una linea d’arresto avanzata agli incroci, con o senza semaforo, per i ciclisti in modo da non farli sostare dietro alle autovetture; Olanda docet. 
La seconda consente alle biciclette di viaggiare contromano nei centri abitati dove vige il limite dei 30 Km orari; secondo alcuni studi, non si sa quali, questo cambiamento non comporterebbe un aumento degli incidenti stradali. In Olanda, Gran Bretagna e Belgio pare funzioni alla grande. 
La terza fornirà l’opportunità di viaggiare all'interno delle preferenziali, ora a uso esclusivo di taxi, mezzi pubblici o di soccorso. 
In ultimo, la possibilità di parcheggiarle sui marciapiedi o nelle zone pedonali. 
Pareri favorevoli o contrari a parte, c’è effettivamente da ammirare la nostra Commissione Trasporti per il dirompente ottimismo. In un paese dove chiunque trasgredisce al codice della strada indipendentemente dal mezzo che guida dato che vive onorando il motto del Marchese del Grillo “ passo io, perché io so’ io, e voi non siete un ca***”, queste nuove disposizioni potranno fare solo che bene. 
A Milano, dove senza dubbio rispettiamo più le regole che nel resto d’Italia, i ciclisti hanno già vita dura; i loro nemici giurati, gli automobilisti, vorrebbero l’intera categoria al rogo in Piazza della Vetra. 
Dal canto loro, gli amanti delle due ruote, pretendono giustamente rispetto e riconoscimento ma, essendo anch'essi italiani, infrangono il codice della strada proprio come i loro antagonisti motorizzati.  
Se torniamo alla linea d’arresto avanzata una riflessione è d’obbligo; a Milano, ogni incrocio, a ogni ora, assomiglia più alla partenza di un mondiale di formula uno che a un placido stop urbano; c’è chi sgasa, chi proprio non sa attendere il verde e avanza un centimetro per volta e chi parte sgommando come in un film dell’Ispettore Callaghan. Si prevedono ciclisti spinti, stirati, catapultati o costretti a un repentino balzo evolutivo che consentirà loro di scattare come ghepardi. 
La seconda norma suscita quasi tenerezza per la sua ininfluenza perché già incorporata nel Monicelliano aforisma “io so’ io”, con o senza limite sotto i trenta chilometri orari: contromano, contromano al cellulare, contromano al cellulare senza mani sul manubrio, contromano al cellulare con innocente pargolo su seggiolino. La Commissione trasporti farebbe bene ad aggiornarsi. 
Per quanto riguarda le preferenziali, poche, anguste e uniche oasi per viaggiare in maniera più spedita a Milano, non si poteva ponderare scelta più sensata che otturarle ulteriormente con le biciclette. 
Il parcheggio sui marciapiedi o nelle zone pedonali è paragonabile alla possibilità di viaggiare contromano perché può contare sul grande civismo meneghino, soprattutto da quando esiste il bike sharing. Già, perché non solo i milanesi da tempo immemore vi posteggiano regolarmente ma negli ultimi tempi si premurano di mantenere in forma i loro concittadini facendoli zigzagare come in un percorso salute. Perché mettere la bici attaccata a un palo o appoggiata a un palazzo? Meglio in ordine sparso per far risparmiare i soldi della palestra. 
Queste nuove norme, se approvate, cozzerebbero decisamente con tutte le nuove piste ciclabili di Milano, appena terminate o in costruzione, rendendole immediatamente obsolete; un immane spreco di denaro pubblico. Ricordiamo che se in paesi come l’Olanda, da sempre abituata a viaggiare sulle due ruote, le ciclabili consistono in una semplice striscia di vernice sulla carreggiata, da noi invece sono vere e proprie barriere architettoniche per non farvi parcheggiare sopra le auto; banchine divisorie, siepi, un cemento di colore diverso per distinguerle, rappresentano opere dal costo elevato che grava sulle casse comunali e sui contribuenti. 
Inoltre, il continuo restringere le nostre piccole strade incide sul peggioramento del traffico. Ne sa qualcosa un tassista che ha dovuto far pagare 22 euro a un cliente per un chilometro di percorso, perché rimasto intrappolato nel budello di Viale Monte Santo in direzione Repubblica (fonte- taxistory il blog dei tassisti). 
Il nostro dramma, milanese e italiano, è che le regole valgono solo per gli altri. Se una categoria non viene tutelata infrange la legge per ottenere diritti e quando viene riconosciuta la infrange ancor di più perché si sente autorizzata. 
Né nuove piste ciclabili né un nuovo codice della strada potranno mai sopperire alla nostra più grave e sottovalutata lacuna; il rispetto per il prossimo.

Riccardo Rossetti 

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