CARLO CROCCOLO
- 03 giugno 2022 Cultura
Quando l'amore diventa: Una spina nel fianco
Joyce Carol Oates è una grande scrittrice americana, che ha al suo attivo molti romanzi e - tra questi - il grande, e grosso (oltre 1000 pagine) "Blonde", protagonista la controversa Marilyn Monroe. Nel leggerlo non può non venire in mente Carlo Croccolo, poiché l'attore italiano ebbe modo di conoscerla nel 1961, all'indomani della separazione dell'attrice americana dal commediografo Arthur Miller. Fu a un ricevimento, dove era presente anche il giovane: all'epoca trentaquattrenne, attore napoletano. I due si videro, si scrutarono, si relazionarono. Tre mesi durò quella relazione, ma alla fine Croccolo non ne poté più e fuggì da lei. Perché Marilyn Monroe era non solo molto farfallona, capace di abbandonare il partner fisso per andarsene con altri raccattati al momento, ma anche in parte squilibrata, e già in preda all'alcool e agli psicofarmaci, che non la aiutavano certo nell'equilibrio della sua povera mente. Per cui starle al fianco era come stare accanto a una spina, la classica spina nel fianco. Insomma: non era cosa facile. Cosa Nostra, se mai, come il suo ex amante Frank Sinatra sta a dimostrare, e come le non poche e chiacchierate amicizie provenienti da quell'ambiente anche non poco torbido, che ha il coraggio di autodefinirsi formato (o non piuttosto deformato?) da uomini d'onore. Raymond Chandler così faceva dire a Marlowe, rivolto ad un gangster, ne "Il lungo addio":
"Voi non fate che parlare dell'onore. L'onore può essere a volte il mantello dei ladri"
E' chiaro che con simili frequentazioni non è difficile immaginarsi l'attrice finire male dopo una esistenza malamente spesa, sebbene: per come la donna maltrattò se stessa, l'autentica responsabile fu più che altro lei. Questo però è un altro discorso, che si potrà forse approfondire quando il romanzo sarà stato letto. Ma torniamo a Carlo Croccolo, era nato a Napoli il nove aprile 1927, e sarebbe poi morto a Castel Volturno il dodici ottobre 2019.
Nella sua vita di artista fu molte cose: attore di teatro, di cinema, di televisione; doppiatore; imitatore. Esordì nel 1950 alla radio con "Don Ciccillo si gode il sole", a teatro con "L'Anti Parnaso", al cinema con "Il conte di Sant'Elmo". Furono all'incirca 100 i film da lui girati a partire dal 1950 per poi finire nel 2014, con "Vacanze ieri, oggi e domani". Nel 1989 si guadagnò un David di Donatello e un Ciak d'oro per il film di Luigi Magni "O' Re". Come doppiatore eccelse nel doppiaggio di Oliver Hardy dopo che Alberto Sordi lo ebbe abbandonato, ma anche in quello di Stan Laurel. A partire dal 1957, dopo che Totò venne colpito da quasi completa cecità, nelle scene girate non in presa diretta fu lui: Croccolo, a subentrare con la sua voce alla voce del Principe della risata, e questo con la piena autorizzazione di Totò. Col quale scrisse anche la sceneggiatura di un film: "Fidanzamento all'italiana", che però non venne realizzato. Nel film "I due marescialli", Carlo doppierà oltre a Totò anche De Sica, perlomeno nel finale alla stazione. Nel 1971 del resto il grande artista napoletano con lo pseudonimo di Lucky Moore dirigerà due western all'italiana: "Black killer" e "Una pistola per cento croci". In Televisione si mise in luce con la Tv dei ragazzi, dove nello sceneggiato "L'Alfiere" aveva il ruolo del legionario piemontese Pinozzo, che già si esprimeva appunto con voce dall'accento marcatamente torinese
Ho avuto modo di conoscerlo nel 1997, quando fu ospite della sit-com "Quei due sopra il varano", nel ruolo del personaggio di un sudamericano. La brava regista Silvia Arzuffi, anche lei attrice a suo tempo, disse a noi della troupe: "Poi Carlo ci farà la voce di Totò". Durante una pausa, nella quale uscimmo dallo studio e lui si appartò per fumare una sigaretta, io lo guardai e lui mi sorrise. Così mi avvicinai e presi a parlargli, ricordando il personaggio del legionario piemontese e chiedendogli poi se Totò lo avesse doppiato anche prima che diventasse cieco. Lui però mi rispose di no. Il film "Totò e Carolina", che girato nel 1953 venne distribuito due anni dopo, tagliato di moltissime scene, venne poi doppiato da Carlo Croccolo nelle scene rimontate molti anni dopo e fu la sua voce perfettamente sovrapponibile a quella di Totò. Carlo Croccolo oltre all'invidia che la sua frequentazione con l'attrice americana icona da sempre e probabilmente per sempre ci ha lasciato, lascia anche l'ammirazione per la grande quantità e spesso qualità dei suoi lavori, che è ancora possibile vedere in Tv o in home video: film, telefilm, commedie ("Aggiungi un posto a tavola" nella versione del 1990). Quando si invecchia è come se ci si incattivisse. E l'esterno finisce così per influire anche sull'interno, prendendo quindi il posto del se stesso della giovinezza. Il candore del Carlo Croccolo giovane, spalla del già maturo Totò, fu sostituita dal decisionismo del Carlo Croccolo in età matura, che toccò il suo apice nella figura del prepotente burino di "Tre uomini e una gamba". Comunque sia, in ogni età di un grande artista se la bravura c'è questa rimane. Seppure con delle modifiche, si tratta pur sempre di talento attoriale rivolto al pubblico e da questi gradito.
Antonio Mecca